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25 Febbraio 2017 - 10:53
Carlo Messina
Battaglia finita, Intesa non va avanti con un'operazione sulle Generali. L'istituto guidato da Carlo Messina ha annunciato di aver completato le valutazioni su possibili combinazioni industriali con Generali e di non aver individuato opportunità "rispondenti ai criteri con cui valuta le opzioni di crescita per il gruppo". Messina ha insomma bocciato i piani di guerra su Trieste.
La vicenda si chiude così a poco più di un mese dalle prime indiscrezioni di stampa il 22 gennaio su una possibile operazione. La compagnia del Leone alato aveva reagito l'indomani - oltre all'inevitabile rally in Borsa - con l'acquisto di un 3% di Intesa Sanpaolo. A quel punto all'istituto di Ca' de Sass per metter piede in Generali sarebbe rimasta come sola alternativa o un'offerta su almeno il 60% della compagnia o l'avvio di una trattativa amichevole con Trieste, su cui non si sono in realtà mai avuti segnali. "Non ho avuto nessun incontro e non ne ho nessuno in agenda" con i vertici di Generali, ha tra l'altro chiarito solo questa mattina il presidente di Intesa Gian Maria Gros-Pietro.
Sullo sfondo il tam-tam di indiscrezioni incontrollate sul fatto che la banca fosse interessata solo ad alcune attività e potesse aver già sondato altre compagnie per valorizzare alcune delle attività estere. Si è paventato così il rischio di uno 'spezzatino' di Generali, in una trama intricata di letture, con anche chi vedeva la possibile mossa di Intesa in grado di fermare l'altro grande tormentone sul Leone: la paventata scalata dei francesi di Axa (che solo ieri ha con nuovo vigore escluso ogni piano di fusione). D'altra parte la cessione di attività estere di Generali avrebbe cambiato radicalmente la storia di un gruppo internazionale nel Dna, e che anche dopo le dismissioni dell'era Greco resta presente in oltre 60 paesi.
Il 24 gennaio Intesa aveva chiarito in riferimento alle indiscrezioni di valutare "possibili combinazioni industriali" con Generali ricordando l'interesse a crescere nel risparmio gestito, nel private banking e nell'assicurazione. Sulla vicenda il 3 febbraio aveva poi precisato trattarsi solo di un 'case study', nell'ambito delle molteplici valutazioni del management.
Aveva poi chiarito a più riprese che la sola condizione per procedere sarebbe stata il poter mantenere l'impegno di creazione e distribuzione di valore per i soci e la propria solidità patrimoniale. Oggi ha infine sciolto le riserve chiarendo di "non aver individuato opportunità rispondenti" a tali criteri. La banca "accrescerà per via endogena la creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti", ha fatto sapere, secondo le linee alla base del prossimo piano e in continuità con il piano di impresa 2014-2017, confermando di voler consegnare nel triennio 10 miliardi di dividendi in contanti ai soci. I pilastri sono quelli della "crescita significativa" nel wealth management, il "rilevante" sviluppo del ramo assicurativo, l'impulso al cross-selling, l'espansione della banca multicanale e digitale, l'elevata reattività del margine di interesse all'aumento dei tassi, oltre al mantenimento dell'eccellenza della redditività (il cost/income ratio) e il miglioramento della qualità dell'attivo e del costo del rischio.
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