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Deposito nucleare: le tappe e come sarà

Deposito nucleare: le tappe e come sarà

L'area tra Caluso, Mazzè e Rondissone è tra quelle potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nucleare nazionale

La pubblicazione della Cnapi, la carta dei luoghi potenzialmente idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari, è solo l'inizio di un processo lungo, complesso e partecipato, che dovrebbe portare in futuro alla individuazione del sito definitivo. Pubblicato l'elenco dei siti, per almeno due mesi si potrà consultare la documentazione. Dopodiché, nel giro di quattro mesi sarà organizzato un seminario nazionale con enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca. Nel corso di questo, saranno esaminati tutti gli aspetti legati al deposito, dalla sicurezza all'economia. In base ai risultati del Seminario Nazionale, Sogin aggiornerà la Cnapi.
La Carta verrà nuovamente sottoposta ai pareri dei ministeri dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e delle Infrastrutture, e dell'ente di controllo Isin. Dopo tutte queste valutazioni, il ministero dello Sviluppo Economico preparerà la versione definitiva del documento, cioè la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee. "Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente - ha scritto in un comunicato il ministero dell'Ambiente - condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni".
A quel punto, spetterà al governo scegliere il sito definitivo. La Sogin prevede che per la realizzazione del Deposito saranno necessari 4 anni di cantieri. La struttura occuperà 150 ettari: 110 per il deposito e 40 per un Parco tecnologico dedicato alla ricerca e alla formazione sul nucleare. Il deposito sarà costituito da 90 costruzioni in calcestruzzo, le "celle". All'interno saranno conservati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i "moduli". Questi conterranno a loro volta i bidoni metallici dei rifiuti radioattivi stabilizzati, i "manufatti". Nelle celle verranno sistemati circa 78.000 metri cubi di rifiuti a molto bassa o bassa attività. Una volta riempite, le celle saranno ricoperte da una collina artificiale di materiali inerti e impermeabili, sulla quale crescerà l'erba.
L'impianto riceverà rifiuti per 40 anni. Dopo, li custodirà fino a che non saranno più radioattivi, per 300 anni. In un'apposita area del deposito saranno stoccati anche 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività, quelli che rimangono radioattivi per migliaia di anni. Questi dovranno poi essere sistemati definitivamente in un deposito sotterraneo ancora da individuare, probabilmente a livello europeo. L'impianto costerà 900 milioni di euro, finanziati con la quota delle bollette elettriche destinata allo smantellamento degli impianti nucleari.
La stessa quota finanzierà la gestione dei rifiuti dalle centrali atomiche. Per gli altri rifiuti (ad esempio quelli medicali), pagherà chi li smaltirà lì. "Si stima che la costruzione del Deposito - scrive Sogin - genererà oltre 4.000 posti di lavoro l'anno per 4 anni di cantiere. Durante la fase di esercizio, l'occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l'occupazione fino a circa 1.000 unità". Il decreto legislativo 31 del 2010 riconosce poi al territorio che ospiterà il Deposito un contributo economico da contrattare fra gli enti locali e la Sogin. 

