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25 Marzo 2023 - 17:40
“Oggi pensare che la guerra possa portare alla pace è una follia.La guerra è una pazzia. Lo è la guerra d’attacco quanto quella di difesa”.
Il solito Monsignor Luigi Bettazzi, ieri sera, al teatro dell’oratorio di Chivasso, dopo aver partecipato alla Santa Messa e alla cena povera organizzata in occasione della Giornata dei Missionari Martiri, nell’anniversario dell’uccisione di Monsignor Oscar Romero.
Monsignor Bettazzi all'incontro organizzato ieri sera a Chivasso
Il Vescovo emerito di Ivrea, già presidente nazionale di Pax Christi, è intervenuto per alcune riflessioni sulla pace, un anno dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, in un dibattito con il giornalista Michele Ruggiero e Beppe Reburdo, già presidente dell’associazione per la pace del Piemonte.
Bettazzi, un po’ affaticato alla soglia dei quasi 100 anni d’età - è nato nel 1923 - ma comunque lucido nel suo pensiero, ha detto la sua sul conflitto che si trascina da tredici mesi ormai.
“In questa guerra nessuno vuole perdere - ha detto il Vescovo emerito di Ivrea, cittadino onorario di Chivasso -. L’Ucraina ha già perso 150 mila morti in gran parte civili, ha avuto milioni di esuli, le città distrutte… eppure la guerra continua. Noi abbiamo tutti, dico tutti, abbiamo una mentalità violenta: la violenza si ferma solo con un'altra violenza. Ma allora ecco che bisogna cambiare la mentalità”.
“Avevamo promesso che caduta l'alleanza bolscevica sarebbe finita anche la Nato e noi non solo non l'abbiamo fatta finire, ma siamo andati a prendere tutti i Paesi che erano sotto l'alleanza bolscevica e adesso sembrava che prendessimo pure l’Ucraina - ha proseguito Bettazzi -. L’Ucraina per la Russia rappresenta anche religiosamente la madre Patria: il primo Patriarca era a Kiev poi è andato a Mosca. Mosca non c’era nemmeno quando c’era già il patriarca a Kiev”.
Bettazzi durante la serata
“Non rimprovereremo mai abbastanza Putin - ha proseguito il religioso - per quello che ha fatto, ma l'abbiamo spinto noi con la previsione che anche l'Ucraina entrasse in qualche modo nella Nato: questo non dobbiamo dimenticarlo”.
“L'Europa ha fatto il suo primo intervento per la diplomazia con la Russia dopo 60 giorni di guerra perché tanto sapeva che l'America non glielo avrebbe lasciato fare prima - ha detto il Vescovo emerito -. L’America ha insistito con l’Ucraina per difendersi così perché così difende anche il suo primato nel mondo. Io ho una grande gratitudine verso l’America perché se abbiamo vinto la prima e la seconda Guerra Mondiale è perché l’America è entrata nel conflitto. Ma oggi, a distanza di ottant’anni, vuole mantenere il suo primato nel mondo e visto che la Russia glielo insidia, tanto vale fare una guerra. Tanto è lontano da casa loro”.
Bettazzi ha proseguito sostenendo che “siccome adesso Putin pur di non perdere è disposto ad adoperare la bomba atomica, l’America che cosa può fare? Siccome non si può entrare in una guerra nucleare, comincia a tirarsi un po’ indietro mentre la Russia chiede il sostegno alla Cina. Insomma, è una guerra tra grandi potenze”.
Per il religioso una via d’uscita ci sarebbe. Ma nessuno ne sta parlando.
“Ciò di cui pochi parlano è la possibile di un’interposizione - ha spiegato - cioè un gruppo di volontari che vanno in mezzo tra i due eserciti obbligandoli a fermarsi, a smettere di bombardare. E’ già stata fatta in Libano, a Sarajevo quando andammo in cinquecento frapponendoci tra l'esercito serbo e la popolazione civile. Smisero di bombardare finché rimanemmo lì. Oggi in pochi ci pensano ad una vera interposizione, perché in fondo è un’utopia. Chi può organizzare l’interposizione? L’Onu. Ma l’Onu non può farlo perché nel Consiglio permanente ci sono le cinque nazioni che hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale quasi 80 anni fa: l’America, la Russia, la Cina, la Francia e l'Inghilterra che si sono riservati il diritto di veto.
Oggi l’Onu non può organizzare un’interposizione perché la Russia metterebbe il veto. Ma mi chiedo: è giusto che perché cinque nazioni hanno vinto una guerra 80 anni fa possano rendere inoperosa l’ONU? Ecco: io credo che uno degli impegni che noi dovremmo assumere per la non violenza è sbloccare l’Onu dalla violenza delle cinque nazioni”.
Monsignor Bettazzi ha concluso il suo intervento rivolgendo un appello ai popoli ad “alimentare la mentalità non violenta, ad impegnarsi davvero per la vera diplomazia a tutti i costi e ad organizzare delle interposizioni facendo in modo che l’Onu sia più democratica”.
Il suo intervento è stato salutato da un lungo applauso del pubblico presente nel teatro.
(servizio fotografico a cura di Roberto Veglio)
Il pubblico intervenuto al teatro dell'oratorio
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