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San Raffaele Cimena
13 Settembre 2024 - 20:05
Una vasta operazione dei carabinieri della compagnia di Chivasso ha portato alla luce un'organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione. Le indagini, che si sono sviluppate nell'arco di diversi mesi, hanno condotto all'arresto di cinque persone e all'emissione di altre misure cautelari.
Tra i fermati, un italiano di 49 anni, una moldava di 44 e tre fratelli albanesi, rispettivamente di 36, 34 e 29 anni. Sono stati tutti condotti al carcere Lorusso e Cutugno di Torino. L'indagine ha fatto emergere una rete criminale che operava principalmente nei quartieri nord di Torino, in particolare nelle zone di corso Giulio Cesare e via Reiss Romoli, aree note per essere da tempo al centro del traffico di stupefacenti e della prostituzione.
Tutto ha avuto inizio nell'ottobre del 2021, quando i carabinieri scoprirono una piantagione di marijuana a San Raffaele Cimena, un piccolo comune nel Torinese. Durante quell'operazione venne arrestato un 46enne di Torino, proprietario della piantagione. L'arresto, però, si rivelò solo la punta dell'iceberg. Grazie all'analisi dei telefoni cellulari del sospetto, i militari riuscirono a risalire all'intera rete criminale, che non solo gestiva traffici di droga, ma era anche coinvolta nello sfruttamento di giovani donne, principalmente provenienti dall'Est Europa.
La banda criminale operava in modo organizzato e spietato: da un lato c'era la gestione del traffico di stupefacenti, con la droga che veniva distribuita nei quartieri più difficili di Torino; dall'altro, lo sfruttamento di giovani donne, costrette a prostituirsi sotto la minaccia di violenze fisiche e psicologiche. Le vittime venivano reclutate principalmente in Moldavia, Romania e Albania, e venivano poi fatte entrare in Italia con documenti falsi, usati per eludere i controlli delle forze dell'ordine.
L'operazione ha portato all'arresto di cinque persone, tutti membri di spicco della banda. Oltre agli arrestati, altre tre persone, ritenute complici del gruppo, sono state sottoposte all'obbligo di presentazione giornaliero presso i carabinieri, mentre una quarta complice è stata colpita dal divieto di dimora a Torino.
Tra i protagonisti dell'indagine figura una 24enne romena, trovata in possesso di una patente e una carta d'identità falsificate. Anche lei è stata arrestata durante l'operazione e successivamente collocata agli arresti domiciliari.
Le attività della banda erano ben strutturate. Il gruppo non solo si occupava della coltivazione e distribuzione di marijuana, ma gestiva un vasto giro di prostituzione, che si sviluppava prevalentemente nei quartieri nord di Torino. Le donne venivano costrette a lavorare in strada, soprattutto nelle aree di corso Giulio Cesare e via Reiss Romoli, zone note per essere tristemente famose per il degrado e il traffico di droga. Il controllo delle "piazze" della prostituzione avveniva con metodi violenti: le ragazze erano sottoposte a un regime di terrore e, spesso, venivano picchiate se non rispettavano le "regole" imposte dai loro sfruttatori.
La droga rappresentava l'altro pilastro dell'attività criminale. La piantagione di marijuana scoperta a San Raffaele Cimena era solo uno dei tanti luoghi dove il gruppo coltivava la sostanza, che veniva poi immessa nel mercato torinese e venduta nei quartieri periferici della città. Le vendite di droga e i proventi della prostituzione erano strettamente collegati: la banda utilizzava il denaro guadagnato dallo sfruttamento delle donne per finanziare le attività di coltivazione e distribuzione di stupefacenti.
Dalle indagini è emerso come il gruppo avesse contatti diretti con organizzazioni criminali in Albania e Moldavia, paesi da cui provenivano molti dei membri della banda e le vittime del traffico di esseri umani. L'arresto dei tre fratelli albanesi ha portato alla luce una fitta rete di collegamenti internazionali, attraverso cui il gruppo gestiva i flussi di droga e persone. Questo tipo di attività è diventato sempre più comune nel nord Italia, dove gruppi criminali internazionali si sono integrati con organizzazioni locali, creando reti complesse e difficili da smantellare.
Nonostante gli arresti e le misure cautelari, le indagini non sono ancora concluse. I carabinieri stanno continuando a indagare su altri membri della banda e sui loro contatti, sia in Italia che all'estero. È probabile che nei prossimi mesi possano emergere ulteriori dettagli su come il gruppo operava e su eventuali complici non ancora identificati.
La scoperta della piantagione di marijuana a San Raffaele Cimena ha dato il via a una delle operazioni più importanti degli ultimi anni nel contrasto al traffico di droga e al sfruttamento della prostituzione nel Torinese. Il caso ha messo in evidenza ancora una volta come il traffico di stupefacenti e lo sfruttamento della vulnerabilità delle donne siano due facce della stessa medaglia, gestite da organizzazioni senza scrupoli, pronte a tutto pur di arricchirsi sulla pelle degli altri.
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