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E' morta la Regina d'Inghilterra. God save the king

LIZ TRUSS DALLA REGINA

LA REGINA ELISABETTA CON LIZ TRUSS, NUOVO PREMIER DEL REGNO UNITO

ll Regno Unito, i Paesi dell'ex impero britannico e il mondo dicono addio in un clima di profonda commozione alla regina dei record, spirata a 96 aeni nell'amata residenza scozzese di Balmoral, con attorno i quattro figli e i familiari più stretti: a cominciare dal primogenito ed erede al trono Carlo, che a 73 diventa infine re con la seconda moglie Camilla al fianco elevata a regina consorte.
BORIS JOHNSON CON LA REGINA ELISABETTA D'INGHILTERRAe
l Regno Unito, i Paesi dell'ex impero britannico e il mondo dicono addio in un clima di profonda commozione alla regina dei record, spirata a 96 anni nell'amata residenza scozzese di Balmoral, con attorno i quattro figli e i familiari più stretti: a cominciare dal primogenito ed erede al trono Carlo, che a 73 diventa infine re con la seconda moglie Camilla al fianco elevata a regina consorte. Dopo che solo martedì era riapparsa in un'ultima immagine pubblica - fragilissima, ma in piedi e con un sorriso sereno stampato sul volto - per assolvere ancora una volta con dedizione irriducibile ai propri doveri di monarca costituzionale: presiedendo al passaggio di consegne fra Boris Johnson e Liz Truss, quattordicesimo e quindicesima premier della suo lunghissimo regno, iniziato sotto il segno di Winston Churchill a Downing Street.
LA REGINA ELISABETTA CON LIZ TRUSS, NUOVO PREMIER DEL REGNO UNITO
Carlo III sarà formalmente proclamato re del Regno Unito domani, secondo quanto riportato oggi dal Times. Indicazioni precedenti prevedevano che la proclamazione avvenisse oggi. Al suo ritorno dal castello di Balmoral, Carlo III dovrebbe incontrare oggi il primo ministro britannico Liz Truss. Intorno alle 18 ora locale la televisione britannica trasmetterà il discorso preregistrato del re. Anche il presidente cinese Xi Jinping ha offerto oggi le sue "sincere condoglianze alla famiglia reale, al governo e al popolo" britannici per la morte della regina Elisabetta II. "A nome del governo e del popolo cinese, nonché a suo nome, Xi ha espresso profonde condoglianze", ha affermato l'emittente statale Cctv. "La sua morte è un'enorme perdita per il popolo britannico", ha detto il capo di Stato cinese.
THERESA MAY, XAVIER BETTEL, REGINA ELISABETTA D'INGHILTERRA, DONALD TRUMP

