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Avvocati in rivolta: "Una giustizia che blocca il Paese". Protesta senza precedenti a Torino (VIDEO)

Udienze rinviate al 2028, avvocati e cittadini esasperati

Per la seconda volta in pochi mesi, quasi duecento avvocati torinesi hanno sfilato in corteo per denunciare la grave crisi che sta travolgendo l’Ufficio del Giudice di Pace, costretto a fissare udienze addirittura al 2028. Il Comitato spontaneo degli Avvocati di Torino ha chiamato a raccolta i colleghi e la cittadinanza per una protesta davanti al Palazzo di Giustizia di Torino, con lo slogan che campeggia sul manifesto: “Questa è giustizia?”.

Le condizioni dell’ufficio, spiegano gli avvocati, sono ormai insostenibili. Con una scopertura d’organico del 94%, l’Ufficio del Giudice di Pace è praticamente vuoto, senza magistrati a sufficienza per affrontare il carico di lavoro, e la situazione si è ulteriormente aggravata dopo l’introduzione della Riforma Cartabia. Questa riforma ha infatti raddoppiato le competenze per valore e materia, delegando al Giudice di Pace la gestione di un numero crescente di cause civili, con valore aumentato fino a 10.000 euro per le controversie su beni mobili e fino a 25.000 euro per i danni derivanti dalla circolazione stradale.

Claudio Strata, segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ha sottolineato l’assurdità della situazione citando un caso emblematico: “Un'udienza di opposizione a un decreto ingiuntivo depositato nel 2023 è stata fissata al 2028”. Una situazione che, spiegano i manifestanti, è stata più volte segnalata dai vertici del tribunale e della Corte d’Appello, ma senza nessun intervento concreto da parte delle istituzioni.

Tra i punti critici evidenziati dagli avvocati ci sono:

  • Udienze posticipate di anni, con processi destinati a durare decenni;
  • Procedure costose e regole burocratiche complesse, che ostacolano ulteriormente l’accesso alla giustizia;
  • Cancellerie e uffici amministrativi privi di personale, che allungano ulteriormente i tempi di attesa;
  • Inadeguatezza di strumenti e sistemi informatici, con una piattaforma telematica lenta e inefficace, che rende difficile il deposito dei verbali durante le udienze;
  • Una privatizzazione di fatto delle funzioni giudiziarie, che, secondo i manifestanti, mina l’indipendenza e l’accessibilità della giustizia;
  • Compensi irrisori per i giudici di pace e una totale assenza di fondi per supportare l’organizzazione.

Un altro partecipante ha espresso il sentimento condiviso dai manifestanti: “E quando le istituzioni non vogliono risolvere i problemi, dobbiamo scendere in piazza, perché è nostro dovere difendere diritti che appartengono a tutti i cittadini”. Non erano solo gli avvocati a manifestare: anche alcuni carrozzieri hanno preso parte alla protesta, lamentando i gravi danni economici dovuti alla lentezza dei processi civili e alla mancata risoluzione delle controversie.

La protesta di oggi, oltre a lanciare un appello per la difesa dei diritti dei cittadini, è un grido d'allarme sulla denegata giustizia che si sta vivendo in Piemonte e in tutto il Paese. I manifestanti chiedono che il Ministero della Giustizia e le istituzioni locali prendano finalmente atto della situazione, stanziando fondi e risorse per risolvere la crisi che paralizza uno dei principali pilastri della giustizia civile italiana.

La locandina della manifestazione

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