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Cronaca
05 Aprile 2023 - 00:50
Artem Uss
Ora spetta alla Procura di Milano, che indaga ipotizzando un intervento dei servizi segreti russi, cercare di individuare quelle "persone forti e affidabili", come lui stesso le ha definite, che hanno aiutato Artem Uss nella fuga. Intanto, l'imprenditore 40enne, evaso dai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, quasi due settimane fa, il giorno dopo che la Corte d'Appello aveva dato l'ok all'estradizione chiesta dagli Usa, è ricomparso in Russia.
Senza troppa sorpresa per gli inquirenti già convinti che fosse perlomeno all'estero. L'uomo d'affari, figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk, molto vicino a Putin, ha affidato all'agenzia di Stato russa Ria Novosti parole che suonano come una beffa in una vicenda che ha tanti lati oscuri, ma che sicuramente ha pagato sottovalutazioni, ritardi ed errori.
"Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!", ha detto il 40enne, pure titolare di quote societarie in un albergo in Sardegna. E ancora: "La Corte italiana sulla cui imparzialità all'inizio contavo, ha dimostrato la sua chiara faziosità politica. Sfortunatamente, è anche pronta a piegarsi sotto la pressione delle autorità americane".
Vladimir Putin
In realtà, dopo l'arresto a Malpensa il 17 ottobre su mandato dell'autorità di New York, Uss ai primi di dicembre ha ottenuto i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento affittato per l'occasione, mentre la Procura generale era contraria e il dipartimento di Giustizia americano aveva messo in guardia sul fatto che potesse scappare.
Sempre a Basiglio la famiglia Uss per oltre 1,5 milioni di euro ha acquistato una ex cascina (pare che fosse in Italia per questo affare). Nel frattempo, sono passati mesi prima che l'Ufficio affari internazionali della Procura eseguisse il sequestro (il 13 marzo), richiesto dagli Stati Uniti, dei suoi due telefoni e delle carte di credito.
In tanti, compresa la sorella, erano autorizzati a fargli visita. Infine, il 21 marzo, dopo cinque mesi, la quinta penale d'appello ha dato il via libera all'estradizione (la difesa domani depositerà ricorso in Cassazione) per due delle quattro accuse contestate dagli americani: frode bancaria e violazione dell'embargo sul petrolio venezuelano.
Mancavano le prove, invece, sull'imputazione più delicata: il traffico di materiale militare 'dual use' dagli Usa alla Russia nella prima fase della guerra in Ucraina. Il 22 marzo, verso le 14, il 40enne è uscito di casa, è salito a bordo di un'auto guidata da un complice ed è svanito nel nulla.
L'allarme del braccialetto ha suonato, ma quando le forze dell'ordine sono arrivate di lui non c'era traccia. Ora le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, proseguono, riscontro dopo riscontro, per individuare la batteria operativa: almeno quattro persone dell'Est Europa hanno permesso ad Uss di uscire dalla frontiera ad est, cambiando più auto.
Per arrivare in Russia, passando probabilmente per Slovenia e Serbia e forse grazie a qualche volo. Sopra di loro un secondo livello, persone "infiltrate", che hanno gestito quel blitz chirurgico, anche se Uss era in misura cautelare in Italia e interessava tanto agli Usa.
"Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss", aveva detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. E la Russia aveva inoltrato ai giudici pure un mandato d'arresto per riaverlo, sulla base di una non meglio precisata accusa di riciclaggio.
Ora è stato revocato e "le misure di restrizione" sono state "modificate in restrizioni di viaggio". Altre parole che suonano come beffa. Dai magistrati milanesi, che più volte in questi giorni hanno incontrato autorità statunitensi, in linea teorica potrebbe arrivare fino in Russia un'ordinanza sull'evasione con richiesta di estradizione, ma sarebbe chiaramente ormai inutile.
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