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Il caso
21 Maggio 2023 - 15:09
Il Capirone
Il progetto della nuova Casa di Comunità di Leinì è arrivato in Comune mercoledì 17 maggio.
Le indicazioni sono piuttosto chiare: solo una parte della Rsa diventerà casa di comunità, parliamo di 800 mq, l’area su via Lombardore.
Sono stati proprio il Comune e l’AslTo4 a specificare tutto.
“Il Comune di Leini - si legge nel comunicato - ha messo a disposizione dell’ASL TO4 metà della RSA Capirone per realizzare la locale Casa di Comunità, per la quale gli obiettivi sono quelli del PNRR, quindi contrattualizzazione dei lavori entro il 30/09/2023 e fine dei lavori entro il 31/03/2026”.
Ed è proprio su quest’ultimo punto che si concentreranno gli sforzi dell’amministrazione comunale.
L’obiettivo, infatti, sembra essere quello di rinviare il problema (e l’inizio dei lavori) a dopo le elezioni amministrative, in modo che il tema non pesi nella contesa elettorale del 2024.
Passate le elezioni, poi, la nuova giunta si troverà a gestire la situazione in un contesto più “tranquillo” e senza l’ansia di correre il rischio di perdere voti.
“Compatibilmente con i tempi di realizzazione dell’intervento, - si legge ancora nel comunicato di AslTo4 e Comune - è in valutazione con l’Amministrazione comunale la possibilità di rimodulare l’avvio dei lavori in modo da limitare al minimo i disagi”.
Al centro della discussione c’è la chiusura della RSA Capirone a Leini, una struttura per anziani (presente in città, in varie forme, dalla fine dell’800), che sarà trasformata in una casa di comunità. I lavori (e quindi lo smantellamento della Rsa) secondo quello che si mormora, non inizieranno prima della fine dell’anno, ma la notizia sta già preoccupando i familiari degli ospiti e il personale che vi lavora.
Gli anziani presenti all’interno, infatti, dovranno essere trasferiti altrove.
Al Capirone, da qualche giorno, sono stati bloccati i nuovi ingressi, proprio in previsione della chiusura della residenza per anziani.
L’amministrazione comunale e l’ASL TO4 hanno parlato della trasformazione della struttura da giugno dell’anno scorso, ma solo nell’agosto 2022 il consiglio comunale ha approvato la convenzione del comodato d’uso per trasformare l’immobile in una struttura ospedaliera di primo livello.
La nuova struttura ospiterà 10-15 ambulatori, un punto prelievo, medici specialisti, pediatri, infermieri e altri professionisti, servizi diagnostici di base e altro ancora.
La scelta di concedere la struttura all’ASL TO4 deriva dal costo di gestione e dagli investimenti necessari per renderla economicamente sostenibile.
Inoltre, l’amministrazione ha dovuto effettuare interventi urgenti di manutenzione per evitare la revoca dell’autorizzazione da parte dell’ASL.
Tuttavia, la decisione ha preoccupato i familiari di una trentina di anziani ospiti e una ventina di lavoratori che temono di perdere il lavoro e di dover spostare i propri cari in altre strutture.
L’amministrazione comunale sta progettando una nuova RSA in un’altra zona con l’intervento di un investitore privato, con un numero maggiore di posti disponibili autorizzati dalla Regione, passando dalla quarantina attuale ai futuri 111.
Della nuova Rsa, però, non si sa nulla: né quando sarà costruita né da chi, nulla di nulla.
I parenti delle persone ospiti del Capirone, quindi, sono piuttosto arrabbiati.
“C’è stata una totale mancanza di umanità - ci ha raccontato, la scorsa settimana, Lucia Grosso, sua madre è ospite dalla struttura - per non parlare poi della mancata trasparenza. Il Sindaco non ci ha detto nulla di certo, dice che non c’è un cronoprogramma e che non si sa niente. Noi però siamo preoccupati: Leinì rischia di perdere un servizio fondamentale per la città, anzi, sarà così. Un paese come il nostro, di 16 mila abitanti, resterà senza una residenza per anziani. Dove andranno i nostri parenti? E chi lo sa. Gli ingressi sono stati stoppati qualche giorno fa ma nessuno ha detto a chi è appena entrato che a breve sarà trasferito altrove. Io so solo che sarà certamente un forte stress per queste persone cambiare posto, cambiare, infermiere, cambiare stanza, questo provocherà grandi problemi agli anziani che qui al Capirone avevano trovato una famiglia”.
Preoccupato anche un altro parente, Adriano De Paoli. Al Capirone c’è sua madre.
