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Elezioni europee
28 Marzo 2024 - 09:27
Mauro Salizzoni e Michele Santoro
Alla fine, i bisbigli si sono rivelati una verità. Lui non c'è... Nell'elenco dei candidati alla carica di consigliere regionale nella lista del PD, il professor Mauro Salizzoni è stato cancellato a cuor leggero e con un bianchetto. Quando lo ha saputo, si trovava in sala del consiglio con il microfono acceso e gli è scappato un bel "vaffanculo” tondo, tondo... Non è la prima volta. Sarà l'ultima... Per fortuna non lo ha sentito nessuno.
La decisione, come ammette lo stesso Salizzoni, segna la fine della sua breve ma intensa esperienza politica. Non che lui non se lo aspettasse, ma fino alla fine c'è chi dice ci abbia sperato.
Tant’è! Una croce su Salizzoni perché lui non avrebbe avuto problemi a farsi rieleggere e sarebbe poi stato conteggiato nell'elenco degli amici di Schlein. Una croce su Salizzoni perché il suo posto tra gli amici di Schlein lo ha già occupato la candidata alla Presidenza, Gianna Pentenero.
Una croce sull'imprevedibilità e sull'autonomia di un uomo che, da “Mago dei trapianti di fegato” 5 anni fa, su suggerimento dell'amico Sergio Chiamparino, decise di mettere la sua popolarità e competenza al servizio della politica, raccogliendo oltre 18.000 preferenze.
La sua esclusione, manco a dirlo, come risultato di un complesso gioco di alleanze e compromessi interni al partito. Salizzoni uguale “sacrificio necessario” per placare le tensioni interne e favorire altri candidati ritenuti più idonei a rappresentare il partito.
"Basta, la mia esperienza in politica finisce qui", ha dichiarato a chi glielo chiedeva. "Ho fatto quello che dovevo fare, ora basta”. Una reazione, se vogliamo, priva di risentimento ma non di delusione.
Eppure, in molti lo vedrebbero bene nella lista a cui sta lavorando il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi.
"Marco è un amico, ma non si può pensare di passare da una parte all'altra in questo modo", mette le mani avanti.
"Ho parlato con Pentenero e anche Cirio mi avrebbe voluto nella sua lista civica", scherza l'ex chirurgo.
Anche di candidarsi alle Europee dice di non volerne sapere, ma la sensazione è che, su questo fronte, i giochi per lui non siano ancora davvero chiusi.
Quel che piace di Salizzoni, s'intende a chi piace Salizzoni, è l’imprevedibilità. Per chi non lo conoscesse, lui è quello che, quando tutti correvano a tesserarsi al Pd di Renzi, la tessera non ce l'aveva e fiero se ne andava in giro per la città con la scritta "indipendente".
Poi, d'un tratto, nel dicembre del 2022, quando tutti scappano via, lui che fa? Sui social annuncia d'aver preso la tessera del PD nella sezione Mirafiori Nord auspicando il ritorno ad un Partito dei Lavoratori, delle persone più deboli, degli "esclusi".
Qualcuno lo definì "Bastian Contrario" e lui alzò le spalle, ma da lì in avanti si scatenò un dibattito sul futuro del PD come non se ne vedevano da anni.
Pacifista convinto fin dentro al midollo, nell'ottobre del 2022, Salizzoni entra in rotta di collisione con i colleghi di partito per via di un post sulla necessità "di infilarsi nel conflitto russo-ucraino".
Alcuni esponenti del PD lo definiscono "scandaloso", ma Salizzoni non cambia opinione neanche di una virgola, peraltro rispondendo tono su tono a tutti gli attacchi.
