Cerca

IVREA. Tre imputati per la morte del giovane Tito Traversa

IVREA. Tre imputati per la morte del giovane Tito Traversa

Tito Traversa

Cinque persone erano state iscritte nel registro degli indagati, in tre sono state rinviate a giudizio per la morte di Tito Traversa, il dodicenne campione di arrampicata precipitato da un’altezza di 20 metri lo scorso 2 luglio a Orpierre, in Francia, dopo tre giorni di coma passati in ospedale. Compariranno in Tribunale, per la prima udienza, nel giugno 2017. Per tutti e tre l’accusa è concorso in omicidio colposo. Il pm Francesco La Rosa così come già prima di lui Raffaele Guariniello ha ritenuto potenzialmente responsabili di omicidio colposo sia l’istruttore Nicola Galizia, sia  Carlo Paglioli della Aludesign, l’azienda che ha prodotto i gommini che hanno ceduto provocando la caduta, sia Luca Giammarco, legale rappresentante della Bi-Side, la palestra di Torino che aveva organizzato la gita in Francia. Nel corso delle tre udienze preliminari, gli imputati hanno cercato di alleggerire la propria posizione, respingendo ogni responsabilità. “Voglio soltanto verità e giustizia per mio figlio”, tuona Giovanni Traversa, il papà di Tito. “L’unico interesse del padre di Tito è che si restituisca verità al dramma che li ha travolti”, aveva commentato il suo avvocato Paolo Chicco. “Da troppe parti – aveva aggiunto Chicco – sono stati espressi giudizi improvvisati e disinformati. Abbiamo assoluta fiducia nel lavoro che il procuratore e i suoi esperti hanno svolto e siamo certi che riusciranno a fare piena luce su quanto e successo e sulle rispettive responsabilità”. Duro il commento dell’avvocato Franca Sapone che rappresenta la mamma: “È vergognoso che non ci sia stata l’assunzione di responsabilità da parte di nessuno degli imputati, come se a uccidere Tito fosse stata una tragica fatalità”. Il magistrato torinese ha deciso di iscrivere le tre persone nel registro degli indagati dopo avere ricevuto la relazione della géndarmerie di Gap in Francia, che indaga sull’accaduto, le cui conclusioni coincidono con quelle dei suoi consulenti. Il titolare dell’azienda produttrice dei gommini, che ha sede in Lombardia, è indagato in quanto nella confezione non erano presenti istruzioni per il montaggio. Il responsabile della società B-Side deve rispondere dell’organizzazione della spedizione a Orpierre, dove era in programma la manifestazione sportiva. L’istruttore è chiamato a rendere conto dell’omesso controllo sul corretto montaggio dell’attrezzatura. La ricostruzione In base alle ricostruzioni Tito Traversa, al momento della tragedia, aveva appena concluso la scalata di una parete di 20 metri. Aveva fissato una fune a una decina di moschettoni per intraprendere la discesa, ma otto di questi hanno ceduto facendolo precipitare nel vuoto. Le indagini hanno portato a scoprire che l’attrezzatura, prestatagli da una compagna di squadra, non era stata montata in modo corretto. La fettuccia di sicurezza infatti, anziché ai moschettoni metallici, era ancorata ai soli gommini che servono a evitare che i moschettoni ruotino. Alta Provenza Nell’Alta Provenza l’arrampicata, il cosiddetto free-climbing, è di casa, uno sport che attrae molti appassionati. Il giovane Tito era uno di questi. Era partito da Torino tre giorni prima con il gruppo torinese B-side, del quale faceva parte da tempo. Con i suoi istruttori era andato a Orpierre per partecipare a una gara di arrampicata, una bazzeccola per uno che, a soli 12 anni, aveva già conquistato il titolo sia italiano sia mondiale di arrampicata libera. Quel giorno a Orpierre, però, non utilizzò la sua normale attrezzatura, ma quella prestatagli da una amica. Ed è lì, in quella attrezzatura, che secondo i pm vanno cercate le cause e le responsabilità della tragedia.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori