“Piccoli risparmiatori traditi, qualcuno ora deve risponderne”. Così dice una frase virgolettata attribuita all’ex Amministratore Delegato di Mediapolis, l’Architetto Sergio Porcellini. Naturalmente, non è lui che ritiene di doverne rispondere, nonostante poco più di un anno fa sia stato lo stesso Alfredo Villa, attuale A.D. e principale azionista, a rimuoverlo dall’incarico, annunciando un cambio totale “negli uomini, nel metodo e nei contenuti”. Evidentemente qualche errore di gestione o qualche carenza operativa dovevano essere state riconosciute da Villa come imputabili alla vecchia dirigenza di Mediapolis, ma di questo non si fa cenno. Richiamato “alle armi”, di fronte all’emergenza di un fallimento da evitare, Porcellini, spara a zero contro la Regione e contro il FAI, veri responsabili, a suo dire, dell’insuccesso del progetto e causa di tutti i guai di Mediapolis. Per la verità, i guai di Mediapolis hanno tutt’altra origine e sono per la maggior parte dovuti alle forzature di un progetto che – al di là della scelta infelice del luogo, fatta senza tener in alcun conto il contesto ambientale, storico e naturalistico - non ha mai convinto nessuno, come è confermato dal lungo elenco di partner “fuggiti” ben prima che si riscontrassero tempi più lunghi del previsto. Vogliamo ricordare che tra partner mancati e contenuti improvvisati, siamo passati da Tivoli a Futuroscope, da Rockland a Parques Reunidos, dal Parco delle Alpi al Cirque du Soleil e infine al Parco Tecnologico, senza che mai siano stati modificati le previsioni e gli impegni sottoscritti, che prevedevano un investimento unitario di 450,7 milioni di euro. Questo importo è stato più volte modificato in comunicazioni informali, facendo supporre cambiamenti importanti rispetto al progetto presentato nell’Accordo di Programma. E’ stato anche annunciato un frazionamento, per “dividere formalmente i terreni in quattro diverse aree separate: Parco a Tema, hotel, centro commerciale e impianto di cogenerazione”, del tutto incoerente con lo stesso Accordo di Programma. Inoltre, l’Accordo di Programma prevedeva la presentazione “di un quadro economico validato dagli Enti istituzionali preposti all’erogazione delle risorse finanziarie”, ma l’acquisizione e la convalida formale di questo fondamentale documento non risulterebbero avvenute. Non fa dunque meraviglia che, di fronte alla prospettiva di un fallimento o – al meglio – di un concordato preventivo (entrambe soluzioni che mettono la parola fine all’iniziativa) la dirigenza di Mediapolis tenti di distogliere l’attenzione dei “piccoli risparmiatori” dalla responsabilità di chi li ha associati al progetto e che ancora oggi tenta di coinvolgerli, facendosene scudo, in una protesta che anche a prima vista si dimostra esclusivamente strumentale. Noi e le altre Associazioni che da sempre seguono l’iniziativa Mediapolis abbiamo ripetutamente chiesto alla Regione di “considerare esaurita l’iniziativa del “parco a tema Mediapolis” restituendo le aree alla sua attuale destinazione agricola e naturale”. A maggior ragione lo chiediamo ora che l’attuazione dell’Accordo di Programma in ogni sua fase appare ormai impossibile. FAI (Fondo Ambiente Italiano), Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Torino, WWF Piemonte e Valle d’Aosta
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