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Devietti firma contro l’autonomia differenziata

Sostengo il referendum "perché sono contraria a una riforma che finirebbe per spaccare il Paese e per acuire le differenze”

Devietti firma contro l’autonomia differenziata

Devietti firma contro l’autonomia differenziata

In sole tre settimane abbiamo raggiunto mezzo milione di firme digitali, il numero previsto dalla Costituzione per promuovere il referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata. Un risultato davvero straordinario, e per certi versi inaspettato per la sua rapidità”. Riportava così, il 21 agosto, il Comitato per il sì al Referendum per l’abrogazione della legge sull’Autonomia Differenziata.

Effettivamente si è trattato di un’azione esplosiva, che ha avuto un successo inaspettato. Ha interessato e coinvolto moltissimi cittadini italiani che, nonostante il torpore di agosto, hanno deciso di sostenere la richiesta di abrogazione della legge Calderoli.  

Così ha pensato di fare anche Loredana Devietti, sindaca di Ciriè, che sui social pubblica una foto di sé mentre firma per la campagna referendaria. “L’ho fatto perché sono contraria a una riforma che finirebbe per spaccare il Paese e per acuire le differenze” sostiene la sindaca.

La firma di Devietti avviene una settimana dopo che l’assemblea regionale ha approvato, invece, il sostegno alla legge. “Una decisione condivisa da tutti gli esponenti della Giunta” si legge sul sito della Regione. “Ci costituiamo per sostenere la costituzionalità della legge approvata dal decreto Calderoli e nel cui solco si posiziona la legge approvata dal Consiglio regionale del Piemonte”.

Una legge controversa, di cui molti mettono in dubbio la costituzionalità. Una legge che spacca in due l’opinione pubblica, così come rischia di spaccare l’Italia – non in due, ma in tanti piccoli stati. Ma cerchiamo di fare chiarezza sulla proposta di Calderoli perché i temi sono tanti e bollenti, e per questo si rischia di perdersi nel flusso di informazioni.

Tutto inizia quando, il 17 novembre 2022, il Ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, presenta una bozza di decreto che permetta alle regioni a statuto ordinario di richiedere un percorso di riconoscimento di un’autonomia differenziata. La proposta diventa legge il 26 giugno 2024.

Ma che cos’è l’autonomia differenziata? In realtà non è un concetto nuovo. Infatti, è previsto dalla Costituzione italiana e consente alle Regioni a statuto ordinario di acquisire maggiori competenze legislative e amministrative rispetto a quelle già possedute.

Questo permetterebbe alle Regioni di gestire in modo più autonomo settori come la sanità, l'istruzione, i trasporti e le politiche sociali, adattando le proprie leggi e i propri servizi alle specifiche esigenze del territorio. Detto altrimenti, si tratta di trasferire alle Regioni alcune competenze che oggi sono in capo allo Stato.

Pensiamo alla scuola, per esempio. Se oggi il sistema di istruzione è nazionale, con l’autonomia differenziata si avrebbero tanti sistemi regionali. Si verificherebbe una diversificazione significativa dell'offerta formativa tra le diverse regioni, con conseguenti differenze nelle opportunità e offerte educativo-didattiche per gli studenti.

I sostenitori della proposta contestano il fatto che, in realtà, queste differenze sono già presenti, e una legge non cambierebbe di molto le cose, anzi “permetterà di migliorare i processi amministrativi e snellire gli iter burocratici che spesso rappresentano un ostacolo per cittadini e imprese” (Regione Piemonte).

Le parole dei vertici regionali sono sempre molto rassicuranti. Però, dietro questa visione si nasconde un piccolo problema.

Innanzitutto, sostenere l’autonomia differenziata solamente perché le differenze tra regioni sono già palesi è un ragionamento estremamente egoistico perché non vuole considerare la possibilità di agire politicamente per ridurre le disparità interregionali.

Questo si lega a un secondo aspetto problematico e cioè che la ripartizione delle risorse economiche non solo non colmerà le differenze, ma le amplificherà ulteriormente, concentrando i fondi nelle aree già più fortunate e ben organizzate.

È chiaro che l’orizzonte dei sostenitori di questa legge è quello di favorire le imprese. Il commento della Regione Piemonte lo conferma. Questo non stupisce, dato che la classe politica attuale crede e sostiene che la crescita economica sia l’unica condizione possibile per realizzare il benessere del paese.

Però, senza addentrarci in una critica amara al modello economico neoliberista, ci siamo almeno chiesti chi veramente beneficerà della crescita economica auspicata dall’autonomia differenziata?

Secondo me, e secondo molti critici, le cose sono evidenti. Questo progetto rischia di creare un sistema a due velocità: da una parte le regioni più ricche, tendenzialmente il nord del paese, potranno offrire servizi di altissima qualità. Dall’altra, tutte le altre regioni saranno destinate ad attraversare una crisi che non farà che crescere.

In pratica, chi è stato fortunato, perché è nato in un’area ricca, potrà aumentare la propria fortuna. Tutti gli altri… beh di tutti gli altri importa poco. È questo il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione? È questa l’Italia che vogliamo?

La risposta di Loredana Devietti è chiara. No!

Chi volesse seguire l’esempio della sindaca di Ciriè può firmare qui.

 

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