Non concedono tregua gli incendi che stanno devastando l'Italia, in un luglio tra i più secchi di sempre: brucia ancora Roma, brucia anche Milano, bruciano migliaia di ettari in Gallura e sul Gargano. Dall'inizio del mese, afferma uno studio dell'Effis, il sistema d'informazione dell'Ue sugli incendi, sono stati divorati dalle fiamme oltre 51mila ettari, un'area pari a 71mila campi di calcio. E se, come sostiene la Coldiretti, è vero che ogni ettaro bruciato costa alla collettività diecimila euro, se ne sono già andati in fumo 510 milioni dalle tasche degli italiani. Soldi che spariscono per incuria, mancanza di prevenzione e sorveglianza, dolo. La prova è nell'ennesima giornata difficile vissuta da Roma, già alle prese con il rischio razionamento dell'acqua a causa della siccità. A distanza di meno di una settimana, la pineta di Castelfusano è di nuovo in fiamme, un incendio minore di quello di qualche giorno fa ma anche questo frutto della mano di qualcuno, tanto da spingere Virginia Raggi a chiedere l'aiuto di palazzo Chigi. "Serve un controllo 24 ore su 24 del territorio - dice il sindaco -. E' necessario un supporto del governo per salvare la pineta". Altri roghi sono poi divampati sulla Tiburtina, sulla Salaria e sulla Tuscolana, costringendo a chiudere due svincoli del Grande raccordo Anulare, anche se a preoccupare di più è l'incendio scoppiato all'Eur, zona a sud della capitale, partito da un cumulo di rifiuti ed estesosi ad un cantiere nautico che si occupa di manutenzione di piccole imbarcazioni: la nube nera che si è alzata potrebbe contenere sostanze tossiche, dopo che il fuoco ha divorato pneumatici, frigoriferi abbandonati e rifiuti contenenti eternit. E brucia anche il Gargano - proprio nell'anniversario del devastante rogo di 10 anni fa in cui morirono 3 persone tanto che il presidente pugliese Emiliano ha chiesto alle forze di polizia un "approfondimento investigativo" - e la Gallura, dove c'è la massima allerta a causa del maestrale. Fiamme pure a Milano, dalla serata di ieri. A prendere fuoco, per cause ancora da accertare, è stata un'azienda di stoccaggio di rifiuti al centro di una zona residenziale nella periferia nord della città. Con un quartiere che da stamani, a seconda del vento, è completamente avvolto da una nube di fumo denso e bianco. "Non risultano situazioni pericolose per la salute" ha garantito il Comune al termine di una riunione con i tecnici di Ats, Arpa e vigili del fuoco, sottolineando però che il monitoraggio è costante in quanto ci vorranno ancora 15 ore affinché termino le bonifiche e la produzione di fumi. Intanto scoppia la polemica tra la Protezione Civile e il Dipartimento dei vigili del fuoco da un lato e il presidente della Sicilia Rosario Crocetta dall'altro. Ad innescarla le parole di quest'ultimo in Commissione al Senato: lo Stato, ha detto, ci ha abbandonato. Crocetta, attacca Fabrizio Curcio, "continua a non voler comprendere il contenuto di una norma che esiste da 17 anni" e che stabilisce che spetta alla Regioni occuparsi di lotta agli incendi, insistendo nel "cercare di coprire inefficienze regionali con fantomatiche mancanze statali". "L'assenza di convenzioni con la regione - aggiunge il capo dei Vigili del Fuoco Bruno Frattasi - non ha determinato alcuna limitazione all'impegno del Corpo nell'isola".
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