Scorie nucleari,67 possibili siti. Rivolta Regioni

Via libera alla pubblicazione della Carta dei siti idonei per il Deposito nazionale delle scorie nucleari. Sono 67 in 7 regioni (Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna). Come era prevedibile, Comuni e Regioni da sud a nord sono insorti, appoggiati da leader nazionali come Salvini e Speranza. I no alla discarica sono venuti da Vito Bardi dalla Basilicata ("ci opporremo con tutte le forze"), da Christian Solinas dalla Sardegna ("atto di arroganza del governo, ennesimo oltraggio"), dall'assessore regionale del Lazio Massimiliano Valeriani ("regione indisponibile"), da Michele Emiliano dalla Puglia ("ferma e netta contrarietà"), da Eugenio Giani della Toscana ("contraddittorio mettere le scorie in zone patrimonio Unesco"). Dalla Sicilia, l'assessore Toto' Cordaro ritiene "fondamentale un pieno confronto tra governo nazionale, governo regionale e le comunità locali". Impossibile dare conto di tutte le reazioni contrarie dei Comuni. Le riassume la presa di posizione dei sindaci della Val d'Orcia in Toscana, patrimonio Unesco: "Proposta irricevibile e non negoziabile". Il leader della Lega Matteo Salvini ha fatto 7 post, uno per ogni regione interessata: "Il governo è incapace e fa male a...". Il ministro lucano di LeU Roberto Speranza ha chiuso la porta: "La Basilicata non è idonea": le aree, spiega Speranza, "sono in zona sismica 2". Il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, ha attaccato lui ed Emiliano: "Piena sindrome Nimby: irresponsabili". Il mondo ambientalista si è diviso: se Legambiente e Rossella Muroni di LeU hanno approvato la Cnapi, Greenpeace e Angelo Bonelli dei Verdi si sono detti favorevoli a più siti di stoccaggio e non a uno solo. L'Italia da anni deve dotarsi di un sito nazionale per le scorie nucleari dalle centrali dismesse e dalle attività mediche e industriali. Lo prescrivono le norme europee. Ma il nostro Paese, evidenzia Muroni "attende la pubblicazione di questa Carta da agosto 2015". I rifiuti nucleari italiani più radioattivi sono stoccati temporaneamente in Francia e Gran Bretagna, con costi altissimi per i contribuenti, quelli meno radioattivi sono sparsi in vari depositi poco sicuri in Italia. Dopo anni di valutazioni, rimpalli e rinvii, oggi i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico hanno autorizzato la Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari) a pubblicare la sua carta dei 67 siti idonei, la Cnapi. I siti sono 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in Lazio, 1 in Puglia, 12 in Basilicata, 4 fra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna. "Il Paese aspettava da tempo la Cnapi, non è tempo di polemiche", ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa (M5S). "Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare", ha commentato Roberto Morassut, sottosegretario Pd. Entrambi poi rassicurano: "'Potenzialmente' non significa che sia stata assunta alcuna decisione alle spalle delle comunità locali, come qualcuno in malafede sta in queste ore sostenendo".  La pubblicazione della Carta dei siti idonei è solo l'inizio di un processo lungo e complesso per arrivare al deposito. Dopo la presentazione della carta, sarò organizzato un seminario nazionale con enti locali e soggetti interessati. Sulla base di quanto uscito dal dibattito, la Sogin preparerà una nuova carta dei siti, che verrà di nuovo valutata e approvata dai Ministeri. A quel punto i Comuni potranno presentare le loro candidature (se ce ne saranno) e il governo dovrà fare la scelta finale. La Sogin prevede 4 anni di cantieri per realizzare il deposito. Per 40 anni riceverà fino a 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa radioattività e 17.000 ad alta radioattività. L'investimento sarà di 900 milioni di euro, con 4.000 occupati per 4 anni nel cantiere e un migliaio poi nella gestione. Sono previsti dalla legge benefici economici per i Comuni interessati. (ANSA). SEC-GU-Y99/ S04 QBXI

La protesta nel torinese

I sindaci dei territori del Torinese indicati come idonei per accogliere il deposito nazionale delle scorie nucleari si sentono "scavalcati da un annuncio a sorpresa" e "amareggiati per il rischio di cancellare in un colpo anni di promozione territoriale e investimenti sui prodotti locali di qualità". E' quanto emerso dall'incontro convocato dal vicesindaco metropolitano Marco Marocco al quale hanno partecipato in videoconferenza i primi cittadini di Carmagnola, Ivana Gaveglio, Caluso, Maria Rosa Cena, Mazzè, Marco Formia, Rondissone, Antonio Magnone, Chivasso, Claudio Castello, Villastellone, Francesco Principi, e Poirino, Angelita Mollo, che hanno ribadito la preoccupazione "che queste scelte possano avere ricadute sulle popolazioni, già spaventate dalla pandemia da Covid".
E mentre i Comuni di Carmagnola e Chivasso si stanno già muovendo per organizzare sedute aperte dei Consigli comunali, tutti i sindaci hanno sottolineato il loro impegno ad approfondimenti tecnici nei prossimi 60 giorni. "Intanto - annuncia Marocco - chiederemo un incontro ai parlamentari piemontesi e supporteremo i Comuni con gli approfondimenti tecnici necessari a comprendere la genesi delle scelte di Sogin. Resta grave il mancato coinvolgimento degli amministratori locali da parte del Governo centrale". 
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