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Settimo Torinese

Le storie di Kevin Brooks

Per la rassegna “Parole in tazza Grande, scuole”, il nuovo thriller a orologeria di Kevin Brooks “La bestia dentro”,

 Kevin Brooks

Kevin Brooks

Vorrei che poteste essere me, solo per un attimo, così capireste esattamente come mi sento.

Giovedì 17 novembre, presso la Sala Levi della biblioteca Archimede, è stato presentato, per la rassegna “Parole in tazza Grande, scuole”, il nuovo thriller a orologeria di Kevin Brooks “La bestia dentro”, EDT-Giralangolo. A dialogare con l’autore sono stati le studentesse e gli studenti dell’IIS Galileo Ferraris di Settimo.

Le storie di Kevin Brooks sono sempre tra le più attese soprattutto per la sua incredibile capacità di spiazzare ogni volta lettori e lettrici, esplorando generi e stili diversi e lanciando quelle che sembrano vere e proprie sfide, obbligando chi legge ad arrovellarsi su domande e dilemmi etici, a diventare esso stesso un personaggio e scegliere come agire o chi essere.

Il libro racconta la storia di Elliot: non esce mai di casa, parla segretamente con la sorella gemella morta e ha paura di tutto. E quando si dice tutto, si intende tutto. Soprattutto, ha paura della paura, di quella bestia imprevedibile che lo divora da dentro e che non gli lascia scampo. Le sole persone che il suo gravissimo disturbo d’ansia gli permette di tollerare sono la madre, la zia e il medico che lo ha in cura. L’unica cosa che lo salva dalla bestia, sono sei pillole gialle al giorno, da prendere diligentemente e di cui non rimanere mai sprovvisti. Si trova quindi in grossi guai quando scopre di essere rimasto senza e che sua madre, uscita durante una tempesta di neve per andare a recuperarne altre a casa della zia, non sembra tornare più. Elliot si trova così a dover affrontare sfide esterne, ed estreme, che altro non fanno che metterlo faccia a faccia con sé stesso con cui è costretto, brutalmente, a fare i conti. Essere nella testa di Elliot è senza dubbio terrificante e claustrofobico e, per certi versi, anche inquietantemente familiare, come se un po’ di quella paura della paura rimanesse dentro al lettore, anche una volta chiuso il libro.

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