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29 Gennaio 2015 - 18:43
tribunale
In un momento, Donato Petaggine, 40enne di Rivarossa, s'era visto passare tutta la vita davanti. La pistola del proprio vicino di casa puntata contro. A soli tre metri di distanza. Dritta verso di lui. Poi il rumore del grilletto. Un colpo sordo. Aveva sudato freddo. Se l'era vista davvero brutta. Poi, aveva rigraziato il cielo e quella Beretta calibro 6.35 che nel momento fatidico s'era miracolosamente inceppata. Ora quel vicino di casa, Francesco Trapasso, si trova imputato, presso il tribunale di Ivrea, con l'accusa di minacce gravi.
Martedì scorso Petaggine ha raccontato i fatti accaduti in quella fredda giornata del 29 dicembre 2012. "Trapasso, come tante altre volte, si lamentava perchè parcheggiavo l'auto nel cortile comune – ha riferito, interrogato dal Pubblico Ministero Gianluca Dicorato -. E' accaduto anche quel giorno, quando sono sceso per ritirare la mia macchina nel garage".
Trapasso aveva urlato frasi minacciose dal suo balcone: "zingaro, bastardo, chi ti ha dato il permesso". Non aveva atteso la risposta, sfilandosi direttamente la pistola dalla tasca destra. Per Petaggine erano stati brividi di paura. "Appena ho sentito la pistola incepparsi, ho afferratto una pallina dall'albero di Natale e gliel'ho lanciata contro, per distrarlo. Così sono riuscito a correre via, in garage - ha proseguito la persona offesa, di fronte al giudice Claudia Maria Colangelo -. E quando ho visto che non era più sul balcone sono corso in casa ed ho chiamato i Carabinieri".
L'allora Maresciallo della compagnia di Leinì ha confermato tutto: lo spavento di Petaggine e la presenza di un fucile e della Beretta nella casa del Trapasso, quest'ultima trovata sul comodino della camera da letto.
"Non ho mai capito per quale motivo fosse ostile – ha aggiunto la persona offesa, che aveva sporto denuncia ma non si è costituita parte civile -. Eppure il proprietario, presso cui affittava, mi aveva dato il permesso di usare il cortile. Trapasso poteva far arrivare gente ma non voleva che nessuno intralciasse il passaggio. Una volta mi ha addirittura puntato il fucile contro dicendomi che, se avessi continuato, il giorno dopo non sarei tornato a lavoro..."
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