"Nei prossimi dieci anni dimostreremo ancora una volta al mondo chi siamo". Parola dell'amministratore delegato di Fca, Mike Manley, che dà un messaggio di fiducia e di orgoglio agli oltre duecento dipendenti del gruppo riuniti presso l'Heritage Hub Fiat a Torino, a poche ore dalla rottura della trattativa con Renault. "Non abbiamo deciso di ritirarci dall'operazione perché non consideriamo Renault un buon partner - spiega il manager, poi ripartito per gli Usa - ma perché non c'erano le giuste circostanze. La priorità mia e di John Elkann è quella di non mettere mai a repentaglio la società e i nostri colleghi. A volte è difficile ritirarsi, ma a volte è davvero la cosa giusta da fare". Manley invita "a cercare di superare le sfide": "tutti gli occhi ora saranno puntati su di noi. E va bene così. Voglio che vedano e che capiscano che noi continueremo a lavorare per raggiungere gli obiettivi annuali che ci siamo prefissati. Abbiamo l'opportunità di far vedere due cose. La prima è che siamo una società speciale. La seconda, ancora più importante, quanto sono speciali le nostre persone". La brusca interruzione del negoziato lascia uno strascico di polemiche con il governo italiano che accusa la Francia, ma è a sua volta bersaglio dell'opposizione, da Forza Italia a Sinistra Italiana. C'è anche chi, come l'ex ministro Carlo Padoan e il presidente di Sace, Beniamino Quintieri, spera che "sia solo una pausa di riflessione". "E' l'interventismo di Stato che ha provocato il fallimento dell'operazione. La Francia non ha fatto bella figura, noi anche se in contatto con Fca abbiamo rispettato una operazione di mercato", dice il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. "A me sarebbe piaciuto un accordo - afferma il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini - anche a tutela di aziende e lavoratori italiani. Se è saltato per scelta del governo francese me ne dispiaccio". Attaccano la Francia anche gli industriali: "Tirare troppo la corda da parte di governi e politica significa far venir meno strategie che sono nell'interesse dell'Europa", dice il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia. Respinge le accuse il governo francese, che motiva il tentennamento con il timore di mettere a rischio l'alleanza con Nissan: "Questa operazione era una bella opportunità industriale e questo rimane. Ci serviva più tempo", spiega il ministro dell'Economia Bruno Le Maire. Chiuso il fidanzamento con Renault, torna alla ribalta il tema alleanze. La ricerca di un partner è cruciale per Fca per affrontare gli investimenti richiesti dall'auto elettrica e a idrogeno. Il totopartner riporta al centro i coreani di Hunday, con i quali Fca diventerebbe il primo costruttore al mondo, o la cinese Geely, proprietaria di Volvo, Lotus e azionista di maggioranza di Daimler. Ritorna anche il nome dell'altra francese, la Psa di Carlos Tavares, che avrebbe fatto pressione perché l'operazione Renault non andasse in porto.
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