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Trasporti
23 Ottobre 2024 - 11:57
L'assessore Marco Gabusi e il consigliere Alberto Avetta
Forse ci siamo persi qualcosa. In un mondo dove i pendolari vengono ormai trattati come “clienti premium” del disagio quotidiano, la Regione Piemonte ha deciso di regalare ai viaggiatori una nuova esperienza esclusiva: pagare 20 euro per un bus che li riporti a casa. Sì, perché il 15 ottobre, quando il treno SFM4 si è fermato a Carmagnola per un tragico incidente, chi pensava di essere già abbastanza sfortunato si è dovuto ricredere. Perché la vera sorpresa è stata alzarsi dal sedile, scendere dal treno e scoprire che per proseguire il viaggio ci sarebbe stato un piccolo extra da pagare. No, non stiamo parlando di un lussuoso upgrade o di una sosta gourmet, ma di un semplice servizio bus. E se qualcuno si stava chiedendo “Ma il biglietto del treno non copre anche questo?”, la risposta della Regione è stata chiara: “No, cari pendolari, questo è un bus spontaneo!” E la spontaneità, si sa, non è gratis.
La ditta Chiesa Viaggi, a quanto pare, ha deciso di intervenire autonomamente, come un cavaliere bianco dell’asfalto, per salvare i poveri pendolari da una notte sotto le stelle a Carmagnola. Solo che questo cavaliere si fa pagare, e pure in contanti. La Regione? Tranquilla, tutto regolare, nessun problema. Surreale, incomprensibile, ma legale, come fa notare il consigliere regionale Alberto Avetta, che di fronte all’ennesimo disservizio dei trasporti pubblici piemontesi si è trovato a commentare una situazione ormai al limite del grottesco: “Siamo di fronte a un trasporto ferroviario che è totalmente fuori controllo” – ha detto Avetta –. “È una tragedia continua e il fatto che i bus sostitutivi, previsti come gratuiti, diventino a pagamento è l'ennesima beffa.”
Immaginiamo la scena: il treno si ferma, scendi e, stremato, cerchi disperatamente una soluzione. Ti si avvicina un bus, pensi “Ah, ecco la salvezza!” E invece no, ti trovi davanti un autista che, con un sorriso spontaneo (come il servizio), ti chiede 20 euro in contanti. Ma certo, come no! Perché non ci avevamo pensato prima? Dopotutto, che cos'è un piccolo extra per chi già viaggia quotidianamente su mezzi strapieni, in ritardo e sporchi? Il trasporto pubblico piemontese è come un albergo di lusso: il biglietto del treno è solo l’anticipo, ogni servizio aggiuntivo – come arrivare effettivamente a destinazione – ha un costo. Un bel colpo di scena, no?
E poi ci chiediamo: dove finirà tutto questo? Avetta ci ha messo in guardia. Il rischio ora è che questo “incidente”diventi la norma. Ogni interruzione, ogni ritardo, ogni incidente potrebbe diventare l’occasione perfetta per tirar fuori nuovi costi, nuove “spontaneità”. E il pendolare, già sufficientemente esausto dal viaggio, potrebbe trovarsi a dover scegliere tra una navetta gratuita (sempre più rara) o un bus “spontaneo” a pagamento. Alla fine, il trasporto pubblico in Piemonte sembra essersi evoluto in un sistema darwiniano: solo i più furbi (o i più ricchi) sopravvivono. E se non ti va bene, beh, avresti potuto rimanere a casa.
Ma il punto non è solo il pagamento dei 20 euro. Avetta, giustamente, solleva forti dubbi sulla legittimità di questa situazione. Chi ha dato il via libera? Dove sta scritto che un servizio di emergenza debba essere a pagamento? O forse dobbiamo prepararci a una nuova era, in cui ogni inconveniente sui binari diventa l'occasione per una piccola “donazione” al trasporto pubblico piemontese. Se c'è un incidente, il pendolare paga. Se c'è un guasto, paga. Se c'è un ritardo, magari un caffè in stazione costa 10 euro per compensare lo stress. Insomma, i disservizi diventano una miniera d'oro!
Non ci resta che aspettare la prossima “sorpresa”, perché, si sa, i pendolari piemontesi sono sempre pronti a nuove avventure. Viaggiatore avvisato, viaggiatore spennato.
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