“Mi sembra - spiegava qualche giorno fa - che certezze sulle tempistiche non ce ne siano. Non la vedo necessariamente come positiva questa notizia, vuol dire che il processo temporale non è controllato. È stato confermato dal Sindaco che le tempistiche della nuova Rsa e della trasformazione del Capirone non sono legate. Non ci sono certezze sull’assistenza dei parenti in loco. Questa è la preoccupazione che abbiamo noi. Continuo a non dormire sereno”.
Riceviamo e pubblichiamo il commento della lista Uniti per Leinì e della sua capogruppo, l’ex Sindaca Gabriella Leone.
A nessun amministratore sarebbe mai venuto in mente di sfrattarne gli ospiti, per nessun motivo. Questa istituzione ha superato indenne le guerre di Indipendenza, due guerre mondiali. Ha superato le crisi e le difficoltà che, nel corso degli anni, l’hanno afflitta.
Quello che non sono riusciti a fare guerre e difficoltà, l’ha fatto attuale sindaco con il suo gruppo: “Cambia Leini con noi”.
Gabriella Leone, consigliera di minoranza ed ex Sindaca
Il sindaco e la Giunta hanno deciso, senza neppure sentire i parenti degli ospiti del Capirone. Hanno deciso senza considerare l’affetto della città per questa istituzione. Hanno deciso senza considerare le persone che sarebbero state strappate alla loro quotidianità. Hanno deciso senza considerare che questi ospiti vivono una condizione di fragilità ancor più accentuata dopo la pandemia che li ha portati distanti dai loro affetti. Hanno deciso senza considerare i lavoratori e le lavoratrici, hanno deciso senza minimamente tenere conto del rapporto stretto che si è generato con essi. La struttura è stata ceduta all’Asl che ora, legittimamente, inizierà i lavori per fare una Casa di Comunità.
Il sindaco ha detto che era l’unica possibilità. Non è vero. La soluzioni per evitare questa situazione incresciosa c’erano. Per centinaia di anni gli amministratori hanno trovato delle soluzioni per far andare aventi il Capirone. E c’erano soluzioni che si potevano mettere in campo anche oggi. Cederlo è stato facile.
Lavorarci per farlo funzionare al meglio sarebbe stato indubbiamente più difficile e faticoso. E servivano capacità che evidentemente l’attuale sindaco non possiede.
Questa amministrazione ha iniziato il suo mandato inaugurando un supermercato, uno dei tanti, e lo concluderà chiudendo la casa di riposo, l’unica. A suo modo resterà nella storia della nostra città. Ovviamente con l’accezione negativa con cui moltissimi leinicesi, direttamente o indirettamente coinvolti con la casa di risposo, stanno bollando questa operazione. Un’operazione scellerata, irresponsabile, patetica e vergognosa.
Cedere il Capirone non è stata una scelta tecnica come vogliono far credere e come continuano a narrare nelle ultime ore, cederlo è stata una scelta politica chiara ed evidente e prima ammettono questo, prima questa amministrazione si toglie la maschera e si palesa per quel che è, per quanto appena scritto e per la gestione avuta fino a qui riteniamo che l’assessore alle politiche sociali, Carmela Masi, dovrebbe prima porre rimedio alla situazione e poi rassegnare le sue dimissioni.
Questa amministrazione è riuscita in ciò che nessuno in questi secoli ha mai pensato di fare – dichiara la nostra Consigliera Gabriella Leone – le tanto sbandierate promesse su trasparenza, collaborazione, sul cittadino al centro dell’azione amministrativa si infrangono rumorosamente nei fatti. Il sindaco Renato Pittalis ha agito tenendo conto unicamente dell’aspetto economico. Ne danno conferma le dichiarazioni, riportate nei giornali, dell’incontro con i familiari degli ospiti del Capirone. Nessuna preoccupazione – continua Gabriella Leone – per la fragilità degli ospiti, per le possibili ripercussioni psicofisiche che possono derivare dalla rottura dell’equilibrio legato ai rapporti umani. Superficialità, incapacità, indifferenza con un unico obiettivo disfarsi del Capirone. Il sindaco non ha dato risposte ai familiari su modi, tempi e luoghi. Nessuna considerazione per lavoratrici e lavoratori. E’ acclarato che si potevano fare scelte completamente differenti: si poteva ampliare il Capirone, si sarebbe potuto realizzare la Casa di Comunità in altro luogo oppure si sarebbe potuto fare entrambe le cose utilizzando lo spazio circostante la medesima struttura. Non è ammissibile che il sindaco e la sua giunta smistino come pacchi postali i “nonni e le nonne” in strutture sparse per tutta la Regione Piemonte per chissà quanto tempo, visto che la nuova RSA è solo un’idea.
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