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TORINO. Maddalena lascia la toga, in pensione dopo 50 anni. "Non è funerale"

TORINO. Maddalena lascia la toga, in pensione dopo 50 anni. "Non è funerale"

Marcello Maddalena

"C'è stato un equivoco di fondo: aver confuso questo pensionamento con un funerale. In realtà le due cerimonie vanno separate, anche se alla Camera qualcuno vorrebbe unificarle...". Marcello Maddalena non rinuncia all'ironia, con un pizzico di polemica per la riforma dell'età pensionabile delle toghe voluta dal governo, nel suo commiato alla magistratura. Il procuratore generale di Torino, 75 anni il prossimo 20 ottobre e alle spalle numerose inchieste di rilievo nazionale, va in pensione dopo quasi 50 anni. "Non è un funerale. Tra la pensione e quello serve un intervallo congruo, lungo. Anzi, molto lungo!", insiste Maddalena al termine del saluto a colleghi ed amici, giovani e meno giovani, che hanno condiviso la sua lunga carriera. In prima fila Armando Spataro, il procuratore capo del capoluogo di Torino che lo definisce "una guida e una mente libera". "Questa - aggiunge - è la dote migliore che si possa riconoscere a un magistrato". Nato a Treviso nel 1941, Maddalena indossa la toga dal 1967 e, dopo alcuni anni da giudice istruttore, entra in procura nel settembre del 1980, diventandone il capo nel 2000. Tra i magistrati italiani più influenti e stimati, si è occupato prevalentemente di criminalità organizzata e terrorismo e nel 1975 subì anche un attentato incendiario alla propria abitazione. Nel 1996 gli venne assegnata una scorta, ma la rifiutò. Una volta insediato al vertice della procura torinese, ne ha cambiato in modo radicale l'organizzazione, accrescendo il numero dei sostituti specializzati nella cosiddetta criminalità di strada. Membro del Csm (eletto nel 1986), e leader di Magistratura Indipendente, corrente abbandonata lo scorso anno per la distanza "non colmabile" con il gruppo sul nodo dei rapporti tra giudici e politici, tra le inchieste da lui condotte anche quelle contro gli ex vertici di Telecom Italia, sospettati di aver pagato tangenti per l'acquisizione di Telekom Serbia, Calciopoli e le tangenti Fiat a metà degli anni Novanta. 'Nemico' del movimento No Tav, da lui ritenuto "una minaccia per il Paese", hanno fatto discutere le sue prese di posizione contro "l'imbarbarimento del complesso istituzionale" per "le tensioni della politica che si scaricano sul sistema giudiziario" (2008) e, nel 2014, il decreto Svuota carceri di Anna Maria Cancellieri. Un provvedimento, disse, che "contraddice lo scopo primario di ogni seria politica criminale, far diminuire il tasso di delinquenza". Il suo addio alla toga, dopo quello di Raffaele Guariniello, è per la magistratura subalpina la fine di una pagina importante della sua storia. "Questo è un saluto particolare, che mi emoziona", dice non a caso Spataro. "Ma non è un funerale - scherza Maddalena - così come non è un obbligo parlare bene del morto...".
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