La Procura Generale di Torino ha chiesto di non condannare Antonino Cangialosi per l'omicidio di Matilda, la bimba di 23 mesi morta nel 2005 in una villetta a Roasio nel vercellese. Il processo si sta celebrando in corte di Assise d'Appello. Nel 2012 era stata assolta in via definitiva la mamma della piccina, la hostess Elena Romani all'epoca compagna di Cangialosi. La piccola Matilda, che Elena aveva avuto da una relazione precedente, morì per le conseguenze di un colpo alla schiena che le procurò gravissime lesioni agli organi interni e una violenta emorragia. Nella villetta di Roasio quel giorno c'erano sia la Romani che il suo nuovo compagno, Cangialosi. Il pg Marcello Tatangelo nel suo intervento ha osservato che le tre sentenze pronunciate finora dalle diverse sedi giudiziarie che si sono occupate del caso (a Vercelli, Novara e Torino) spesso "hanno dato interpretazioni drammaticamente differenti sugli stessi elementi di prova". "Siamo - ha sottolineato - nel campo della prova indiziaria. E la quasi totalità degli indizi è probatoriamente neutra. Su chi sia stato a colpire Matilda non c'è nessuna certezza". "Io - ha poi concluso rivolgendosi alla Corte - mi sono fatto un'idea su chi sia il colpevole. Ma è solo un'idea. E dirvela, in mancanza di prove chiare, non è utile. Se fossi in voi non condannerei Cangialosi. Ma se fossi stato nei giudici degli altri processi non avrei condannato nemmeno la Romani".
Omicidio Matilda: pg, è sconfitta per la giustizia
Il fatto che dopo 13 anni non si possa arrivare a un giudizio di colpevolezza sulla morte della piccola Matilda la bimba di 23 mesi uccisa a Roasio nel 2005, "è una sconfitta personale per tutti noi che ci siamo occupati del caso e una sconfitta del sistema giustizia, ma condannare una persona sulla base delle risultanze dei vari processi non si può". Lo ha detto il pg Marcello Tatangelo oggi alla corte di Assise di Appello di Torino nel chiedere ai giudici di assolvere Antonino Cangialosi dall'accusa di omicidio.
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