Elisabetta II, sipario su un'epoca lunga 70 anni

Nella storia millenaria delle teste coronate d'Europa - che allinea fra i tanti un Riccardo Cuor di Leone, un Filippo il Bello o una Caterina la Grande - Elisabetta II d'Inghilterra, morta oggi 96enne, potrà essere ricordata a buon diritto come Elisabetta la Longeva.ee In oltre 96 anni di vita, 70 dei quali trascorsi sul trono di San Giacomo, ha pilotato la nave della monarchia britannica dal tramonto di un impero alle sfide dell'età moderna, lasciandosi alle spalle il primato di durata stabilito in casa Windsor dalla regina Vittoria.
LA REGINA ELISABETTA D'INGHILTERRA CON BORIS JOHNSON ED URSULA VON DER LEYEN
E conservando a cavallo di due secoli - anzi, di due millenni - quello scettro che il destino, complice la fine prematura di suo padre Giorgio VI, le aveva consegnato 26enne nel 1952. Uno scettro che passa ora di mano nel rimpianto dei sudditi e di tanti ammiratori in giro per il mondo, con un lascito segnato da un'invidiabile aura di rispetto e di saldo consenso nazionale verso l'istituzione monarchica. Fedele ai doveri e all'immagine di 'prima funzionaria' del regno, Elisabetta ha svolto il suo ruolo fino in fondo. Ruolo ordinario, in un tempo non eroico, ma di straordinario successo - pur fra inevitabili alti e bassi - nella capacità d'interpretare la transizione conciliando cambiamenti epocali con le radici della tradizione: le onorificenze a scapigliate star del rock con gli immutabili copricapo o vestiti color pastello, i viaggi planetari da moderna regina globe trotter con la passione inossidabile per l'antico castello di Windsor o per quello scozzese di Balmoral, dov'è spirata, per gli amati cavalli e gli adorati cagnolini Welsh Corgi. "Una lunga vita passa attraverso molte tappe cruciali. La mia non è un'eccezione", aveva notato ella stessa, riflettendo come fra sé e sé alla soglia del 90esimo compleanno, con al fianco il rimpianto consorte Filippo, sua inseparabile ombra lungo sette decenni fino alla morte quasi centenario nel 2021. Oggi il momento cruciale per eccellenza, quello del passo d'addio, è anche un momento di bilanci per una figura che si accomiata prendendo posto, almeno quanto a durata sul trono, accanto a giganti quali Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria, o Luigi XIV di Francia, il Re Sole. Personalità alle quali forse non potrà essere paragonata, come - con spirito pungente - ha sostenuto tempo fa lo studioso David Starkey, tratteggiandola nei panni di una regina 'normale' che "non ha suggellato un'epoca"; e che però il suo compito storico, insistono altri osservatori, anche al di là dell'omaggio di rito, l'ha assolto: traghettando il Paese in tempi nuovi - dopo l'addio a decine di colonie controfirmato negli anni '60 e l'ultimo ammainabandiera dell'impero con la restituzione di Hong Kong alla Cina nel 1997 - senza scalfirne la sostanziale fedeltà alla corona. Attraverso un percorso personale iniziato fra le due guerre e proseguito passando dai paludati anni '50 alla swinging London dei '60 e '70; dalla stagione thatcheriana (con annesse deregulation, guerra delle Falkland e 'matrimonio del secolo' fra Carlo e Diana) a quella del New Labour di Tony Blair tramontato con l'avventura bellica in Iraq; dall'ingresso nel terzo millennio dell'era cristiana, in una Londra sempre più cosmopolita, giù giù fino al 'matrimonio del secolo' bis tra William e Kate, alla Brexit. E infine alla pandemia globale di Covid, ultimo nemico infido anche per lei, coriacea figlia della guerra. Momenti sì e momenti no nella vita del Paese e del mondo, come in quella d'una donna educata a prepararsi a diventare regina fin da piccola, a differenza dell'inquieta sorella Margaret; quindi sposa a soli 21 anni di Filippo di Edimburgo; madre di 4 figli (Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo); nonna e bisnonna d'una nidiata di nipoti, da William al fuggitivo Harry agli altri. Il tutto sulla scia d'una popolarità raramente messa in discussione. Men che meno negli ultimi anni. Come conferma l'ossequio che oggi sale non solo da Downing Street (dove da Winston Churchill a Boris Johnson e a Liz Truss, la figlia di Giorgio VI ha visto avvicendarsi 15 primi ministri, mentre nel mondo si passavano il testimone anche una mezza dozzina di papi e 14 presidenti degli Usa, da Truman a Trump e a Biden), ma pure da leader di partito d'ogni colore, sostenitori e avversari della Brexit, persino dagli irriducibili bastian contrari della frangia repubblicana d'Oltremanica.
MANIFESTAZIONE FRIDAYS FOR FUTURE A ROMA PROTESTA AMBIENTALISTA CORTEO PER L'AMBIENTE, CARTELLO REGINA ELISABETTA
        Tutti persuasi che l'ultima monarca di un impero che fu oceanico sia rimasta sino in fondo "la roccia" a cui aggrapparsi in un'isola oggi di media grandezza. I sondaggi, per quanto valgano, sono lì a dimostrarlo. E certificano come precipitose fossero quelle previsioni fosche sui destini del casato avanzate qua e là nelle fasi della crisi forse più acuta del suo regno: coincisa con la morte di Diana, già moglie infelice di Carlo. Una ferita vera, segnata allora dallo strappo fra la freddezza attribuita alla corte e il comune sentire popolare, e che tuttavia la matriarca dei Windsor è riuscita a rimarginare rimanendo se stessa: rigorosa nei panni di sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e degli altri Reami del Commonwealth - suoi titoli finali - e di devota capo della Chiesa anglicana; sebbene addolcita in ultimo dall'età, dalle difficoltà di movimento, dal rapporto con i bisnipoti autorizzati a chiamarla "gan gan". Ora spetterà agli eredi a Buckingham Palace, a Carlo prima, a Wiliam poi, seguirne i passi. E resta da vedere se sarà per loro di cattivo auspicio o meno la profezia saettata, fra baccanali e giochi d'azzardo, da Faruk d'Egitto. Che esule nella Roma della Dolcevita sentenziò: "Nel XXI secolo non sopravvivranno che 5 re, quelli del mazzo di carte e la regina d'Inghilterra".

