Che fine hanno fatto i rifiuti abbandonati scoperti nell’agosto 2019 dai Carabinieri in un terreno della campagna di Borgoregio? I proprietari e i responsabili hanno provveduto a smaltirli? Oppure ha dovuto pensarci il Comune a proprie spese? Sono alcune delle domande che i consiglieri di opposizione Rocco Muscedra e Luigi Corna rivolgono al sindaco Massimo Rozzino con una interrogazione depositata in Comune pochi giorni fa. Il 9 agosto 2019 i Carabinieri di Verolengo e di Leini, insieme agli operatori dell’ARPA e ad alcuni dipendenti comunali, trovarono in località Borgoregio, via Caduti della Libertà snc, in terreni di proprietà in parte di una signora torrazzese e in parte del Comune, un’area di rifiuti abbandonati disposta su entrambi i lati di una strada sterrata per una lunghezza su ogni lato di 65 metri. I luoghi sono censiti al catasto al foglio 28, particelle 54, 55 e 136. La Procura della Repubblica di Ivrea mise l’area sotto sequestro e a fine mese la dissequestrò ponendo come condizioni che i responsabili provvedessero allo smaltimento dei rifiuti e che il Comune producesse la documentazione a comprova dello smaltimento. Tra settembre e novembre il Comune convocò dei sopralluoghi con Carabinieri, SETA, ARPA, la proprietaria dei terreni e alcune persone abitualmente dimoranti in via Caduti per la Libertà snc. I dimoranti ammisero di essere responsabili del deposito di rifiuti nell’area. Nel frattempo, il 6 settembre il Comune aveva notificato a tutti gli interessati (la proprietaria e i dimoranti) che stava preparando l’ordinanza per la rimozione dei rifiuti. I destinatari della notifica non presentarono al Comune né osservazioni né documentazione. Infine, il 28 novembre, e in rettifica il 6 dicembre, il Comune emanava l’ordinanza con la quale ordinava sia ai dimoranti abituali sia alla proprietaria di effettuare entro 60 giorni tre operazioni: 1) il campionamento e attribuzione dei codici CER ai rifiuti; 2) la rimozione, lo smaltimento o il recupero dei rifiuti medesimi; 3) il ripristino dello stato dei luoghi. Contro l’ordinanza era possibile ricorrere al TAR entro sessanta giorni. Non sappiamo se qualcuno ha fatto ricorso. Per tutelare meglio gli interessi dell’ente, già in agosto il Comune aveva affidato l’incarico di assistenza stragiudiziale all’avvocato Vittorio Barosio di Torino per la spesa di 4.377 euro. Inoltre, pochi giorni dopo l’ordinanza, la giunta comunale aveva deliberato (DGC. n. 236 del 20/12/2019) di impegnare 48.190 euro (39.500 più IVA) per affidare a SETA le operazioni di smaltimento dei rifiuti nel caso in cui non vi avessero provveduto entro i 60 giorni i destinatari dell’ordinanza. Ovviamente, se fosse stato costretto a sostenere questa spesa, il Comune si sarebbe rivalso sui responsabili. Che tipo di rifiuti furono stati trovati nell’area? Non abbiamo ancora il verbale dell’ARPA, ma possiamo farci un’idea leggendo nell’ordinanza del Comune una descrizione parziale: porte di automobili e di trattori, dischi per sega circolare, compressori, tagliaerba, estintori, bombole gas e ossigeno vuote, barattoli vari, scocche di lavatrici, cucine gas e frigoriferi, reti elettrosaldate, scocca wc cantiere, onduline, tubi vari per evacuazione fumi, reti da recinzione. L’ordinanza ritiene che l’accaduto non sia solo colpa dei dimoranti abituali, che del resto hanno ammesso le loro responsabilità. La colpa è anche della proprietaria delle particelle 54 e 136. Essa infatti “non ha adottato alcuna misura e/o cautela e/o iniziativa volta ad impedire l’agevole abbandono dei rifiuti stessi nelle aree in esame (quale ad esempio l’apposizione di recinzioni e/o altri strumenti idonei a limitare l’accesso ai terreni di sua proprietà o comunque l’esercizio di un’efficace attività di vigilanza sulle aree medesime)”. Né ha preteso che gli autori dell’abbandono e occupanti dei mappali provvedessero alla rimozione dei rifiuti riscontrati durante i sopralluoghi. E questo nonostante che “il terreno di cui si tratta si estenda su un’area abbastanza circoscritta (pari a mq. 3695 catastali, di cui 650 mq circa occupati dai rifiuti) e sia perciò facilmente controllabile dalla medesima proprietaria”. Inoltre, vista la notevole quantità di rifiuti rinvenuti è verosimile che il loro illecito abbandono si sia protratto per un lungo periodo di tempo: “Il che dimostra in modo inequivocabile un protratto stato di inerzia da parte del proprietario del terreno nei confronti di tale situazione. E tale comportamento inerte ha incentivato l’abbandono di altri rifiuti da parte dei medesimi soggetti”. Stiamo citando atti del Comune del dicembre scorso: cosa è accaduto dopo? Non pare che altri atti amministrativi sull’argomento siano successivamente comparsi nell’albo pretorio del Comune. Ecco perché Corna e Muscedra interrogano il sindaco chiedendo una risposta scritta: i rifiuti sono stati rimossi? Se sì, li hanno rimossi i responsabili o ha dovuto provvedere il Comune a proprie spese? Nel secondo caso, il Comune si è fatto rimborsare le spese dai responsabili? Quanto ha speso complessivamente in Comune e quanto eventualmente spenderà ancora? Chi e quando ha svolto o svolgerà il campionamento del suolo? Il Comune ha già trasmesso i formulari di avvenuto smaltimento?
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