Il rischio 'vero' derivante dall'infezione da virus Zika, oltre ai pericoli per le donne in gravidanza a causa del probabile legame tra questo virus e l'insorgenza di gravi patologie fetali come la microcefalia, è quello della ''possibile insorgenza di serie complicanze neurologiche''. Ma il virus di per se' resta di ''bassa pericolosità''. Dopo l'escalation di casi segnalata anche in Italia, il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, invita ad evitare ''inutili allarmismi''. Proprio allo Spallanzani è stato oggi segnalato un nuovo caso: si tratta di una persona italiana che ha soggiornato in Brasile nella seconda metà del mese di gennaio. Arriva così a nove il numero totale di italiani infettati ad oggi dal virus. ''Con il caso diagnosticato oggi - ha spiegato Ippolito - sono in totale quattro le persone trattate allo Spallanzani. Tre casi si riferiscono al 2015 ed i pazienti sono guariti''. La prima cosa da sottolineare, rileva l'esperto, ''è, dunque, che la maggiore attenzione riservata al diffondersi del virus permette di diagnosticare precocemente un maggior numero di casi, e proprio i tempi della diagnosi sono molto importanti''. Va però precisato che ''i casi che presentano sintomi sono, in Italia, di numero limitato e tutti 'di importazione', mentre la maggioranza delle persone eventualmente infettate resta asintomatica''. Ciò vuol dire che ''di per sè - rileva Ippolito - il virus Zika resta poco pericoloso e spesso asintomatico. Tuttavia l'attenzione deve essere ovviamente alta per l'elevato grado di diffusione che caratterizza tale virus, tanto che in Brasile i casi registrati sono oltre 1,5 milioni''. Inoltre, ''a preoccupare è pure il rischio, confermato per alcuni casi in America Latina, di complicanze neurologiche che solitamente, però, si manifestano precocemente e sono molto rare. Al momento - afferma - non c'è infatti esperienza di casi simili fuori dai paesi dell'America Latina più colpiti''. In generale, rassicura Ippolito, ''va rilevato che i casi di infezione fuori dai paesi principalmente colpiti sono abbastanza limitati e, dunque, vanno evitati allarmismi''. Quanto alle terapie, spiega lo specialista, ''non esiste una cura specifica. Le terapie sono quindi solo mirate al trattamento dei sintomi o antinfiammatorie''. Lo Spallanzani, conclude Ippolito, ''è comunque pronto a fronteggiare, come già avvenuto per i casi di pazienti affetti da virus Ebola, ogni emergenza''.
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