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Cronaca

Brutale pestaggio. Donna sbattuta contro il termosifone e picchiata dall’ex compagno.

Fratture e trauma facciale per la donna, già vittima di violenze in passato. L’aggressore denunciato a piede libero. La Procura di Ivrea attiva il codice rosso

Ciriè: Violenza Domestica, Donna Pestata dall'Ex Compagno, Denunciato a Piede Libero

Un'aggressione di inaudita violenza. Succede a Ciriè dove una donna di 50 anni è stata brutalmente picchiata dall’ex compagno, riportando gravi ferite che richiederanno almeno un mese di cure.

La vittima è ancora ricoverata in ospedale, con fratture a più costole, un trauma facciale e lividi estesi sul corpo. Un bollettino medico che parla da solo, testimoniando la gravità della violenza subita.

Il codice rosso è stato attivato immediatamente dalla Procura di Ivrea, che ha avviato le indagini sull’accaduto.

L’uomo è stato denunciato a piede libero, una decisione che lascia perplessi molti, soprattutto alla luce dei precedenti episodi di violenza che avevano già caratterizzato la relazione. Nonostante le denunce pregresse, l’aggressore ha potuto avvicinarsi alla donna, culminando in un episodio che poteva avere conseguenze ancora più drammatiche.

L'aggressione, ricostruita nei dettagli dalla vittima, ha dell’incredibile. Dopo l’ennesima lite, scoppiata probabilmente per motivi di gelosia, l’uomo ha perso ogni controllo. Secondo quanto dichiarato dalla donna ai carabinieri e ai medici del pronto soccorso di Ciriè, l’aggressore le avrebbe sbattuto la testa contro un termosifone, continuando poi a colpirla selvaggiamente anche quando era a terra, inerme. Una scena agghiacciante, che lascia spazio a una sola domanda: perché questa donna non è stata protetta prima?

massacrata di botte

Non si tratta di un episodio isolato. La donna aveva già subito violenze in passato e, dopo mesi di soprusi, aveva deciso di lasciare l’uomo e trasferirsi in un’altra abitazione. Un gesto coraggioso che, però, non è bastato a fermare la furia dell’ex compagno. La spirale di violenza è proseguita fino a raggiungere questo tragico culmine, riaccendendo i riflettori su un fenomeno purtroppo sempre più frequente: la violenza di genere.

Le denunce, però, non sono sempre sufficienti. In Italia, come dimostra anche il caso di Ciriè, i protocolli esistenti per la protezione delle vittime spesso si rivelano insufficienti. Le associazioni che operano sul territorio denunciano da tempo la difficoltà di mettere in sicurezza le donne che trovano il coraggio di allontanarsi dai propri aguzzini. “Non bastano le leggi se non ci sono strumenti concreti per applicarle,” ribadiscono da un centro antiviolenza della zona.

Mentre la donna affronta un difficile percorso di guarigione, fisica e psicologica, l’aggressore è ancora in libertà.

Le autorità stanno valutando ulteriori misure restrittive, tra cui il divieto di avvicinamento e l’eventuale uso di un braccialetto elettronico per monitorarne i movimenti. Misure che, se fossero state applicate in tempo, avrebbero potuto evitare l’ennesima tragedia annunciata.

A Ciriè, intanto, ci si interroga su come un uomo con precedenti violenti possa aver agito indisturbato.

“Serve più coraggio da parte delle istituzioni,” ha dichiarato un'amicadella vittima.

Le associazioni che si occupano di violenza sulla donne da tempo chiedono maggiore prevenzione e fondi adeguati per sostenere le vittime, sottolineando che episodi come questo non sono casi isolati, ma il sintomo di un problema sociale più ampio.

Nel 2024, i casi di violenza di genere in Italia sono aumentati, nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’entrata in vigore di leggi più severe.

Il codice rosso, pur essendo uno strumento importante, non sempre garantisce la protezione immediata delle vittime. La burocrazia e la lentezza delle procedure spesso lasciano le donne sole, in balia dei loro carnefici.

Questa vicenda, però, deve servire da monito.

Non basta denunciare: è necessario che le autorità intervengano con rapidità ed efficacia. 

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