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ROMA. Migranti: Anci Veneto, pesa incertezza permanenza e rimpatri

ROMA. Migranti: Anci Veneto, pesa incertezza permanenza e rimpatri

Immigrazione

"Chiediamo tempistiche certe sul tempo di permanenza dei migranti e anche su un loro eventuale rimpatrio. La mancanza di queste informazioni sta frenando il sistema di accoglienza diffusa. Tra l'altro è bene che si sappia che due terzi dei migranti arrivati nella mia regione non hanno lo status di rifugiati". Lo dice all'ANSA la presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello.

"In Veneto al momento sono troppi i migranti e non si trovano alternative efficaci, proprio per il timore, non solo dei cittadini ma anche dei sindaci, sulle tempistiche", aggiunge l'esponente Anci. "La situazione difficile del Cpa di Cona era nota da tempo: si era iniziato prima con 50 migranti - ricorda Pavanello - poi in poco tempo si è passati a 120, poi a 500 e ora da oltre un anno si era arrivati a 1.500. La sensazione è che non ci sia un reale controllo, con il rischio che il numero dei migranti cresca di settimana in settimana, con conseguenze gravi rispetto ai cittadini. E è anche chiaro che molti sindaci accettano di ospitare, in queste condizioni di incertezza, solo se costretti". 

"Servirebbero procedure diverse e soprattutto più rapide - avverte Pavanello, che oltre ad essere presidente di Anci Veneto è anche sindaco di Mirano, comune di 27mila abitanti, dove al momento il sistema di accoglienza diffusa sta funzionando, con una percentuale di quasi 2,5 migranti ogni mille abitanti - ma su questo ambito non ci sono stati progressi evidenti, non a caso per la visione della documentazione si è passati solamente da 24 a 18 mesi".

Inoltre, aggiunge, "i rimpatri sono stati pochissimi, situazione che ha facilitato lo 'slittamento' di molti migranti in sistemi opachi, quasi sempre irregolari. Nella mia Regione c'è molta preoccupazione e ora una delegazione piuttosto folta di sindaci ha chiesto di partecipare agli incontri a Roma con il Viminale". Ancora sul fronte dei rimpatri, Pavanello sottolinea che "quando si aspettano quasi 3 anni per attivarli diventa poi molto difficile togliere queste persone dai sistemi protetti dove sono state fino a quel momento, come confermano anche gli operatori. Nelle popolazioni, costituite in gran parte da anziani, c'è molta preoccupazione, perché temono di veder rafforzare le fila dell'accattonaggio, dei parcheggiatori abusivi e violenti e dei racket in generale, in cui operano peraltro persone che hanno quasi tutte il permesso di soggiorno". Poi, rispetto al numero dei migranti presenti in alcune realtà "l'utilizzo di lavori socialmente utili è inevitabilmente riservato a poche persone".

All'ordine del giorno anche la proposta di aprire un Cie in ogni regione: "su questo tipo di realtà avevamo già espresso delle perplessità a suo tempo - informa l'esponente Anci - le esperienze di questi centri non sono mai state positive e non non siamo favorevoli, come ha fatto capire anche il presidente Decaro. Meglio l'idea di tagliare i tempi sui ricorsi e sui possibili rimpatri, ma purtroppo i tempi di valutazione da parte delle Commissioni per valutare le domande per lo status di rifugiato sono ancora troppo lunghi. E questo stato di cose - ribadisce - non facilita l'accoglienza diffusa".

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