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31 Ottobre 2017 - 11:45
“Le famiglie fragili di cui ci occupiamo” sottolinea il dott. Oscar Bertetto, relatore della serata, “sono quei nuclei familiari che non riescono, per diversi motivi pregressi o meno, a riorganizzarsi nella quotidianità dopo una diagnosi di neoplasia. È ovviamente difficilissimo reggere lo stravolgimento della vita dopo una notizia di tale portata, ma lo si deve fare. A volte la famiglia si scompensa e non riesce a pianificare neanche quelle incombenze che prima erano semplici e automatiche.”
Ad esempio andare a prendere un figlio a scuola perché si sta facendo la radioterapia, o far fronte a pratiche legali di routine piuttosto che ad altre problematiche tipiche di un ménage quotidiano diventano attività di difficile realizzazione dopo una diagnosi tumorale. Molte mansioni, così, sembrano impossibili da portare a termine”.
Il progetto Protezione Famiglie Fragili è un soccorso sociale, un aiuto non sanitario. È una rete oncologica fatta più di persone che di soldi, nella quale si è istituito un Albo di professionisti con conoscenze e competenze specifiche e diversificate (dal commercialista all’avvocato, dallo psicologo all’assistente sociale, dall’infermiere al mediatore culturale) che aiutano e affiancano concretamente una famiglia nel lungo e doloroso tragitto della cura del proprio caro.
Questo progetto prende in prestito il concetto di RETE da quello circense in cui lo strumento di protezione deve essere pre-esistente e ben teso, non deve avere fili rotti, deve essere completo e non mancante di alcune parti e soprattutto deve essere elastico e adattarsi a ogni corpo e ad ogni situazione. La Rete rotariana ha quindi come fine quello fornire un aiuto reale e quotidiano, ma non sanitario, ai membri di una famiglia giustamente scompensata dall’infelice diagnosi.
La Famiglia Fragile ha bisogno di un buon supporto per fornire supporto.
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