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TORINO. 'Ndrangheta "operazione barbarossa". Venticinque arrest

TORINO. 'Ndrangheta "operazione barbarossa". Venticinque arrest

'ndrangheta

Un patto di sangue e d'onore li ha legati per anni e li ha anche fatti finire in galera. E' una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso quella smantellata in Piemonte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Asti dopo una indagine di oltre tre anni coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino. Le persone arrestate - 25 in tutto - appartenevano alla locale di 'ndrangheta delle famiglie Catarisano, Emma e Strambé. Estorsioni, traffico di armi e di droga, ma anche l'omicidio e il tentato omicidio i reati contestati a vario titolo. L'operazione Barbarossa, com'è stata battezzata dagli inquirenti che in tutto hanno indagato 58 persone, è scattata all'alba. Trecento i militari dell'Arma che hanno messo fine alle attività criminose di tre 'ndrine con potere decisionale e di una quindicina di picciotti. Una struttura radicata sul territorio, che agiva in prevalenza nell'Astigiano e nel Cuneese, ma anche nelle province di Alessandria, Torino, Milano, Brescia e Savona. Molteplici gli interessi: dal pizzo - una decina gli imprenditori locali vittime dei criminali - al traffico di armi e di droga, alla gestione di società sportive con relativi impianti. Il capo di riferimento, secondo l'accusa, era Rocco Zangrà, 46 anni, residente ad Alba (Cuneo). Per gli inquirenti, l'uomo teneva i rapporti con i mandamenti calabresi di Catanzaro e Vibo Valentia insieme a due gregari e guidava i tre capifamiglia. A loro sono state ricondotte aziende come la Concretocem snc, la Mercurio Calcestruzzi snc a Castagnole Lanze e la Giacosa sas, azienda agricola all'ingrosso di frutta e verdura a Motta di Costigliole. Infiltrazioni mafiose sarebbero state riscontrate anche in quattro società sportive: l'Asti Calcio, regalata dall'ex presidente Pier Paolo Gherlone ai Caterisano, ma anche la Pro Asti Sandamianese, la Us Costigiole Calcio e la Motta piccola California. Piccole società che consentivano loro anche di gestire i campi di gioco. L'indagine era partita nel 2015, dopo alcuni atti intimidatori. Un pestaggio, alcuni colpi di proiettile contro un bar. Campanelli d'allarme che hanno dato il via agli accertamenti, ai rilievi, alle intercettazioni dai quali sarebbe emerso anche il coinvolgimento nell'omicidio di Luigi Di Gianni, 53 anni, gestore di un night club ucciso a fucilate a Isola d'Asti il 12 gennaio 2013. Alcune faide interne, invece, sarebbero legate ai tentati omicidi di Salvatore Pisano, picchiato selvaggiamente nel 2014 a Isola d'Asti, e di Maurizio Onore, che aveva un bar divenuto bersaglio di colpi d'arma da fuoco che per fortuna non ferirono nessuno. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 21 fucili, 16 pistole, 10 chili di marijuana, un etto di cocaina e un etto di hashish. Tra gli indagati anche Sandro Caruso, balzato di recente alle cronache come uno dei pochissimi amici di Michele Buoniconti, in carcere per l'omicidio della moglie Elena Ceste.
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