Elisabetta II, la regina che conobbe cinque Papi

L'ultima stretta di mano tra un Papa e la regina Elisabetta II è avvenuta il 3 aprile 2014, quando papa Francesco l'ha ricevuta in Vaticano, insieme al principe Filippo, per una conversazione privata nello studio della Sala Nervi durata una ventina di minuti. E l'ultimo dono della regina a un Pontefice è stato una grande cesta con prodotti commestibili provenienti da varie parti del Regno Unito.
REGINA ELISABETTA D'INGHILTERRA SERGIO MATTARELLA
Con il suo caratteristico humor britannico, Elisabetta II disse a Francesco che quei prodotti erano solo per lui e non doveva darli a nessun altro. Papa Bergoglio è stato il quarto Pontefice incontrato dalla regina Elisabetta II: il quinto se si considera anche l'udienza con Pio XII nel 1951 a Roma quando la sovrana non era ancora sul trono. Nelle tre precedenti visite a Roma in veste di regina, Elisabetta II, che era anche capo della Chiesa d'Inghilterra (capo istituzionale, non spirituale), aveva sempre incontrato il Papa: Giovanni XXIII nel 1961, Giovanni eePaolo II nel 1980 e nel 2000. Con Benedetto XVI, invece, c'era stato l'incontro a Edimburgo il 16 settembre 2010 durante il viaggio del Pontefice nel Regno Unito. La prima volta, era il 1961, sul Soglio di Pietro c'era papa Giovanni, che non parlava benissimo inglese, ma colpì la giovane regina chiedendole i nomi dei figli: "li so - aggiunse - ma il nome di un figlio pronunciato dalla madre ha tutto un altro suono", ed a quello di Charles, "Carlo - tradusse - come san Carlo Borromeo, che mi è tanto caro". Clima rigorosamente protocollare, invece, il 17 ottobre del 1980, per il primo incontro con Giovanni Paolo II. La regina con indosso l'abito nero (di velluto) e il velo dello stesso colore richiesti dal protocollo vaticano (solo ad alcune regine cattoliche è concesso l'abito bianco) e il principe Filippo in divisa. Allora, e anche nell'ottobre 2000 nella seconda udienza con Wojtyla (nel frattempo incontrato anche a Buckingham Palace), si mise in luce più il ruolo di capo di Stato di Sua maestà britannica, che quello di capo della Chiesa di Inghilterra, figlia dello scisma di un re che pure aveva personalmente avuto da papa Leone X il titolo di Defensor fidei. Era il 1521 ed Enrico VIII scriveva al Papa di voler combattere i luterani "con le armi e con l'apologetica", della quale dava anche prova. Il documento è ancora negli archivi vaticani. Non c'è solo quel documento a ricordare il passato dei rapporti dei re d'Inghilterra con il papato. Nell'Archivio segreto che raccoglie documenti a partire dall'VIII secolo, c'è anche la pergamena dello stesso Enrico VIII al papa Clemente VII. Il re chiedeva l'annullamento del matrimonio con Caterina di Aragona; per rendere più pressante la richiesta, sotto alla domanda c'erano anche gli 85 sigilli di altrettanti nobili inglesi. Il Papa rifiutò, ma Enrico VIII sposò lo stesso Anna Bolena e fondò la Chiesa Anglicana nel 1533, dichiarandosene il capo. Chissà come, ci sono anche alcune lettere del re alla Bolena. "Se vi piacesse - si legge in una di queste - compiere il dovere di una amante o di una amica sincera e leale, dandovi a me corpo e anima, vi prometto di prendervi come mia unica amante, cacciando dalla mente e dal cuore tutte le altre...". Ma Anna Bolena volle essere moglie e regina: ne nacque uno scisma e lei, poco dopo, ci rimise la testa. Ma non basta, c'è anche la scomunica comminata alla figlia di Enrico VIII, Elisabetta, che aveva fatto decapitare la cattolica Maria Stuarda, della quale pure c'è una lettera. Di sangue, da allora, tra cattolici ed anglicani ne è corso tanto, basta ricordare l'Irlanda e il dispregiativo 'papista' col quale si chiamavano i cattolici. Sono passati i secoli: nessuno pensa più che il Papa voglia far muovere una Invincibile armada a riconquistare al cattolicesimo l'isola ribelle. Anche se una qualche insofferenza anglicana verso Roma non è mai veramente finita. E anche la costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus" di Benedetto XVI, del 2009, e la conseguente istituzione di ordinariati per riaccogliere nel cattolicesimo gli anglicani in fuga per le eccessive modernizzazioni (tra gli ultimi il sì ai vescovi gay) non deve aver facilitato le cose. Comunque, nell'incontro tra Elisabetta II e papa Ratzinger del settembre 2010 a Holyrood Palace, la residenza reale di Edimburgo, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi parlò di un clima non solo "amichevole, gioioso, cordiele", ma anche "familiare". Aperto da una calorosa stretta di mano e dal rituale scambio di doni, fu anche un incontro carico di simboli: simboli di antiche differenze ma anche di tentativi di convergenza al di là delle polemiche sul fronte del rapporto cattolici-anglicani. Il tutto nel castello medievale che fu proprio della cattolica Maria Stuarda prima di venir decapitata dalla cugina.
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