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Dare del "Dottor Jekyll" al capo è diffamazione

Lo ha stabilito la Cassazione multando i sindacalisti della polizia che lo avevano scritto in un comunicato

dott Jakyll

Quando si scrivono i comunicati sindacali, meglio lasciar stare la letteratura, specie quella che si ispira al grande tema del 'doppio' e delle opposte nature che convivono, più o meno conflittualmente, nella psiche umana, anche in quella dei 'capi'.

Ma è meglio non metterlo nero su bianco. E' infatti offensivo - in una 'lettera aperta' di critica sindacale - riferirsi al superiore definendolo una persona con "preoccupanti disturbi mentali" e "una personalità da dottor Jekyll e mister Hyde".

A pensarlo è la Cassazione che ha confermato l'accusa di diffamazione aggravata per due sindacalisti appartenenti a un sindacato autonomo della polizia.

Ai due, in vena di citazioni letterarie, è stata inflitta una multa di 300 euro - con pena sospesa - anche per questo riferimento al celebre romanzo gotico di Robert Louis Stevenson sullo sdoppiamento della personalità di un 'tranquillo' medico londinese che, sperimentando, scatena il suo 'alter ego' malvagio.

Senza successo, i due sindacalisti - ai quali è stata riconosciuta la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche - hanno fatto ricorso alla Suprema Corte dopo essere stati condannati in primo grado dal Tribunale di Bologna e poi anche dalla Corte di Appello del capoluogo emiliano, con sentenza del 29 gennaio 2021.

ROMA, la Suprema Corte di Cassazione

I due imputati, invano, hanno sostenuto che la 'lettera aperta', affissa nella bacheca sindacale, consegnata anche al diretto interessato e depositata sulle scrivanie del personale del Compartimento della Polizia postale dell'Emilia Romagna, "non aveva alcun intento diffamatorio, ma era volta a instaurare un confronto con lo stesso dirigente della Polizia di Stato in ordine al forte disagio dei suoi sottoposti dovuto agli atteggiamenti" che, ad avviso dei due sindacalisti, assumeva il superiore gerarchico. Secondo loro, quanto scritto rientrava nell'ambito della "critica sindacale" consentita, e la nota diffusa nell'ufficio bolognese della Polizia postale "avrebbe impiegato toni aspri" ma "tuttavia, proporzionati, facendo riferimento soltanto a caratteristiche personali o comportamenti privati" del superiore "connessi al suo ruolo dirigenziale, senza mai attaccarne la personalità morale come individuo".

Per gli 'ermellini', invece, è corretta la decisione dei giudici di merito di escludere che ricorrano i presupposti della "scriminante" del diritto di critica in quanto si è trasceso "nell'invettiva" ai danni del dirigente.

"Tale affermazione - scrive la Cassazione nel verdetto 8101 della Quinta sezione penale - è conforme ai principi di diritto, segnatamente perché la nota in discorso ha attribuito espressamente alla persona offesa 'preoccupanti disturbi mentali' (facendo peraltro riferimento a una 'personalità da dottor Jekyll e mister Hyde'), così recandogli offese per nulla funzionali alla critica al suo agire, quale dirigente della Polizia di Stato, nei confronti dei subordinati".

A carico dei due rappresentanti sindacali sono stati addossati tremila euro di spese legali in favore della parte 'offesa che si è costituita anche in Cassazione chiedendo di respingere la tesi di non colpevolezza dei due poliziotti-sindacalisti- imputati e di condannarli "al rimborso" della parcella del suo avvocato.

Anche la Procura della Cassazione si è espressa per la conferma della multa.

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