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20 Dicembre 2025 - 16:12
Piero Marsiaj, l’uomo che ha messo la sicurezza al centro dell’industria
Se ne va a 85 anni Piero Marsiaj, e con lui si chiude una pagina importante dell’industria torinese e italiana, quella scritta da uomini che hanno saputo trasformare il rischio in visione e la necessità in progetto. Parlare di Marsiajsignifica parlare di sicurezza automobilistica quando la sicurezza non era ancora una parola di moda, significa raccontare un imprenditore capace di guardare oltre il perimetro del proprio capannone in un tempo in cui l’orizzonte di molti si fermava al confine provinciale. La sua è la storia di un costruttore di impresa, di un uomo che ha dato forma concreta a un pezzo fondamentale della componentistica piemontese, lasciando un’impronta che va ben oltre i bilanci.
La sua vicenda personale è segnata fin dall’inizio da una prova dura. La morte del padre, quando Piero e Giorgio Marsiaj sono ancora giovani, costringe la famiglia a un cambio di passo improvviso. Piero, maggiore di sette anni, affianca la madre e assume presto responsabilità che non si scelgono ma si affrontano. È in quel momento che matura un carattere fatto di disciplina, organizzazione e attenzione maniacale alla qualità, elementi che diventeranno il filo conduttore di tutta la sua vita imprenditoriale. Non c’è retorica in quel passaggio, ma la consapevolezza che il lavoro è una cosa seria e che l’impresa è prima di tutto una responsabilità.
Nel 1972, insieme al fratello Giorgio, fonda a Moncalieri la Sabelt, un nome che deriva dall’inglese safety belt e che già racconta una visione chiara. In un’Italia che guarda ancora con sospetto alle cinture di sicurezza, Sabelt è la prima azienda a introdurle nel nostro Paese, contribuendo in modo decisivo a innalzare gli standard di protezione e a cambiare la cultura della sicurezza su strada. Non è solo un successo commerciale, ma un passaggio cruciale per l’intero comparto automotive italiano, un primato che farà scuola e che ancora oggi definisce l’identità del marchio.
La crescita dell’azienda è costante e fondata su una convinzione semplice quanto radicale: la sicurezza non ammette compromessi. Dalla produzione per le vetture stradali, Sabelt diventa rapidamente un punto di riferimento anche nel mondo delle competizioni, dove ogni dettaglio può fare la differenza tra la vita e la morte. Le cinture a più punti, le soluzioni tecniche avanzate, l’attenzione al design funzionale portano il marchio piemontese nei rally, poi nei grandi campionati internazionali, fino alla Formula 1. Qui Sabelt si afferma come sinonimo di affidabilità assoluta, scelta da team e costruttori che non possono permettersi errori.

Nel tempo l’azienda amplia il proprio raggio d’azione: sedili sportivi, sistemi di ritenuta per l’infanzia, componenti ad altissima specializzazione. Una crescita che non si ferma all’automotive, ma arriva fino all’aerospazio, con la realizzazione di sistemi di sicurezza destinati anche a missioni orbitali. Un passaggio che racconta meglio di mille slogan la capacità di un’azienda torinese di competere sui palcoscenici tecnologici più avanzati del mondo.
Alla base di tutto c’è la visione internazionale di Piero Marsiaj, tra i primi imprenditori del territorio a credere davvero nell’internazionalizzazione come scelta strutturale. Non una fuga all’estero, ma un’apertura ragionata, fatta di alleanze e di condivisione del know-how. In questa prospettiva si inseriscono le scelte strategiche più delicate, come la cessione della maggioranza di Sabelt al gruppo internazionale TRW, pensata per garantire solidità industriale e futuro all’azienda. A questa si affiancano accordi con grandi realtà straniere come Sumitomo ed Electrolux, partnership che rafforzano filiere, mercati e tecnologie, dimostrando come sia possibile coniugare radicamento locale e scala globale senza snaturare l’identità dell’impresa.
Negli anni successivi la famiglia Marsiaj tornerà ad avere un ruolo centrale nella proprietà e nella guida di Sabelt, accompagnandola in una nuova fase di sviluppo e consolidamento. Il marchio diventa sempre più riconosciuto a livello mondiale, fornendo componenti a case automobilistiche di prestigio e mantenendo un ruolo di primo piano nel motorsport internazionale. Una traiettoria industriale che parla di continuità, coerenza e capacità di adattarsi senza tradire i propri principi.
Il conferimento del titolo di Cavaliere del Lavoro suggella un percorso che resta un riferimento per l’imprenditoria torinese. Piero Marsiaj non è mai stato un imprenditore da palcoscenico, ma uno di quelli che preferiscono il rumore delle officine alle dichiarazioni pubbliche. Chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo schivo, concreto, attento alle persone e consapevole che il vero patrimonio di un’azienda non sono i macchinari, ma le competenze e la dignità del lavoro.
Oggi, con la sua scomparsa, il Piemonte industriale perde uno dei suoi protagonisti più autentici. Restano le aziende che ha contribuito a costruire, restano i prodotti che ogni giorno proteggono vite sulle strade e sui circuiti di tutto il mondo, resta un’idea di impresa fondata su qualità, responsabilità e visione di lungo periodo. I funerali si terranno lunedì 22 dicembre alle 11, a Pino Torinese, nella parrocchia della Santissima Annunziata, con il rosario previsto il giorno precedente alle 17.30. Un saluto che non riguarda solo una famiglia, ma un intero mondo produttivo che in Piero Marsiaj riconosce uno dei suoi costruttori più solidi e silenziosi.
Insomma, non se ne va soltanto un imprenditore. Se ne va un pezzo di storia industriale italiana, fatto di scelte difficili, di visione internazionale e di un’idea di lavoro che oggi, più che mai, merita di essere ricordata.
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