Tra i Comuni che non hanno avuto contagiati dal Covid-19 vi è Ribordone, situato nella vallata omonima, una laterale della Valle Orco.
Ribordone si contende con Ingria il primato di località meno popolosa dell’Alto Canavese: alla fine del 2018 registrava 49 residenti ufficiali. Gli abitanti stabili sono tuttavia assai meno numerosi ed assommano a poche unità. Il capoluogo è Gabbadone, a poco più di mille metri di altitudine: lì sono ubicati il palazzo municipale, l’ufficio postale, la chiesa parrocchiale ed uno spettacolare ponte romanico (in pietra a schiena d’asino) che scavalca il Rio Bordone. La zona più popolata è però la frazione Talosio, situata in posizione più elevata (1225 metri) ma meglio esposta al sole e con un clima migliore.
La strada che collega il fondovalle con il territorio comunale è una sola ed a fondo chiuso: termina davanti al santuario di Prascondù. Le premesse c’erano tutte perché il paese rimanesse esente da contagi ma – come sostiene il sindaco Guido Bellardo Gioli, giunto al suo terzo mandato – “c’è voluta anche un po’ di fortuna”.
Avevate avuto anche voi un boom di presenze nell’ultimo fine-settimana di libera circolazione?
No, non era il periodo adatto. C’erano quei pochi che poi sono rimasti.
Quante persone hanno vissuto qui durante il Lockdown?
Si tratta sempre di piccoli numeri ma c’era più gente del consueto: due o tre famiglie, che erano arrivate quando ancora ci si poteva spostare, sono poi rimaste anche durante il blocco. Si sono trovate bene, si sentivano al sicuro, preservate dai rischi.
Come hanno trascorso quel periodo?
L’atmosfera era tranquilla. Per i residenti abituali non era cambiato quasi nulla; gli altri, quelli che erano abituati a venire solo d’estate, avvertivano un’atmosfera quasi festosa, si sentivano in un eremo protetto. Poi, col passare del tempo, i disagi dell’eremo hanno cominciato a farsi sentire e non erano più così contenti di dover rimanere qui per forza.
C’era qualcuno che si spostava per lavoro?
No. C’era chi svolgeva il “lavoro agile” ma ha dovuto affrontare molte difficoltà a causa dei collegamenti “zoppicanti”.
Internet funziona male?
Qui non si riesce nemmeno a vedere la televisione se non si installa la parabola: figuriamoci Internet! Finché si tratta di utilizzare i cellulari per le telefonate riusciamo a farlo ma quando si prova – da questi o da un PC – a collegarsi alla rete, riuscirci diventa un’impresa: la connessione si attiva lentamente ed è intermittente.
Cosa cambia rispetto alle vallate vicine, nelle quali il funzionamento è discreto?
Abbiamo due tipi di problemi: il primo è la posizione incassata, in una valle stretta; il secondo la scarsità di utenti, motivo per cui investire qui non rende. E’ il medesimo discorso della televisione: il segnale arriva sulle punte delle montagne e bisognerebbe ritrasmetterlo in basso attraverso un ripetitore ma nessuno ha interesse a farlo, né la RAI né Mediaset.
Gli interventi effettuati a suo tempo dalla Comunità Montana non avevano riguardato il territorio di Ribordone?
Da allora è trascorso molto tempo e sono mutate le tecnologie: dieci anni fa è arrivata la TV digitale, fra un anno cambierà di nuovo tutto. Anche chi volesse investire non lo fa.
In paese non avete negozi. Come si faceva per i rifornimenti alimentari?
E’ venuta in aiuto la cooperazione tra le persone: chi scendeva a valle faceva la spesa per tutti e per più giorni, come del resto accadeva in passato. A differenza di qualche decennio fa ci sono dei vantaggi importanti: i frigoriferi ed i freezer che consentono di conservare i cibi e le auto che permettono spostamenti rapidi. La <disponibilità sociale> si è fatta sentire: chiunque si spostasse per effettuare acquisti trovava normale chiedere a vicini e conoscenti se avessero bisogno di qualcosa; magari in precedenza non gli sarebbe venuto in mente. Si era generata una sorta di “solidarietà di necessità” che pian piano, col ritorno ad una situazione più normale, temo scomparirà.
Il blocco delle attività economiche ha creato qualche danno al paese?
Sì. Non rilevanti ma ci sono stati. Il bar-ristorante di Talosio, il solo che abbiamo, ovviamente era chiuso; la silvicoltura – che conta 3 o 4 addetti – è rimasta ferma; il nostro unico allevatore ha avuto ripercussioni indirette in quanto i grossisti, con la scusa che la carne era meno richiesta di prima, cercavano di abbassare i prezzi.
Il bar-ristorante di Talosio non è anche rivendita di alimentari?
In estate. Nei mesi scorsi era in ristrutturazione ma, anche se i locali fossero stati utilizzabili, aprire il negozio per così pochi clienti non sarebbe stato economicamente sostenibile.
Cos’è accaduto dopo il “via libera” agli spostamenti?
Nei fine settimana c’è folla: i proprietari delle seconde case arrivano tutti. Inoltre è aperto il santuario di Prascondù che è una mèta sempre frequentata: in momenti come questo è più facile che si cerchino i miracoli ed il numero dei visitatori è aumentato.
Villeggianti e gitanti come si comportano?
C’è attenzione e sensibilità da parte di tutti. Vanno in giro con la mascherina e mantengono il distanziamento, più fisico che sociale: se due conoscenti s’incrociano, si fermano a parlare tra loro ma a debita distanza.
Ci si può aspettare anche a Ribordone un incremento del turismo e della richiesta di seconde case, come in altri piccoli centri montani?
La sensazione è che le seconde case verranno utilizzate di più e più a lungo: chi arrivava solo ogni tanto ed in piena estate ora viene tutti i fine-settimana ed ha cominciato a farlo in anticipo rispetto agli altri anni. Per quanto riguarda le nuove presenze si vedrà anche perché l’offerta è limitata: all’iniziativa delle case-albergo, organizzata dall’Unione Montana Gran Paradiso, finora c’è stata una sola adesione da parte dei proprietari di abitazioni inutilizzate.