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ROMA. I figli smentiscono la presenza dell'uomo di Bra in via Fani

ROMA. I figli smentiscono la presenza dell'uomo di Bra in via Fani
Altro che 007. Antonio Fissore, piemontese di Bra (Cuneo), aveva persino paura di salirci, su una motocicletta. E poi il giorno che rapirono Aldo Moro era a Cavallermaggiore, il paese della "provincia Granda" dove all'epoca aveva un negozio di fotografia. Due settimane dopo le rivelazioni dell'ex ispettore di polizia Enrico Rossi sul coinvolgimento dei servizi segreti nella strage di via Fani, sono i figli di Fissore, il fotografo trascinato nella vicenda, a prendere la parola: "C'è stata una gravissima alterazione della realtà che ha portato ad associare il nome di nostro padre, un padre meraviglioso e insostituibile, ad un episodio tra i più vergognosi e gravi della storia italiana. Tutto ciò ha causato in noi un dolore che non ha prezzo e che solo pubbliche scuse da parte dei responsabili potranno lenire". E' la storia della Honda, la misteriosa motocicletta che, in via Fani, secondo i brigatisti non c'era e secondo alcuni testimoni sì. L'ispettore Rossi, raccolta una lettera anonima in cui si ipotizzava il coinvolgimento dei servizi segreti, nel 2012 perquisì insieme a dei colleghi, a Bra, la casa di Fissore, che quel giorno era in Toscana. Trovò due pistole. E la riproduzione di una copia, ancora avvolta nel cellophane, dell'edizione straordinaria di Repubblica del 16 marzo 1978, "Moro rapito dalle Brigate Rosse". Scoperta "non casuale o quantomeno stranamente coincidente", scrisse nel rapporto che inviò alla magistratura. L'avvocato di Fissore, Marco Moda, non riesce a nascondere una punta di indignazione. "Quelle pistole - dice - erano regolarmente segnalate alle autorità, eppure il mio cliente venne indagato per omessa denuncia. Il 1/o settembre 2012, raccolti i documenti, invitai la procura di Alba a chiedere l'archiviazione. Il 7 settembre Fissore morì. Quanto al giornale, ce n'erano anche altri: due del 1991 con grandi titoli sulla guerra in Iraq e uno del 1994. Il fatto è che Antonio frequentava i mercatini delle pulci, vi comprava di tutto". I Fissore, nei giorni scorsi, hanno rintracciato amici e conoscenti di papà. Uno di loro è assolutamente sicuro: "Tony era con noi a Cavallermaggiore. La mattina del 16 marzo entrò dal barbiere, dove mi trovavo anch'io, e disse 'caspita, accendete la radio, hanno rapito Moro'. Certo che me lo ricordo: per chi ha la mia età quel giorno è incancellabile". Molte persone sono sulla stessa lunghezza d'onda. Su tante altre questioni l'avvocato Moda e i figli di Fissore hanno la risposta pronta. "Il Sismi - dice il legale - ha escluso formalmente che Antonio fosse dei loro. In merito alla sorte delle pistole, furono sequestrate: ma se fossero state distrutte, le autorità avrebbero dovuto comunicarmelo". C'è un ultimo aspetto che sconcerta i Fissore. La storia dell'anonimo che riapre il caso Moro - dicono - è già stata raccontata: "E' in un film, 'Piazza delle Cinque Lune', uscito nel 2003. Il contenuto della lettera ricalca in modo impressionante quello della trama".
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