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Rivarolo Canavese

Dove furono fucilati i partigiani sorgerà un totem per ricordarli

L'iniziativa è dell'Anpi di Rivarolo e avrà luogo il prossimo 21 marzo

Una banda partigiana (foto di repertorio)

Una banda partigiana (foto di repertorio)

Si chiamavano Mario Porzio Vernino (nome di battaglia Stalino), di 25 anni; Antonio Ugolini (nome di battaglia Nino), di 24 anni, Alessandro Bianco, che aveva appena diciott'anni, Renzo Scognamiglio (nome di battaglia Gualtiero), che di anni ne aveva 24, e Sergio Tamietti (nome di battaglia Taylor), diciott'anni.

Sono i cinque partigiani della VI Divisione Alpina Canavesana "Giustizia e Libertà" fucilati da un plotone della Folgore il 22 marzo 1945 in frazione Argentera a Rivarolo Canavese, probabilmente in seguito a una delazione. A loro, il prossimo 21 marzo, verrà dedicato un totem.

L'idea arriva dall'Anpi di Rivarolo, guidato da Gabriella Meaglia, che di mestiere faceva l'insegnante e che è la figlia di Dante Meaglia, partigiano rivarolese venuto a mancare sei anni fa. "Quest'anno commemoreremo come di consueto l'eccidio dei cinque partigiani fucilati ad Argentera - dice Meaglia -. L'anno scorso dopo il Covid siamo riusciti a organizzare la manifestazione, che quest'anno sarà aperta a tutti gli alunni della primaria e della materna".

Gabriella Meaglia

Il luogo, il cimitero di Argentera, porta ancora con sé le tracce di quel tristissimo episodio: "All'interno del cimitero - racconta Meaglia - c'è ancora un pezzo del muro di cinta dove si vedono ancora i fori dei proiettili della fucilazione". Un luogo importante, dunque, che testimonia attraverso cicatrici ben evidenti del sacrificio di cinque partigiani.

"Quest'anno - prosegue ancora Meaglia - faremo installare il totem davanti all'ingresso perché sia più evidente il ricordo dei cinque partigiani. Peraltro quest'anno sono ottant'anni dall'inizio della Resistenza, e vorremmo quindi dare risonanza agli eventi che organizzeremo con inviti estesi alla popolazione e agli amministratori". 

La vicenda: la cattura, la condanna a morte e le lettere 

La documentazione storica che abbiamo in possesso racconta che, dopo la cattura, Renzo Scognamiglio, che comandava il gruppo, riuscì a salvare altri due suoi partigiani, addossando su di sé ogni responsabilità. Per questo gesto, il 16 maggio del 1958 gli fu concessa la medaglia di bronzo alla memoria al Valor Militare.

E sempre grazie a questo gesto furono dunque cinque, e non sette, i fucilati del 22 marzo. Prima di morire, alcuni di loro scrissero delle lettere. Le riportiamo integralmente.

"Carissimi,
vorrei dirvi tante cose ma non posso. Mi hanno preso e purtroppo sono uno di quelli sacrificati alla causa della Patria. Sappiate che vi ho sempre voluto bene ed in questo momento mi siete più che mai nel penisero. Prega per me, mamma, vado a raggiungere Elio, col cuore in pace e fiero di sacrificarmi per l'Italia. Con me c'è Porzio, Gualtiero ed altri che non conoscevo. Vi ho sempre voluto bene e pregherò per voi. Salutatemi tanto Ambrosina e ditele che non l'ho mai dimenticata. 
Addio e arrivederci tutti lassù.
Pregate per me. Addio, addio.
Sergio"


"Carissimi, il 19 c.m. sono stato catturato da reparti paracadutisti. Oggi 22 marzo sono fucilato. Non pensate a me, perché la mia coscienza è tranquilla.
Mario".

"Mammina mia tanto cara,
per l'ultima volta ti abbraccio col cuore straziato. A te sola chiedo perdono, ma assicurati che il tuo figliolo muore innocente e da partigiano.
Ho amato tanto quest'Italia martoriata e divisa ed anche se apparentemente oggi pare di no, cado per il mio Paese. Salutami tutti gli amici e le persone care, dott. Timò. Scavini, Dottore e Signora, gli amici di Torino ecc. Alla zia Elvira le mie condoglianze. Mammina abbi coraggio e soprattutto fede e quando il babbo tornerà dalla prigionia gli dirai che l'ho ricordato nell'istante supremo. Con lui trascorrerai gli ultimi anni tranquilli ed io dal Cielo pregherò per voi ed a voi sarò sempre vicino.
L'ultimo bacio dal tuo
Renzo".

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