C'è una presunta tangente da un milione di euro che sarebbe stata versata da una multinazionale su richiesta della ''Lega del Veneto''. Ci sono i presunti finanziamenti ''in nero'' che il partito, attraverso i suoi esponenti di punta, avrebbe ottenuto da molti imprenditori e i ''contanti'' ritirati dagli uomini del Carroccio dalle casse del movimento che non aveva, in pratica, una contabilità. Ci sono anche le segretarie pagate ''fuori busta'' e ''1,5 milioni di euro'' sborsati per la Guardia Padana, ma senza risultati se non l'acquisto di macchine usate. C'è tutto questo, ma anche molto di più, nei verbali dell'ex tesoriere Francesco Belsito che tirano in ballo, ad uno ad uno, non solo la famiglia Bossi, ma anche i Governatori di Lombardia, Veneto e Piemonte, ossia Roberto Maroni, Luca Zaia e Roberto Cota, e poi il sindaco di Verona, Flavio Tosi, lo stesso neo-segretario della Lega, Matteo Salvini, l'ex ministro Roberto Calderoli, solo per restare sui 'grossi calibri' del partito. Per l'avvocato della Lega, Domenico Aiello, le dichiarazioni dell'ex gestore dei conti del Carroccio sono ''destituite di ogni fondamento'', ''vecchie e ampiamente valutate dalla Procura della Repubblica di Milano che ha scansionato al microscopio la gestione dell'ex tesoriere''. Pertanto, ha aggiunto, ''ogni utilizzo strumentale e diffamatorio di queste dichiarazioni sarà il presupposto per avviare azioni giudiziarie''. Gli interrogatori di Belsito fanno parte dei 13 faldoni di atti depositati con la chiusura della inchiesta cosiddetta 'The Family', coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Pm che si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio per Umberto Bossi, per i suoi due figli Riccardo e Renzo, per Rosi Mauro, lo stesso Belsito e altre persone per il presunto scandalo, scoppiato nell'aprile 2012, delle spese private coi fondi del partito ottenuti con i rimborsi pubblici elettorali. Gli stessi pm, però, quando hanno notificato, nei giorni scorsi, gli avvisi di chiusura hanno spiegato negli atti che una parte delle dichiarazioni dell'ex tesoriere non hanno trovato riscontri: così ''non sono state considerate notizie di reato'' certe sue affermazioni su Salvini (mai indagato) e su Calderoli (per lui è stata chiesta l'archiviazione). Un fronte ancora aperto, invece, pare essere la tranche dell'inchiesta con al centro una presunta tangente in Veneto: anche sulla base dei verbali di Belsito, infatti, lo scorso 27 novembre la Gdf di Milano ha effettuato perquisizioni a carico dell'ex presidente del Consiglio regionale del Veneto, Enrico Cavaliere, con l'accusa di corruzione per una presunta mazzetta da 850mila euro che avrebbe ricevuto, assieme ad un ex manager, dalla Siram, multinazionale dell'energia. Cavaliere, ha spiegato Belsito ai pm lo scorso 15 luglio, apparteneva a una ''cordata'' della Lega e ''rispondeva a Tosi, Maroni''. E il pm: ''Questo denaro era una richiesta di tutta la cordata?''. Belsito: ''Non le parlo di tutta la cordata, ma di qualcuno della cordata sì, per forza''. Secondo l'accusa, altri 150mila euro sarebbero finiti nelle tasche di Belsito che si era occupato della ''transazione'' Cavaliere-Siram. Belsito ha raccontato ai pm di aver parlato della questione Siram ''con Bossi'' e ''con Calderoli''. Anche ''Zaia - ha aggiunto - fu informato di tale pagamento''. Sempre stando alle parole di Belsito ''Cavaliere aveva detto (...) alla Siram che se si mettevano contro di lui, contro la Lega, la Lega li avrebbe distrutti''. Belsito, tuttavia, negli interrogatori non ha saputo precisare per quale ''affare commerciale'' la multinazionale avrebbe dovuto pagare quella mazzetta. L'ex tesoriere, inoltre, nelle centinaia di pagine di verbali (molte delle quali omissate) ha parlato a più riprese dei contanti che molti esponenti del partito avrebbero ricevuto da varie imprese: soldi che gli sarebbero serviti anche per coprire le ''oblazioni'', cioè il denaro che loro stessi dovevano versare alla Lega. L'ex tesoriere Maurizio Balocchi, ad esempio, stando alla versione di Belsito, ''mi aveva detto di Lombardi Cerri, ex consigliere di Finmeccanica (...) che portava dei soldi contanti''. Belsito instilla anche dubbi su che fine abbiano fatto quegli 1,5 milioni di euro che, a suo dire, sarebbero stati presi dalle casse della Lega per istituire la Guardia Padana. Lui dice di aver saputo solo dell'acquisto di macchine usate, ''che provenivano da aste''. E non si ferma: racconta di aver comprato una ''moto'' per Calderoli, mostrata dall'ex ministro in un incontro a Gemonio, e anche un ''casco'' per lui da 1200 euro.
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