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È morto Antonio Catania, lo storico provveditore che ha segnato la scuola vercellese

Calabrese d’origine, arrivò in Piemonte nel 1973 e divenne provveditore nel 2002

È morto Antonio Catania, lo storico provveditore che ha segnato la scuola vercellese

È morto Antonio Catania, lo storico provveditore che ha segnato la scuola vercellese

La notizia è arrivata oggi: Antonio Catania è morto oggi a 73 anni, figura di riferimento di una stagione lunga mezzo secolo della scuola piemontese.

Era arrivato in Piemonte nel 1973, giovane funzionario calabrese catapultato tra Biellese, Verbano, Novarese e poi nel Vercellese, dove avrebbe lasciato l’impronta più profonda. Dal 2002 era diventato provveditore agli studi di Vercelli, il punto di riferimento per presidi, insegnanti, famiglie: uno di quelli che conoscevano ogni istituto, ogni problema, ogni promessa rimasta a metà.

Per anni ha attraversato una scuola che cambiava pelle, tra riforme, tagli, proteste, rotte che spesso si decidevano altrove. Eppure lui, il provveditore, restava lì: un burocrate nel senso migliore del termine, uno che considerava l'amministrazione una responsabilità civile. Fino al 2017, quando la sua carriera si chiuse a Torino, dopo la reggenza dell’Ufficio scolastico provinciale del capoluogo. Poi il pensionamento: discreto, senza passerelle, come era sempre stato il suo stile.

Negli ultimi anni aveva scelto un’altra strada, solo apparentemente lontana: quella del volontariato. Da presidente dell’Unicef provinciale di Vercelli, aveva rimesso in gioco la stessa idea che aveva guidato la sua vita professionale: mettere al centro i bambini, i loro diritti, le loro fragilità. «Metterò a disposizione la mia storia e il mio impegno», diceva. Era un modo per restare in servizio, anche senza una scrivania pubblica.

Ora che se n’è andato, rimane il vuoto di una figura che apparteneva a un’epoca in cui la scuola e lo Stato, nel bene e nel male, avevano ancora un volto preciso. Antonio Catania, per Vercelli e per chi ha lavorato con lui, quel volto lo aveva dato per quasi cinquant’anni. Una presenza silenziosa, ma determinante, che oggi lascia dietro di sé una memoria fatta di competenza, rigore e un’idea semplice: che l’istruzione è un bene pubblico, non una formalità amministrativa.

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