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06 Ottobre 2015 - 08:32
PALAZZO GIUSIANA
Nessuna colpa nell'incidente in cui perse la vita, il 17 ottobre del 2010, Calogero Baglio. E' questo il succo della testimonianza rilasciata da Renzo Badessa, Carabiniere della Stazione di Rivarolo, l'altra settimana, in aula, nel processo per omicidio colposo a carico del 28enne felettese Riccardo Priolo, che si sta celebrando di fronte al giudice Claudia Maria Colangelo. Quel giorno il giovane, alla guida di una Mercedes, si era scontrato ad un incrocio con la Fiat Punto condotta dal defunto. Secondo le ricostruzioni, eseguite dalle forze dell'ordine, Priolo proveniva da via Chiala, dal centro paese verso Lusigliè. L'altra, invece, sbucando dalla strada laterale, doveva attraversare l'incrocio per immettersi su via Benedetto, ma non si sarebbe arrestata allo stop. Ma, mentre il primo era uscito illeso dalla scontro, l'altro era morto sul colpo per arresto cardiocircolatorio. A nulla erano valsi i soccorsi dell'ambulanza del 118. "Non abbiamo eseguito i rilievi sulla velocità – ha sottolineato il Carabiniere, rispondendo alle domande del Pm Roberta Bianco -, abbiamo invece proceduto all'esame etilometrico e delle sostanze stupefacenti. Siccome la stazione non aveva disponibilità dell'apparecchio e Priolo era intontito, abbiamo optato di portarlo al Pronto Soccorso". Qui, Priolo, che nel processo è difeso dall'avvocato Manuel Peretti, si sarebbe ribellato alla richiesta di eseguire il prelievo del sangue. "Non mi faccio bucare per una cosa così" avrebbe detto. Avrebbe invece accettato di sottoporsi all'esame delle urine. Riempito il campione, però, sarebbe uscito momentaneamente dall'edificio per rientrare qualche istante dopo, e quindi avrebbe consegnato quanto richiesto. "Gli ho fatto presente che avrebbe rischiato guai più grossi, se non si fosse sottoposto" ha aggiunto il testimone. Il processo è stato rinviato al 3 novembre 2015 per sentire i testi della difesa.
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