Cerca

TORINO. Litigi con vicini non bastano, per giudici non sei profugo

Litigare con i vicini di casa non basta per ottenere i dispositivi di protezione umanitaria che si riconoscono ai profughi. Ne sa qualcosa un immigrato dal Mali che si è visto respingere la sua domanda di permesso di soggiorno per motivi umanitari dalla Corte d'appello di Torino (che aveva confermato la pronuncia della Commissione di riconoscimento). L'uomo aveva spiegato che la sua famiglia era da anni ai ferri corti con un'altra famiglia, di etnia Fulani, che coltivava un terreno limitrofo ma faceva sconfinare i suoi animali. Suo fratello aveva ferito uno dei componenti del clan avversario, e lui stesso era rimasto ferito. La tesi era che se fosse tornato in patria, il maliano sarebbe stato esposto a vendette e ritorsioni in un Paese dove "si registra una violenza indiscriminata in una situazione di conflitto armato". Un "rischio" che la Corte non ha ritenuto sufficiente per attivare i meccanismi di protezione. Dalla sentenza dei giudici torinesi, peraltro, risulta che i contrasti tra le due famiglie sono stati appianati dall'intervento delle autorità locali. La Cassazione, senza entrare nel merito della vicenda, ha poi respinto gli ultimi ricorsi del migrante.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori