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TORINO. Bimbo conteso in Croazia: madre, non trattatelo come oggetto

TORINO. Bimbo conteso in Croazia: madre, non trattatelo come oggetto
"Mio figlio ha diritto di vivere e crescere in un mondo sereno e sicuro, non lasciate che venga trattato come un oggetto da riportare". E' l'appello di Nina Kuluz, la donna croata che nell'aprile 2011 lasciò il marito Alessandro Avenati portando nel proprio Paese d'origine il figlio e a processo a Torino per sottrazione di minore. Nei giorni scorsi è saltato il rientro in Italia del bambino, che ha quasi otto anni. "Mio figlio sta crescendo dove ci rispettano, - scrive la donna in una lunga lettera - dove può essere amato dalla propria madre e continuare ad avere l'affetto dei nonni e delle zie che dalla nascita lo amano e lo adorano, e non di babysitter, centri sociali e psicologi. Là dove suo padre, se vuole e spero vivamente di sì per mio figlio, può venire quando vuole come avrebbe potuto fare sempre se non avesse iniziato questa guerra". Lo scorso anno la donna è stata arrestata per il rapimento del figlio e anche la giustizia croata ha stabilito che il piccolo deve vivere col padre. "Credo che il benessere del bimbo va oltre ogni legge - conclude la donna -. Aiutateci".
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