Tra le decisioni assunte dalla giunta di Pont, riunitasi la sera del 28 maggio al termine della seduta di consiglio, vi è la proroga per altri 7 anni dell’autorizzazione all’Occupazione di Suolo Pubblico da parte dell’unico distributore di carburanti rimasto a Pont. La società titolare dell’impianto, la R.E.T.E S.p.A., aveva infatti presentato pochi giorni prima – il 21 maggio per la precisione – la relativa istanza.
L’impianto in questione, situato in Piazza Craveri, è stato più volte al centro di discussioni per la sua collocazione non proprio ottimale. Fino agli Anni Ottanta occupava una posizione più arretrata, a ridosso delle case: un tipo di ubicazione molto frequente nei primi decenni di diffusione delle automobili, quando i distributori di benzina venivano collocati preferibilmente nel centro di paesi e città (nella piazza di Pont ce n’erano addirittura due) ma non più consentita dalle normative entrate nel frattempo in vigore. Si era dunque trovata questa soluzione. L’autorizzazione era stata concessa dal consiglio comunale (allora competente in materia) nel novembre 1986; nel marzo 2002 era poi stata autorizzata l’occupazione di una porzione della piazza sul lato nord dell’impianto per uno spazio di metri 6,50 x 2,50 ed un’area di metri quadrati 16,25. Successivamente erano state deliberate delle proroghe (nel 2006, 2008 e 2012). La concessione, con scadenza lo scorso 19 aprile, era stata spostata al 16 luglio in base alle disposizioni del Decreto “Cura Italia” che prevede la proroga per 90 giorni dopo la cessazione dello Stato di Emergenza di tutti i permessi, autorizzazioni e concessioni in scadenza fra il 31 gennaio ed il 31 luglio 2020.
Dopo questa proroga di breve durata, dovuta per legge, è arrivata quella più a lungo termine, in base a tre tipi di motivazioni. C’è la necessità di mantenere l’unico distributore rimasto in paese “per non privare la cittadinanza di un servizio essenziale” unita al fatto che “nonostante un’attenta ricerca non si è trovata la possibilità di ricollocazione in un altro sito” per problemi urbanistico-geologici e per i costi che comporterebbe. La terza motivazione è invece di ordine economico: la società ha offerto un contributo “per una serie di interventi di miglioramento dell’arredo urbano” come già era avvenuto al tempo della proroga precedente. Questa volta sosterrà l’onere economico (euro 25.962,32) necessario per rivestire in pietra il muro di contenimento del nuovo polo scolastico. Perché lo fa? Perché è “consapevole del notevole impatto visivo prodotto dall’impianto nella piazza centrale del paese, completamente ristrutturata”. In tale somma “è compreso l’anticipo, per tutto il periodo della concessione, del canone di occupazione suolo pubblico”. In pratica, la ditta “R.E.T.E. S.p.A.” anticipa il canone TOSAP, versandolo in un’unica soluzione.
La società che gestisce il distributore di carburanti finanzierà il muro di fronte alla scuola
La società che gestisce il distributore di Piazza Craveri versa al Comune di Pont la cifra esatta che servirà a realizzare il muro di contenimento davanti alla nuova scuola. Quest’opera non costerà dunque nulla alle casse del Comune.
Tuttavia la somma non è la semplice erogazione di un “di più” ma comprende l’anticipo della TOSAP (la Tassa di Occupazione del Suolo Pubblico) che la società avrebbe dovuto versare nei prossimi sette anni: questo significa che i soldi arrivano in anticipo e tutti insieme ma che non verranno più riscossi in futuro. Nulla di illegittimo ma, come già era accaduto in precedenti occasioni, qualcuno si chiede se fosse il caso di effettuare quest’operazione. Lo fa ad esempio Massimo Motto, che commenta: “E’ il solito modus operandi ... Altri soldi utilizzati per il polo scolastico, che mancheranno nelle casse Comunali durante i prossimi anni”.
In ogni caso non si capisce perché in consiglio non si sia detto chiaramente come stavano le cose. Il sindaco aveva parlato genericamente - durante le sue “Comunicazioni” dedicate all’Emergenza Covid - della proroga concessa alla società che gestisce il distributore, tanto che era parsa come una conseguenza di tale emergenza. Anche nel manifesto affisso in seguito – per il resto piuttosto chiaro e facilmente comprensibile – la notizia della proroga era stata posta dopo il riepilogo della situazione epidemiologica, l’annuncio dell’allargamento gratuito dei déhors e quello dell’annullamento della mostra dell’Artigianato, per cui non si capiva bene cosa c’entrassero i sette anni con i provvedimenti legati alla pandemia. La delibera chiarisce che la proroga conseguente all’Emergenza era quella dei tre mesi.
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