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Ivrea

Ferruccio Nazionale: il coraggio di un giovane partigiano

A Ivrea, una commemorazione commovente per ricordare il sacrificio del giovane partigiano a 80 anni dalla sua tragica morte, e un appello accorato per difendere i valori della Resistenza

Come ogni anno, ci siamo ritrovati ad Ivrea in piazza Ferruccio Nazionale (del Municipio) per ricordare, onorare e trarre insegnamento dal sacrificio del Martire partigiano, barbaramente trucidato dagli sgherri nazifascisti il 29 gennaio 1944.

Per l’80° dei fatti, domenica 28 luglio una delegazione di sinceri antifascisti è stata presente alla breve ma intensa cerimonia.

Un ringraziamento particolare a Rita Munari, che si è occupata della bella corona che adesso orna il totem dedicato a “Carmela”

Era presente anche il banchetto di raccolta firme per il referendum contro l’Autonomia Differenziata. 

Qui di seguito l’intervento dell’Anpi letto a due voci da me e Laura Chiono…

 

Ferruccio Nazionale, Ivrea, 29 luglio 2024

“Aveva tentato con le armi di colpire la Decima”. Questa la scritta sul cartello messo al collo del cadavere penzolante di Ferruccio Nazionale, giovane operaio e partigiano impiccato 80 anni fa dalla Xª Divisione MAS a Ivrea, nella piazza del municipio che oggi porta il suo nome. La storia di Nazionale è una storia come tante altre, la storia di un giovane che decide di prendere le armi e combattere contro la dittatura fascista e l’occupazione tedesca, decisione che lo porta al sacrificio estremo in nome della libertà e della costruzione di un mondo diverso.

Ferruccio nasce nel 1922 a Biella, figlio di Giovanni, operaio tessile, e di Linda Mussatti, casalinga. Cresciuto a Ivrea, dove la famiglia si era trasferita in cerca di lavoro, Ferruccio mostra da subito uno spirito ribelle. Diventa anche lui, come il padre, operaio. È proprio la fabbrica il luogo dove i giovani come Ferruccio, che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento padronale di cui il fascismo è il massimo difensore, maturano la scelta di combattere contro il fascismo per costruire una società nuova sulla base delle rivendicazioni della tradizione operaia.

Nella primavera del 1944 Ferruccio decide di aderire alla lotta armata e si unisce ai partigiani canavesani inquadrati dal Partito Comunista nella 76ª Brigata Garibaldi – nella quale combattevano già alcuni suoi amici – sotto il comando di Oreste Ferrari (Tin) e di Attilio Tempia (Bandiera I). Il suo nome di battaglia sarà “Carmela”.

La 76ª Brigata opera tra la Valchiusella e le campagne intorno a Ivrea, diventando una vera e propria spina nel fianco dei repubblichini e dei nazisti, soprattutto grazie al grande sostegno popolare di cui gode. Per queste ragioni nell’area del Canavese viene dislocata la Xª Divisione MAS, reparto dell’esercito italiano che dopo l’8 settembre aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Nel fare pressioni sulla popolazione eporediese si distingue don Augusto Bianco, cappellano militare.

La 76ª Brigata individua nel prete fascista un ostacolo da eliminare a tutti costi. Si tratta di un’azione molto rischiosa. Viene scelto proprio Ferruccio per il coraggio dimostrato in numerose azioni nelle valli.

Il mattino del 29 luglio 1944, don Augusto Bianco, scortato dai repubblichini, cammina per strada impartendo benedizioni ai passanti. Nazionale improvvisamente estrae dalla giacca una bomba ma viene bloccato da un militare prima di riuscire a innescarla. Gli uomini della Decima gli si gettano addosso, iniziano a pestarlo e lo trascinano in caserma, dove infieriscono sul giovane ormai morente.

Secondo le testimonianze di alcuni partigiani, al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa delle torture subìte da parte dei marò della compagnia "O", la più violenta della Decima. Nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua e cavati gli occhi.

I fascisti impiccano il cadavere nella piazza del municipio, costringendo la popolazione a guardare affinché capisse che chi avrebbe osato lottare contro l’oppressione avrebbe fatto quella fine.

Queste le notizie che, soprattutto ad Ivrea, sono di dominio pubblico. Ma noi vorremmo aggiungere una riflessione forse singolare, ma che ci sgorga dal cuore.

Noi abbiamo, nei confronti di Ferruccio e degli altri Martiri partigiani, un debito inestinguibile, perché sono stati loro a darci la libertà di cui oggi godiamo, ed in seguito la Costituzione che si regge su cinque pilastri: Giustizia, Libertà, Solidarietà, Pace, Democrazia.

Ebbene, ci facciamo una domanda, per noi e per tutti voi. Siamo degni di questo lascito? Cosa facciamo per onorarlo? Siamo dei buoni cittadini? Ci occupiamo del bene pubblico? Rispettiamo la Costituzione? Perché solo così possiamo dare un senso alla morte di Ferruccio Nazionale e di tutti i partigiani che si sono sacrificati per darci la libertà di cui oggi godiamo. Ce la meritiamo?

Cosa facciamo per conservarla? Il che ci porta all’oggi, alle nubi nere che ci sovrastano. Cosa possiamo fare?

Noi non abbiamo risposte certe, evidentemente, ma crediamo che possiamo e dobbiamo stringere un patto di unità antifascista il più ampio possibile. Ci attende un importante referendum: siamo tutti impegnati… Dobbiamo difendere la Costituzione: lo facciamo oppure restiamo talvolta indifferenti?

Chiediamo di non smarrire il senso dell’antifascismo. Portiamolo con noi sempre, ed agiamo di conseguenza.

Viva Ferruccio, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia antifascista!

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