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Protesta dei trattori in Canavese: “Se non possiamo lavorare, voi cosa mangiate?”

Da questa mattina, giovedì 1 febbraio, decine di trattori si sono ritrovati per manifestare contro le politiche agricole dell’Europa

Incolti sarete voi, non la nostra terra”. “Tanti sacrifici per quale futuro?”. “Se noi non possiamo lavorare… voi cosa mangerete?”. 

Sono solo alcuni degli striscioni e dei cartelli che questa mattina, giovedì 1 febbraio, gli agricoltori del Canavese e gli studenti di Agraria dell’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Ubertini di Caluso hanno esposto alla mobilitazione dei trattori contro le politiche agricole dell’Europa. 

La protesta approda dunque in Canavese. Dall’alba circa 200 trattori stanno percorrendo le strade canavesane per raggiungere il piazzale del Planetarium di Caluso, sull’ex strada statale 26, dove c’è il ritrovo della protesta pacifica. 

Il corteo dei trattori si snoda sulla strada provinciale 53 Caluso-rotonda di Montalenghe (Alpiflora) e rientro.

“Con le nuove regole che impone il sistema europeo siamo arrivati al fondo - spiega Claudio Capirone, portavoce della manifestazione e agricoltore di Caluso da 25 anni -. Non ce la facciamo più a sostenere i costi e quindi chiediamo un po’ di collaborazione da tutto il sistema in modo che il nostro lavoro abbia un tornaconto. Se non riusciamo più ad investire su noi stessi, le nostre aziende chiuderanno e il territorio del Canavese sarà completamente abbandonato. Chiusi l’indotto Olivetti e Lancia, rimane ben poco qui: abbiamo questi bellissimi vitigni, è zona ricca d’acqua, abbiamo tante possibilità per evolvere nell’agricoltura ma non so perché e per come c’è tutto il sistema che ci dà contro”.

Tra i presenti anche la sindaca di Caluso Mariuccia Cena: “E’ un nostro dovere essere al fianco degli agricoltori. Poi io arrivo dalla campagna, so cosa vuol dire coltivare la terra. Bisogna che le nostre istituzioni, ma soprattutto l’Europa prenda coscienza della situazione agricola del nostro Paese”.

Al presidio erano presenti anche gli studenti di Agraria dell’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Ubertini di Caluso con uno striscione: “Se uccidete l’agricoltura uccidete il nostro futuro”.

Ma cosa chiedono gli agricoltori?

Gli agricoltori del Canavese sono scesi in strada per richiedere sostegno da parte del Governo e sussidi, perché si rifiutano di coltivare cavallette made in Italy e carni sintetiche e protestano contro lo sterminio dei terreni produttivi messo in atto con l'avanzata dei pannelli fotovoltaici e contro la speculazione dei prezzi che paga il consumatore finale.

"Disincentivano l'agricoltura, lo fanno con l’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni seminati sopra i 10 ettari - spiegano i promotori della protesta che interessa il territorio canavesano -, lo fanno anche con le pratiche sleali: è ferma in Commissione agricoltura il progetto di legge che modifica il decreto legge del 2021 proprio sulle pratiche sleali che dovrebbe prevedere un costo di produzione di cui deve tenere conto il prezzo di vendita; ad oggi invece resta il consumatore a dover pagare salato il conto mentre all' agricoltore resta ben poco, a perderci sono produttori e consumatori". 

Gli studenti dell'Ubertini con la sindaca di Caluso Mariuccia Cena

Gli agricoltori non vogliono essere pagati per lasciare i terreni incolti per agevolare il servizio alle carni sintetiche coltivate in bioreattori o per gli insetti da frantumare per produrre farine. O, ancora, per accordi internazionali bilaterali con paesi che permettono di importare merci a prezzi più bassi.

Gli agricoltori vogliono essere "nelle condizioni di poter lavorare e la mancata proroga dall'esenzione Irpef è tra le misure più penalizzanti in campo agricolo, oltre agli aumenti di carburanti e accise, il divieto di coltivare favorendo l'importazione, tutto questo assume un peso non più sostenibile".

