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IVREA. Non abbiamo da mangiare. La disperazione di una mamma

IVREA. Non abbiamo da mangiare. La disperazione di una mamma

povertà (foto d'archivio)

La situazione è grave. Molto grave. "Non ho cibo da dare da mangiare ai miei quattro figli. Sono disperata. Ho chiamato in Municipio. Ho pure telefonato al sindaco. Mi ha detto di essere coincisa. Poi un'impiegata del Comune ha aggiunto che chi ha preso il buono spesa a marzo ad aprile non ne ha diritto. Noi mangiamo anche ad aprile... Non so che cosa farò. No! Non lo so...". Una storia di disperazione. Una delle tante. Raccontarla fa male alla famiglia. Fa male a noi. Fa male anche a chi la ascolterà e non c'è dubbio che in tanti vorrebbero non fosse vera. Abitano a Ivrea elle case popolari, quasi sotto sfratto. Non riescono a mangiare e neppure a pagare le bollette. Insomma, il baratro! "Il pane? - ci racconta - La panettiera congela quello che avanza la sera e me lo dà gratis il giorno dopo. Ma non si vive di solo pane...". Il marito fino allo scorso anno godeva di uno stipendio mensile di 1.200 euro. Non tantissimi, comunque sufficienti per vivere dignitosamente. "Troppi" per i servizi sociali di In.Rete che, infatti, sulla base della dichiarazione dei redditi e dell'isee dell'anno precedente aspetteranno fino al 2021 per inserire questa famiglia nell'elenco del disagio. Eppure il disagio già c'è. Cominciato nel dicembre scorso con la cassintegrazione, trasformata oggi i cassintegrazione in deroga per nove settimane, il che significa zero stipendio, almeno fino a quando non arriveranno i soldi in banca e Dio solo sa quando arriveranno. Vale per questa famiglia eporediese e per migliaia di altre sparpagliate in tutta Italia. "Mio figlio più grande ha 23 anni - ci racconta ancora questa donna - Non gli han dato il reddito di cittadinanza sempre per le stesse ragioni e cioè il reddito del padre dell'anno prima...". In Comune qualche ragionamento su come gestire questa situazione hanno cominciato a farlo, ma non è facile. Ci sono le famiglie senza reddito, ci saranno i commercianti in crisi. E poi le scuole e i trasporti da riorganizzare. L'impressione è che non ci sarà grande spazio per la libera immaginazione e che in buona sostanza, per evitare il collasso di una comunità si debba completamente stravolgere il bilancio di previsione. Ci andrà molto coraggio e senso di responsabilità. Che Dio ci aiuti.  
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