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La polemica

Il Ministro risponde al Procuratore e più o meno gli dice: "Ivrea? Chi se ne frega!"

Un'interrogazione del parlamentare Marco Grimaldi

Il Ministro Nordio

Il Ministro Nordio

Il procuratore capo di Torino Francesco Saluzzo batte la gran cassa sugli organici ridotti all'osso della Procura e del tribunale di Ivrea e il Ministero Carlo Nordio che fa? A stretto giro gli risponde.
Lo ha fatto grazie ad una interrogazione presentata dal deputato Marco Grimaldi di Verdi-Sinistra italiana durante il "Question time" di giovedì.
Cos'ha detto? Un'emerita cippa. Praticamente non se l'è filato neanche di striscio.
E non gliene importa niente dei carichi di lavoro, quadruplicati nelle ultime settimane con la strage di Brandizzo e la tragedia di Caselle. Non gli importa un fico secco di un territorio di più di 500 mila abitanti, unificato senza alcuna cognizione e senza dare corso alle giustificate assunzioni.
 

Marco Grimaldi

«Nella Procura di Ivrea - dice il Guardasigilli - a fronte di una dotazione organica di 29 unità, prestano servizio 19 risorse con una scopertura del 34%. Quanto alle vacanze registrate nei vari profili (posti vacanti, ndr), queste interessano le seguenti figure professionali: cancelliere (3 vacanze su 5 posti in organico), assistente giudiziario (1 su 8) e operatore giudiziario (2 su 5). Va poi evidenziato che dei 9 posti vacanti all'ufficio requirente eporediese sono stati pubblicati e resi disponibili nell'ambito della procedura di interpello nazionale».
Che è un po' come dire..."Ivrea? Chi se ne frega!"
Insomma: "è inutile suonare qui non aprirà nessuno.... il tribunale di Ivrea lo abbiamo chiuso fuori con i suoi casini...".

Chiusa la seduta Marco Grimaldi esterrefatto ha affidato all'Ansa il suo pensiero.

"Nordio si giustifica dicendo che a livello nazionale la scopertura media di personale amministrativo è del 25,7% e che nel 2020 il Ministero della Giustizia ha avviato un'imponente attività di reclutamento. E tuttavia, come ammette, si tratta di assunzioni a tempo determinato, che non rispondono al bisogno strutturale di personale stabile negli Uffici giudiziari, mentre la stabilizzazione resta un mero intento. Una scopertura di organico al Tribunale di Ivrea del 34% non è sostenibile in ogni caso e le dotazioni sui vari profili non sono adeguate a quelle previste per legge. Ribadisco che in questo modo non si potrà rispondere alla domanda di giustizia delle persone".  

Il Procuratore di Torino Francesco Saluzzo

RIPROPONIAMO QUI LA LETTERA DEL PROCURATORE FRANCESCO SALUZZO

Qualche giorno fa si è verificata la terribile e tristissima tragedia dei lavoratori che a Brandizzo sono stati travolti da un treno, mentre erano al lavoro sulla linea ferroviaria.

I fatti sono oggetto di una intensissima attività di indagine svolta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea.

Nel rivolgere alle vittime e ai loro familiari un pensiero di conforto e di solidarietà, non posso non evidenziare come la “cultura della sicurezza sul lavoro” non sia, purtroppo e ancora, un patrimonio comune, nonostante una quotidiana serie di morti e gravi feriti, perché le “scorciatoie”, azzerando le doverose cautele, rappresentano, molto spesso, un fattore assolutamente determinante per questi eventi.

Proclami e cordoglio non servono a nulla (come in molti altri settori, quando il disprezzo per le norme sfocia in delitti) se non accompagnati da una seria politica “culturale”, di assicurazione di strutture di controllo e di prevenzione adeguate.

Ma motivo e scopo del mio intervento riguardano l’ufficio competente a svolgere le indagini su quanto accaduto.

Si tratta della Procura della Repubblica di Ivrea che, nel 2013, sulla base di una scelta infelicissima (pur se nell’ottica di una positiva razionalizzazione dei territori e delle sedi giudiziari), divenne assegnataria di un territorio vastissimo (con connessa popolazione), giungendo a toccare i confini metropolitani della Città di Torino.

Circolarono varie ipotesi su interessi (tutti non giudiziari e, ancor meno, razionali o fondati) sul perché si volle far sopravvivere la sede di Ivrea.

Ma non è questo il punto.

La Procura di Ivrea fu “ingrandita” a dismisura, senza la benché minima dotazione di risorse (personale amministrativo, magistrati, polizia giudiziaria), proporzionate alle nuove competenze, territorio, popolazione, qualità “criminale” del territorio.

E i fatti, presto, dimostrarono la peculiarità di quell’area ed il connesso doveroso intervento della Procura.

