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Cronaca
12 Ottobre 2025 - 10:43
Rissa al Tribunale di Torino: polizia penitenziaria sventa l’evasione
Ci vuole coraggio, a volte, anche solo per fare il proprio lavoro. E ieri pomeriggio, al Tribunale di Torino, tre agenti della Polizia Penitenziaria lo hanno dimostrato nel modo più concreto: rischiando la pelle per impedire la fuga di un detenuto. L’episodio, avvenuto durante un’udienza, ha scatenato attimi di caos e paura in aula, trasformando un sabato ordinario in un pomeriggio di alta tensione.
Secondo quanto reso noto dal Segretario del Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), Vicente Santilli, tutto è successo in pochi secondi: «Durante un’udienza, un detenuto del carcere ha tentato la fuga, spintonando proditoriamente i componenti la scorta di Polizia Penitenziaria. Nelle fasi concitate, durante le quali i poliziotti hanno bloccato la violenta intemperanza dell’uomo, alcuni agenti sono rimasti feriti.»
La colluttazione, breve ma violenta, ha lasciato sul campo tre agenti contusi, con prognosi comprese tra i due e i sette giorni. Ma, come sottolinea Santilli, si è trattato di un episodio «gravissimo, particolarmente pericoloso e critico perché posto in essere in un luogo esterno al carcere, alla presenza di altre persone, gestito al meglio dalla Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici.»
Il rappresentante sindacale ha poi aggiunto che «aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. È per noi importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. È necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie del Piemonte.»
Il Sappe ha espresso la piena solidarietà ai poliziotti coinvolti, riconoscendo la loro prontezza e professionalità. «Il peggio è stato evitato grazie alla loro grande professionalità. Noi, a voce alta, continueremo imperterriti a chiedere l'intervento da parte dei vertici dell'Amministrazione Penitenziaria affinché intervengano con soluzioni adeguate a tutela e salvaguardia dei poliziotti penitenziari», ha concluso Santilli.
Anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha voluto elogiare pubblicamente gli agenti: «È solamente grazie a loro se è stato possibile sventare la clamorosa fuga all’evaso: la pronta reazione ed il tempestivo intervento degli uomini della Polizia Penitenziaria di scorta hanno infatti permesso di sventare il grave evento. Una cosa grave, che poteva creare ulteriori seri problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti e dei cittadini che in quel momento si trovavano nei pressi del Tribunale di Torino.»
Capece ha poi sottolineato come «la grave vicenda porti alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria.»
Quella di ieri non è solo una storia di cronaca, ma il ritratto di un corpo dello Stato che ogni giorno, spesso in silenzio, si trova a garantire la sicurezza pubblica in condizioni sempre più difficili. Gli agenti feriti rappresentano l’ennesima testimonianza di una realtà fatta di sacrificio e scarsità di risorse, dove la professionalità supplisce alle carenze di un sistema che continua a mostrare crepe profonde.
E mentre in Tribunale torna il silenzio e le pratiche si chiudono nei fascicoli, resta aperta una domanda più grande: fino a quando chi indossa quella divisa dovrà pagare, da solo, il prezzo della sicurezza collettiva?
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