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25 Aprile

I Cattolici e la Resistenza

Viva l'Italia, Democratica e Antifascista

I Cattolici e la Resistenza

Riceviamo e pubblichiamo.

Sabato 15 sono stato a Castelrosso alla commemorazione del partigiano Giuseppe Leandro Savia nel centenario della nascita (1923). La presidente dell’Anpi di Chivasso Maria Teresa Blatto e lo storico Claudio Borio “hanno ricordato la figura del giovane che si consegnò nel ’44 ai tedeschi, nel Cuneese, per evitare rappresaglie contro la popolazione di Moretta. Un mese dopo venne impiccato dalle SS.” Ho riportato virgolettato quanto scritto nel programma delle iniziative in vista del 25 Aprile, giorno di memoria e di impegno contro ogni fascismo, che il “Servizio Informazione e Comunicazione del Comune di Chivasso”, mi ha inviato il 14 aprile, cioè il giorno antecedente l’avvenimento Castelrossese. Ringrazio il “Servizio” per la cortese attenzione nei miei confronti.

Avrei avuto alcune cose da dire in quell’occasione, ma non mi è stato chiesto se intendessi intervenire nonostante la mia presenza ultra quarantennale nelle Istituzioni di questo Paese ed io sono rimasto al mio posto per l’intera cerimonia. 

Ciò che avrei detto sabato 15 aprile, lo scrivo ora, ringraziando il giornale La Voce che ne offre la possibilità.

Ho titolato queste riflessioni “I cattolici e la Resistenza” che può sembrare suggerito da un moto d’orgoglio o da una tentazione polemica, ma non è, e lo faccio solo in memoria di papà Rodolfo e del suo contributo alla lotta di Liberazione, anche se su questo argomento ci sarebbero molte cose da dire…!

Renato Cambursano

Papà Rodolfo e mamma Maria si erano sposati nell’agosto del 1942: papà aveva 28 anni, mamma appena 19. Papà era grande estimatore di Don Luigi Sturzo per il suo continuo sforzo di dare voce in politica ai cattolici, del quale ne parlava con entusiasmo ancora con noi ragazzini leggendoci e spiegandoci con parole sue, la carta costitutiva del Partito Popolare Italiano, poi nota come “Appello ai Liberi e Forti”, sostenendo l’incompatibilità fra la concezione “popolare” dello Stato e quella totalitaria dl fascismo. Ci raccontava dell’esilio forzato del ‘prete sinistro,’ come lo definiva Mussolini, e poi lui convinto repubblicano, del ritorno in Italia subito dopo il referendum tra Monarchia e Repubblica. 

Quando chiedevo a papà perché avesse votato per La Repubblica, era solito rispondere, facendo proprie le parole di Don Sturzo: “I re non scappano!”

Si capiva a distanza che papà era “innamorato” di don Luigi, come lo chiamava lui e più avanti nel tempo, quando il sottoscritto manifestò interesse alla Politica – ma siamo già nei primi anni ’70 – mi ricordò che Don Sturzo fu il primo a sollevare il problema della “questione morale”, parlando delle tre “male bestie” che infettavano il sistema italiano: la partitocrazia, lo statalismo e l’abuso del denaro pubblico. “Bestie” dalle quali dovevo assolutamente stare alla larga e di questi insegnamenti sturziani arrivati a me tramite papà, ne ho fatto sempre tesoro nella mia azione politica. Purtroppo quelle tre “male bestie” sono tuttora in azione!

Ritornando al 1943-44 non posso non ricordare l’impegno di papà,  il quale non si sottrasse al suo “dovere morale e civile” di dare il proprio contributo alla lotta di liberazione a sostegno dei Partigiani, facendo la spola con i gruppi che operavano in Canavese portando loro informazioni e sostegno materiale, coniugandolo con i doveri famigliari, cioè lo stare vicino a mamma dopo la grave perdita di mia sorellina Paolina avvenuta nella primavera del 1944, e con il duro lavoro dei campi. Questo impegno di supporto ai partigiani, lo portò ben presto ad essere diventato un osservato speciale dei tedeschi e delle ‘camice nere’ ed in particolare del ‘gerarchetto’ già incontrato 10 anni prima sulla sua strada, il quale ‘salvò’ dal servizio militare un coetaneo di papà con lo stesso cognome, solo perché amico di famiglia, e lui dovette partire al posto di quell’altro, nonostante fosse esentato in quanto orfano della prima guerra mondiale.

