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TORINO. Bambini d'acqua, in Giappone riti per feti abortiti

TORINO. Bambini d'acqua, in Giappone riti per feti abortiti
Centottanta pagine molto dense dedicate a un tema davvero particolare: gli antichi riti giapponesi, tuttora vivi in tutto il paese del Sol Levante, che le famiglie dedicano ai bambini nati morti e ai feti abortiti. Il risultato, Bambini d'acqua di Marianna Zanetta edito da Franco Angeli, è un libro in grado di immergere il lettore in un mondo lontano, dove si prega nei templi per la salvezza delle anime di questi esserini. La presentazione questa sera a Torino: con l'autrice anche Antonella Granieri, vicedirettore della Scuola di Psicologia Clinica dell'Università torinese, e il primario Pierpaolo Donadio. "Il mio amore per il Giappone - rivela all'ANSA Zanetta, ricercatrice universitaria e fondatrice di una libreria di tema nipponico - è nato da piccola, con la passione per i manga e i fumetti. Così è accaduto che in Giappone abbia svolto il mio dottorato in Antropologia culturale. Mi sono specializzata sui rituali funebri sciamanici, e mi sono imbattuta nella realtà dei bambini d'acqua. Con questa locuzione poetica i giapponesi indicano i feti abortiti e i bambini nati morti, perché l'acqua nella loro cultura simboleggia la fluidità fra la nascita e la morte. In questi riti - spiega - assume un ruolo centrale Jizo, una figura buddista molto amata che viene rappresentata sempre con un cappellino rosso o un bavaglino rosso, a simboleggiare il suo legame con l'infanzia. Le famiglie pregano Jizo, e di solito ne acquistano la statuetta in pietra da portare a casa"
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