"Nella mia vita sono sempre stato dalla parte degli aggrediti, a cominciare dal Vietnam. Non ho nessun dubbio su chi sia l'aggredito e su chi sia l'aggressore - scrisse sul suo profilo Facebook - Non ho nessun dubbio che Putin e la Russia siano da condannare e che al popolo ucraino vada il nostro sostegno. Nel mio post ho insistito soprattutto sul termine oltranzista, perché l'oltranzismo in questa fase non può che portare all'inasprimento della guerra e al rischio dell'uso di armi nucleari, quindi al disastro. Sono convinto che la pace 'è urgente e necessaria', come ha affermato il Presidente Mattarella, e, quindi, credo si debbano aprire negoziati, anziché ulteriori corse agli armamenti...".
E poi ancora: "Certe volte non bisogna mettersi in una situazione in cui non c'è più via d'uscita. Entrare in guerra è come buttarsi da un palazzo. A metà caduta, vuoi sapere da me cosa fare?".
Parole dure come le pietre e vere come la Bibbia....
Salizzoni in ospedale
Due a zero per Salizzoni....
Tant'è! Eppure qualcosa ancora da dire c'è, non solo per chi si stupì della dichiarazione di "pace", ma anche e soprattutto per chi si chiede che motivo ci fosse di iscriversi a un partito moribondo.
Bastino a tutti le foto di Marx, Fidel Castro e Che Guevara che campeggiavano nel suo ufficio la prima volta che lo intervistammo.
Figlio di una coppia di operai eporediesi, laureatosi a Torino e specializzatosi in chirurgia epatica ed esofagea a Parigi, Bruxelles e ad Hanoi, dove ha imparato a tagliare il fegato da trapiantare con le mani e senza bisturi, Salizzoni, primario alle Molinette dal 1993, la politica ce l'ha sempre avuta nel sangue.
Iscritto prima al PSIUP e poi al PCI, arrestato e incarcerato durante una manifestazione nel periodo della contestazione, non rinnovò la tessera per divergenze sull'intervento militare in Afghanistan.
Nel 1991 aderisce a Rifondazione Comunista, sotto il cui simbolo viene eletto consigliere comunale a Ivrea nel 1994. Esce da Rifondazione nel 2008, per aderire ai Comunisti Italiani, quando il governo di Romano Prodi va a casa per il mancato appoggio di due senatori di Rifondazione.
E basterebbe questo per capire che Salizzoni è proprio quel tipo lì, uno che scrive e dice sempre quello che pensa, ragionando con la testa, ma a volte anche con la pancia.
Salizzoni è anche altro, molto più di quanto non siano decine e decine di esponenti del Partito Democratico.
È quello che nel 2002, nel suo reparto, ha operato uno straniero senza permesso di soggiorno e che non avrebbe avuto diritto al trapianto.
È quello che un anno dopo ha presentato una denuncia al procuratore Guariniello sulle precarie condizioni della sanità italiana di quel tempo, che porteranno alla condanna di alcuni dirigenti dell'Ospedale Molinette per un'epidemia di legionella (due morti tra i suoi pazienti) e di aspergillosi (altri 12 morti tra i ricoverati).
Infine, è quello che da pensionato ha continuato a varcare, gratuitamente, le porte del suo non ancora ex reparto alle Molinette, per lavorare e curare i malati finché la salute glielo concederà.
Nel curriculum una sfilza di primati mondiali, lunga come la Quaresima, sui trapianti di fegato, tra cui quello al buio su un paziente affetto da protoporfirina e quindi in pericolo di vita nel caso in cui il suo sangue fosse stato colpito dalle luci della sala operatoria. Infine, Salizzoni è quello della Ivrea Mombarone. Insomma uno che corre.
Ad avercene di uomini così!
Il PD lo cancella?
Pazienza. Ah già! Dimenticavamo. Cè chi dice lo abbia chiamato Michele Santoro per candidarlo alle europee con il neo partito “ultrapacifista” che ha un unico obiettivo “Pace, terra e dignità”. Salizzoni gli avrebbe detto che ci penserà. Se si tratti di un pesce d’aprile o di una verità lo si vedrà….
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