Torna in Italia dopo settant'anni il capolavoro dell'ebanista Pietro Piffetti, una scrivania a doppio corpo con pregiati intarsi di avorio e madreperla. Realizzata tra il 1767 e il 1768 e scomparsa nel secondo dopoguerra, era stata venduta a un privato e, senza autorizzazione, esportata all'estero. In Francia, in Svizzera, negli Stati Uniti. A recuperarla sono stati i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale, che sono riusciti a risalire all'ultimo possessore del mobile e a farselo riconsegnare. Un collezionista, che aveva riportato la scrivania in Europa e che ne era entrato in possesso in buona fede. Il primo ad acquistare l'opera, la pagò 2500 lire: oggi ha un valore di oltre 2 milioni di euro. "L'eccezionale recupero della pregiata scrivania del '700 è frutto di un'intensa attività investigativa - commenta il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli - Un risultato straordinario, che restituisce alla collettività un capolavoro dell'arte italiana illecitamente sottratto al patrimonio dello Stato". La scrivania era stata ideata non come arredo autonomo, ma come integrazione dell'apparato decorativo della sala ducale di palazzo Chiablese, nel centro di Torino. "Un particolare importante - spiega il tenente colonnello Silvio Mele, comandante del nucleo carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino - che ha confermato l'imprescindibile legame del bene all'immobile demaniale e, quindi, l'appartenenza allo stato italiano". Dalle indagini dei militari, che hanno preso il via da una segnalazione della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della città di Torino, è emerso che l'opera è rimasta in Piemonte sino al 1956, in Italia sino al 1976 e poi ha lasciato i confini nazionali. Nel 1996, per una decina d'anni, è persino stata esposta al Metropolitan Museum di New York. "Vedere questo mobile risalire lo scalone di Palazzo Chiablese è stata un'emozione", commenta la soprintendente Luisa Papotti. Adesso l'opera del Piffetti verrà portata al centro di restauro della Reggia di Venaria. "Questo è un bene di incredibile valore, che non deve rimanere nascosto al pubblico", dice il direttore della Reggia, Mario Turetta, che progetta di inserirlo nel percorso di visita già nel periodo natalizio. Poi l'opera tornerà al suo posto, nella sala ducale di Palazzo Chiablese.
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