"Gli effetti di quanto sta accadendo in Europa sono destinati a ripercuotersi anche sul consumatore - dicono -: i prezzi sono in calo continuo per chi vende all’intermediario, mentre aumentano per il consumatore, pertanto tutti sono invitati a presenziare".

In Italia i trattori non si fermano: 10 giorni proteste 

Ancora decine e decine di presidi in tutta Italia. 

La marcia dei trattori non si arresta lungo tutta la Penisola, e anzi si rafforza con blocchi, traffico in tilt al casello autostradale di Brescia, dove poi la protesta è proseguita sotto la sede di Coldiretti dalla quale nessuno ha voluto parlare con i contestatori. 

L’allerta ieri è arrivata fino al confine di Ventimiglia. Bloccata la A21, cortei anche a Cuneo e Novara e nell'Alessandrino 300 manifestanti sulla Torino-Piacenza. Mobilitazione anche in Valle d'Aosta. 

In centro Italia, nuovamente messi sotto pressione gli svincoli dell'Autostrada del Sole a Orte, nel Viterbese, e il casello Valdichiana nell'Aretino. All'Aquila proteste fino a venerdì. A Sud cortei di trattori in Puglia nel Foggiano e nel Brindisino, in Sardegna al porto di Oristano (dopo quello di Cagliari ieri), in Calabria sulla Statale Ionio-Tirreno nella piana di Rosarno. 

Una continua e inarrestabile onda di malcontento per i redditi ridotti al minimo, l'Irpef agricola, le imposizioni perpetrate in tutti questi anni dall'Unione Europea, l'impossibilità di dare un futuro alle terre. Un movimento, però, che, dopo giorni di manifestazioni, si scopre avere al suo interno diverse anime. Fronte diviso a Verona, teatro oggi dell'apertura della 116/a edizione di Fieragricola. Davanti alla fiera circa 300 i manifestanti, con meno di una decina di mezzi. 

Una delegazione incontra il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida secondo il quale "non ci devono essere agricoltori contro agricoltori" e parla di un incontro che è "andato molto bene". Le battaglie che fa l'Italia in Europa "sono per voi", dice Lollobrigida ai portavoce dei manifestanti, come quella sulla carne coltivata "ci avevano detto che saremmo rimasti soli in Europa, e invece 14 nazioni ci hanno seguito”.

All'estero, aggiunge Lollobrigida, "tutti giochiamo con la maglia azzurra". Ma chi ha parlato con il ministro "non ci rappresenta", dice Danilo Calvani che guida il Comitato degli Agricoltori Traditi (C.r.a.) da cui il 22 gennaio è partita la protesta dei trattori. In un comunicato pubblicato su Facebook parla di "un manipolo di opportunisti i quali, spacciandosi per rappresentanti dei contadini e della mobilitazione agricola 'trattano' con membri del Governo per il loro personale tornaconto. Gli stessi falsi rappresentanti, iscritti ai partiti che da anni stanno decimando il comparto agroalimentare".

Pronta la replica da Verona.

"Noi non siamo venduti né vendiamo nulla. Abbiamo fatto richieste ben precise che sono quelle che noi vogliamo ottenere per salvare le nostre aziende. Al contrario suo, che non ha più un'azienda e allora forse vorrà entrare in politica", afferma uno dei componenti della delegazione degli agricotori ha incontrato Lollobrigida, Giorgio Bissoli riferendo che il ministro "si è reso disponibile a incontrarci anche a Roma. Speriamo prima possibile, ma il tempo non gioca a nostro favore".

Dal canto suo Calvani annuncia che domani (oggi, ndr) sarà in Calabria dove verranno prese decisioni eclatanti. Sul fronte delle tre organizzazioni agricole italiane, per Confagricoltura "la protesta di questi giorni va ricondotta a un dibattito istituzionale che ci vede impegnati ogni giorno ad ogni livello, in Italia e in Europa", e annuncia la consegna di un documento al ministro e un tavolo al ministero venerdì. Coldiretti domani sarà davanti al Parlamento Europeo per chiedere di "cancellare definitivamente" l'obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac). 

Insufficiente la proposta di deroga sui terreni incolti anche da parte di Cia-Agricoltori Italiani.

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