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08 Marzo 2022 - 19:42
Il presidio dei lavoratori davanti allo stabilimento
SALUGGIA. Dopo l’incontro del 22 febbraio all’Unione Industriale di Vercelli, dove la dirigenza della multinazionale MicroPort ha confermato ai rappresentanti sindacali la volontà di licenziare 28 dipendenti (21 operai e 7 impiegati) del sito di Saluggia, la protesta dei lavoratori si è spostata davanti ai cancelli del polo biomedicale saluggese. Nella giornata di venerdì 4 marzo è stato proclamato uno sciopero, a cui hanno partecipato per solidarietà anche molti dipendenti di altre due aziende del sito, Corcym e Alvimedica. Non hanno invece aderito allo sciopero i lavoratori di DiaSorin, che sono entrati regolarmente: a nessuno è stato impedito l’accesso. I lavoratori si sono radunati in un presidio davanti ai cancelli; erano presenti anche amministratori comunali di Saluggia, Crescentino, Lamporo, Cavagnolo, Fontanetto Po, Livorno Ferraris, Bianzè, Cigliano, Rondissone, Verolengo e Chivasso, sotto il vigile occhio di Digos e Carabinieri.
La richiesta dei lavoratori all’azienda - di proprietà cinese, con sede europea in Francia - è quella di sospendere le procedure di licenziamento e accedere agli ammortizzatori sociali per un anno, in modo da non perdere i posti di lavoro e avere tempo per recuperare le quote di mercato perse negli ultimi anni.
MicroPort, che quattro anni fa aveva rilevato da LivaNova la business unit Cardiac Rhytm Management (produzione di pacemeker, defibrillatori ed elettrocateteri), da allora ha avviato una progressiva riduzione del personale impiegato nel sito di Saluggia: nel 2019 con 45 tra pensionamenti anticipati e uscite volontarie con incentivi, ora con 28 licenziamenti. Il timore di lavoratori e sindacalisti è che si tratti dell’ennesimo step di un progressivo smantellamento del polo biomedicale saluggese, dopo lo “spezzatino” con cui negli ultimi due decenni è stato smembrato il patrimonio di brevetti e di know-how della fu Sorin.
Nel corso dello sciopero è arrivata la notizia che l’assessorato al lavoro della Regione ha convocato un “tavolo” per lunedì 14 marzo, per mettere nuovamente a confronto azienda e sindacati. Una delle ipotesi di soluzione è quella di far accedere i licenziandi a un anno di cassa integrazione e, intanto, chiedere alle altre aziende del sito di attingere a questa lista qualora ci fosse la necessità di nuovo personale.
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