Lo storico marchio Pernigotti e lo stabilimento di Novi Ligure, con i suoi lavoratori, devono restare lì dove sono nati e cresciuti, garantendone produzione e occupazione. Il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, dal tavolo al Mise con l'azienda, le istituzioni ed i sindacati, 'blinda' questo (e non solo) marchio del made in Italy, indicando l'arrivo di una legge ad hoc, entro la fine dell'anno, che "lega per sempre i marchi ai loro territori". E per continuare ad affrontare nello specifico la crisi dello stabilimento in provincia di Alessandria fa sapere che il premier Giuseppe Conte convocherà a Palazzo Chigi la proprietà turca Toksoz. Linea accolta positivamente dai sindacati e dai lavoratori in presidio davanti al ministero, una cinquantina, che tra cori e cartelloni hanno anche distribuito cioccolatini ai passanti. La società Pernigotti ha confermato l'intenzione di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure e di esternalizzare le attività "unicamente presso il territorio nazionale", tanto che sarebbero già in corso contatti con "alcune importanti realtà italiane del settore dolciario". Intanto ha chiesto la cig straordinaria per un anno (dal 3 dicembre 2018 al 2 dicembre 2019) per i 100 dipendenti di Novi Ligure. Ma in ballo ci sono anche 130 lavoratori interinali. Nel complesso la Pernigotti impiega 186 dipendenti in Italia, tra Novi e Milano. I sindacati, invece, chiedono la cassa integrazione per riorganizzazione per 24 mesi. "Abbiamo bisogno di più tempo per trovare un acquirente italiano disposto a comprare l'azienda insieme al marchio", rimarca la Uila. Nel 2013 la proprietà è passata alla famiglia turca Toksoz, che il governo chiama a decidere se mantenere aperto il sito di Novi o cedere anche il marchio. "Incontreremo la proprietà e spiegheremo che per noi la Pernigotti ed i suoi lavoratori sono uniti. Se la proprietà vuole uscire, deve dare la totale disponibilità a cedere marchio e stabilimento insieme", insiste Di Maio. La Regione Piemonte, attraverso la finanziaria Finpiemonte, nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di acquisire dalla Toksoz il marchio Pernigotti, i suoi brevetti e lo stabilimento di Novi. Il punto, adesso, come detto ancora da Di Maio, è che il tavolo "va avanti solo se viene la proprietà turca" e per questo ci sarà la convocazione del premier Conte. Oggi all'incontro al Mise c'erano il direttore finanziario Pierluigi Colombi, insieme al direttore delle risorse umane, assistiti dai consulenti legali dell'azienda. "Non possiamo accettare che al tavolo del Mise si siano presentatati consulenti che ignoravano persino quanta gente lavora nello stabilimento di Novi", affermano il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari, auspicando per questo "che cambi l'atteggiamento della famiglia Toksoz", perché "Novi non si tocca".
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