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Cronaca
19 Agosto 2025 - 23:37
Italia sotto assedio del maltempo: un disperso in Sicilia, danni e paura da Nord a Sud
È ancora una volta allarme maltempo in Italia. E, come troppo spesso accade, il Sud paga il prezzo più alto già dalle prime ore. In Sicilia, a Leonforte, in provincia di Enna, il torrente Crisa – normalmente ridotto a un rigagnolo secco o di appena un metro di larghezza, spesso persino coltivato lungo il suo alveo – si è trasformato improvvisamente in una trappola mortale. Due auto sono finite in acqua travolte dalla piena improvvisa, causata da un’autentica bomba d’acqua che ha investito la zona di contrada Noce. Due occupanti sono riusciti a salvarsi arrampicandosi sul tetto delle vetture, poi raggiunti e messi in salvo dai vigili del fuoco, ma una terza persona, secondo le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, risulta ancora dispersa. «L’elicottero dei vigili del fuoco ha dovuto interrompere le operazioni perché non autorizzato al volo notturno, le ricerche proseguono via terra e con i sommozzatori», ha dichiarato il sindaco di Leonforte, Piero Livolsi, con la voce rotta dalla tensione e dalla paura che la tragedia possa trasformarsi in lutto definitivo per la comunità.
La situazione non è destinata a migliorare. La Protezione Civile ha diramato un bollettino che per domani, mercoledì 20 agosto, prevede allerta arancione per Liguria e Lombardia e allerta gialla per Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e per alcuni settori di Friuli Venezia Giulia e Marche. Secondo il meteorologo Lorenzo Tedici, responsabile media de iLMeteo.it, «nelle prossime ore assisteremo all’ultima impennata di temperature su gran parte del Paese. Ma entro pochi giorni le massime caleranno anche di dieci gradi, soprattutto al Nord: dai 40 gradi di queste giornate si passerà a 25 nelle ore centrali». Una variazione drastica che dimostra, ancora una volta, quanto i nostri territori siano ormai ostaggio di un clima sempre più estremo e imprevedibile.
Il maltempo non risparmia nessuno. A Milano, Palazzo Marino ha attivato il Centro operativo comunale della Protezione civile e disposto la chiusura dei parchi per la giornata di domani. Decisione analoga a Bergamo, dove giardini e aree verdi resteranno off-limits per motivi di sicurezza. Che il rischio sia concreto lo dimostra un episodio accaduto nel pomeriggio: un grosso ramo si è staccato improvvisamente nei pressi dell’Arena e del Parco Sempione, centrando in pieno una vettura Van con targa slovena. All’interno tre persone, tra cui il conducente, che per fortuna sono rimaste illese nonostante il violento impatto. Un incidente che fotografa perfettamente la fragilità delle nostre città di fronte a eventi atmosferici sempre più violenti e imprevedibili.
Ad Arezzo, in appena tre giorni, si sono abbattuti tre violenti nubifragi. Strade e sottopassi sono stati trasformati in fiumi in piena, la viabilità è andata in tilt e i cittadini si sono ritrovati ancora una volta intrappolati nelle proprie case o costretti a muoversi tra allagamenti e disagi. Non è andata meglio a Perugia, dove un temporale con pioggia, fulmini e raffiche di vento ha provocato la caduta di diversi alberi sulla carreggiata nord del raccordo autostradale Perugia–Bettolle, bloccando il traffico e mettendo in difficoltà gli automobilisti.
Nel frattempo, in Sardegna, il maltempo ha messo in ginocchio le campagne del Cagliaritano. Nei territori di Monastir, Pimentel, Barrali, Senorbì e in tutta l’area vasta di Cagliari, le piogge torrenziali e le grandinate hanno devastato colture e foraggi, ma anche strutture aziendali. I più colpiti sono stati vigneti e oliveti, comprese numerose produzioni biologiche, con danni stimati già in milioni di euro. La denuncia di Coldiretti è durissima: «In poche ore interi filari sono stati abbattuti o danneggiati in modo irreversibile». Per agricoltori e allevatori si prospetta una stagione compromessa, con pesanti ripercussioni economiche e sociali.
E ancora una volta si torna a parlare di vulnerabilità del territorio e di mancanza di prevenzione. In Italia, infatti, il rischio idrogeologico riguarda oltre il 90% dei comuni, e i dati ricordano che sei milioni di persone vivono in aree a rischio di alluvione. Ogni evento estremo, che sia una bomba d’acqua o una grandinata improvvisa, non fa altro che riportare a galla l’assenza di una strategia nazionale di lungo respiro. Gli allarmi della comunità scientifica e le denunce delle associazioni ambientaliste si accumulano da anni, ma la risposta resta spesso emergenziale: si interviene dopo, quando i danni sono già compiuti, quando vite umane sono state spezzate e interi settori economici sono stati travolti.
Il contrasto tra le ondate di calore che portano le temperature a sfiorare i 40 gradi e i nubifragi che distruggono in poche ore ciò che resta delle coltivazioni è il segno tangibile di un Paese in balia degli effetti del cambiamento climatico. Una terra fragile, segnata dall’incuria e dall’abusivismo edilizio, con fiumi tombati, argini mai messi in sicurezza e città che crescono senza pianificazione. Non è un caso che un torrente come il Crisa, che per la maggior parte dell’anno resta secco o coltivato, sia diventato in pochi minuti una furia d’acqua capace di trascinare auto e persone.
Insomma, l’Italia si ritrova ancora una volta a fare i conti con un’estate estrema, sospesa tra caldo torrido e piogge devastanti. Una stagione che ricorda a tutti quanto la natura stia cambiando e quanto urgente sia una politica capace di affrontare le emergenze non solo a colpi di bollettini e allerte, ma con una vera strategia di prevenzione e adattamento. Perché il futuro, altrimenti, rischia di essere fatto soltanto di allarmi, conti dei danni e cronache di tragedie annunciate.
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