E’ accaduto di tutto in quel circondario. Indagini e processi per fatti di grandissimo rilievo nazionale e mediatico; ma, prima ancora di questo, per fatti criminali e di reato di straordinaria gravità e rilevanza. Con indagini, anche tecniche, lunghe e complesse.

Anni di disinteresse, da parte di chi avrebbe -e aveva- la competenza e gli strumenti per rimediare, hanno portato quell’ufficio a una vera situazione di collasso.

Il Procuratore capo di Ivrea Gabriella Viglione

L’ultima gravissima vicenda – quella di Brandizzo (con il suo corollario di centinaia di denunce per inosservanza delle previsioni antinfortunistiche) - potrebbe segnare il “tracollo” definitivo di quell’ufficio giudiziario.

Eh sì, perché gli appelli, miei, del Presidente della Corte di Appello di Torino, dei Procuratori della Repubblica di Ivrea (che si sono succeduti) sono stati ascoltati con lusingante benevolenza da tutti gli attori del potere centrale; e sono regolarmente caduti nel nulla.

Solo un aumento del numero dei magistrati - peraltro, recente - ha consentito di gestire una parte della mole di affari penali che si riversano su quella Procura. Non tutti, perché l’arretrato è ingestibile e perché se ne forma di nuovo, continuamente e inesorabilmente.

Per poter “lavorare” un fascicolo, occorre che insieme al magistrato vi sia una adeguata dotazione di personale amministrativo; per “fughe” (a Ivrea non vuole rimanere nessuno e per la medesima ragione nessuno chiede di andarci e non può essere mandato d’autorità), pensionamenti, abbandoni e altro, la situazione è tale da avere “costretto” la Procuratrice della Repubblica a privare i magistrati di un collaboratore stabile.

Sicché i fascicoli non possono essere gestiti e definiti, poiché gli adempimenti amministrativi non possono essere svolti tempestivamente.

Così chi aspetta “giustizia” (nonostante il fascicolo sia magari “maturo”) attende, attende e non sa cosa ne sarà della sua pretesa, della sua ansia, della sua aspettativa (magari anche di essere archiviato o assolto, per l’indagato o l’imputato).

Il dato relativo a quell’ufficio è così clamoroso che, con riguardo a quella particolare struttura di polizia giudiziaria che è “interna” alla Procura (la sezione di polizia giudiziaria), il numero degli addetti e di molto inferiore a quello che è previsto obbligatoriamente per legge. Il che mi ha portato a dire, nei miei numerosi interventi, nelle mie ripetute richieste e segnalazioni, che, quanto alla Polizia giudiziaria, la Procura di Ivrea è in palese situazione di illegalità.

Tutte le nostre (collettive, individuali, istituzionali, scritte, “parlate”) richieste, sollecitazioni, segnalazioni sono state voci (forse giudicate stridule) in un deserto. Deserto di attenzione, e, quando non di attenzione, di interventi fattivi e di una qualche soluzione.

Abbiamo “bussato” a tutte le porte delle Istituzioni competenti ad affrontare e porre rimedio al problema. Si sono sempre aperte con cortesia e si sono richiuse lasciando noi postulanti fuori dalla porta a mani vuote.

La Procura di Ivrea, non esito a dirlo, vive di “carità”. Qualche cosa dagli Enti locali, uno sforzo, per il quale sono molto grato alle Forze di Polizia (Questura di Torino e Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza) che hanno “distaccato” alcuni elementi alla Procura per consentire quel minimo di funzionalità investigativa che, diversamente, sarebbe del tutto insufficiente. 

Anche il settore degli Enti preposti al controllo ed alla prevenzione sui luoghi di lavoro versa nelle medesime condizioni. Situazione molto problematica per ragioni che non posso illustrare e organico ridotto all’osso. In queste condizioni si dovrebbero fare i controlli che, pure, sarebbero alla base di un fisiologico timore dei datori di lavoro nell’utilizzare le “scorciatoie” di cui ho parlato all’inizio?

Ho scritto queste poche righe per far comprendere all’opinione pubblica la situazione vera in cui si versa e, come l’avviso ai naviganti, non avere eccessive aspettative, nonostante l’impegno “massacrante” che quell’Ufficio mette in atto tutti i giorni.

Chi può intervenga. O sopprimendo la sede di Ivrea (e pensare che vogliono riaprire microtribunali che non hanno neppure l’autosufficienza, come l’esperienza dimostra), o ridisegnandone il territorio o dandole dotazioni adeguate ai numeri ed alle esigenze.

Ringrazio per l’attenzione e chiedo che si dia pubblicazione integrale di questo Comunicato Stampa.

Torino, 11 settembre 2023

                                                                         Il Procuratore Generale
Francesco Enrico Saluzzo

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