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08 Marzo 2025 - 16:24
Vernice contro la Leonardo: protesta dell’8 marzo contro l’industria bellica
Il presidio davanti agli stabilimenti di Leonardo a Torino, organizzato da Non una di meno e da collettivi trans femministi e studenteschi in occasione della Giornata internazionale della donna, ha preso una piega più accesa questa mattina con il lancio di uova riempite di vernice contro il cordone delle forze dell’ordine, schierate a protezione dell’ingresso dell’azienda. Il messaggio della protesta è stato chiaro: la multinazionale italiana della difesa e dell’aerospazio è accusata di essere "complice del genocidio in Palestina".
Gli attivisti, circa un centinaio, hanno scandito slogan e mostrato striscioni contro l’industria bellica e il suo ruolo nei conflitti internazionali. Nel mirino non solo Leonardo, ma anche la vicina Thales, altro colosso del settore della difesa e dell’elettronica militare. Durante la manifestazione, i partecipanti hanno ribadito che "la guerra è la massima espressione della società patriarcale", sottolineando il legame tra militarismo, violenza di genere e sfruttamento globale.
Ma cos’è Leonardo e perché è finita nel mirino della protesta? Ex Finmeccanica, Leonardo S.p.A. è una delle più grandi aziende italiane attive nel settore dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa. Con oltre 50.000 dipendenti in tutto il mondo e un fatturato che supera i 14 miliardi di euro, la società ha il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano come azionista di maggioranza, detenendo circa il 30% delle quote. L’azienda è leader nella produzione di elicotteri, velivoli militari, sistemi di difesa, radar e tecnologie per la cyber security, con contratti con governi e forze armate di numerosi Paesi. Leonardo è anche un fornitore della NATO e partecipa a progetti internazionali nel settore della sicurezza e dell’intelligence.
La contestazione odierna si inserisce in un dibattito più ampio sulle forniture di armi italiane e sul ruolo dell’industria bellica nel sostegno a conflitti internazionali. Gli attivisti di Non una di meno e dei collettivi femministi hanno puntato il dito contro la vendita di armamenti e tecnologie da parte di Leonardo a Paesi coinvolti in guerre e repressioni, tra cui Israele. Sebbene l’azienda non venda direttamente armi all’esercito israeliano, la sua partecipazione a progetti internazionali e alle filiere di produzione militare la renderebbe, secondo i manifestanti, parte del meccanismo che alimenta il conflitto in Palestina.
Il presidio si è svolto sotto l’occhio attento delle forze dell’ordine in assetto antisommossa, pronte a intervenire per evitare che la manifestazione degenerasse. Il lancio di uova con vernice ha rappresentato il momento più teso della protesta, ma non si sono registrati fermi o incidenti gravi. La mobilitazione si inserisce in una più ampia serie di iniziative dell’8 marzo, che quest’anno ha visto azioni mirate contro il militarismo, la violenza di genere e il capitalismo patriarcale. Anche in altre città italiane si sono svolte manifestazioni simili, con presidi davanti a fabbriche e sedi istituzionali legate all’industria bellica.
Al momento, né Leonardo né Thales hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla protesta. Resta il fatto che il dibattito sulle responsabilità dell’industria delle armi nei conflitti globali continua ad accendere le piazze, e la manifestazione di Torino ne è stata solo l’ennesima dimostrazione.
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