Una prima volta vennero per arrestarlo ma papà riesce a fuggire dalla finestra posta a nord del primo piano del fabbricato, calandosi con una corda già ben ancorata al muro, fuggendo attraverso i campi e raggiungendo la sorella Adelaide nella frazione Carolina di Caluso. I fascisti ammoniscono la mamma che qualora il marito fosse ritornato e non li avesse informati, l’avrebbero arrestata. E così fecero.

Rientrato da una missione in Valle Sacra, viene ‘intercettato’ dai fascisti locali che di lì a poco arrivarono a casa con una camionetta militare, ma papà ancora una volta riesce a fuggire. I militari, stazionati al Distretto – Caserma Giordana - arrestano la mamma, la fanno salire sulla camionetta e le puntano la mitraglietta contro. Giunti in caserma la interrogano per avere da lei informazioni sugli spostamenti del marito, ma lei nonostante le violenze verbali e fisiche, non parla. Rimane agli arresti tre giorni e due notti e poi la rilasciano, costringendola a rientrare a piedi, seguita da due “camice nere” che non la perdono d’occhio per tutto il percorso di oltre 5 chilometri.

Intanto a casa gli animali, rimasti soli hanno fame e muggiscono in continuazione ma per fortuna i vicini di casa, zii di mamma e papà, intervengono loro. 

Mamma, anni dopo, ci parlò di questi eventi e nella narrazione ci raccontò di un suo coetaneo (1923) di Castelrosso ucciso dai nazisti, ma non ne conosceva il nome….. .

Il 25 Aprile di ogni anno, papà non ha mai mancato l’appuntamento delle manifestazioni a ricordo del giorno della Liberazione, anche quando diventai Sindaco di Chivasso, ma la sua presenza fu sempre discreta, mai in prima fila. 

Due genitori, quindi, di cui mio fratello Giovanni ed io, andiamo orgogliosi e fieri, per il contributo dato alla riconquista della LIBERTA’ e della DEMOCRAZIA. Questo loro insegnamento nei fatti e non solo a parole, non lo abbiamo mai dimenticato e mai lo dimenticheremo, anzi lo abbiamo trasmesso ai nostri figli e figlie e lo stiamo facendo anche nei confronti dei nostri nipoti.

VIVA L’ITALIA, DEMOCRATICA e ANTIFASCISTA!

Ps: La scorsa settimana, Emanuela Tonengo – figlia più piccola di Edoardo - mi ha fatto omaggio di un libro dal titolo “L’orgoglio nella disfatta” con il quale lo scrittore Andrea Rebora ha raccolto le “note e riflessioni sulla guerra del Tenente Colonnello Tonengo”: un diario nel quale condensa la cronaca di una sconfitta senza gloria e del mutamento di fronte successivo all’armistizio ma soprattutto della Resistenza, assunta a momento fondante di quella che sarebbe poi diventata la nuova Italia Repubblicana. Sono stata a casa sua ed Emanuela - candidata con “LiberaMente” a fianco di Claudia Buo – con i bellissimi occhi chiari inumiditi dai ricordi, mi ha raccontato delle lunghe attese del papà, delle sue fughe nel Monferrato e a Boschetto a casa del Professor Mario Enrico Viora per fuggire ai nazifascisti che lo cercavano in ogni dove e della formazione originaria del CNL locale da parte di entrambi, insieme all’avvocato Paccotti da Rondissone,: Ai tre promotori si sono poi aggiunti altri convinti antifascisti.

Mi sarebbe piaciuto, anche quest’anno poter partecipare agli avvenimenti in programma per la giornata dedicata alla Liberazione del Paese dai Nazifascisti ma, causa problemi fisici nella deambulazione, non potrò essere presente fisicamente alla manifestazione ma lo sarò con il pensiero.

Renato Cambursano

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