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Aumentano i contagi tra gli infermieri. Caos di percorsi nell'Asl To4

Aumentano i contagi tra gli infermieri. Caos di percorsi nell'Asl To4

Nelle ultime 72 ore (dati dell’Istituto Superiore Sanità), si è registrato un aumento di oltre 6mila operatori sanitari infettati, ovvero oltre 5 mila infermieri in soli tre giorni.

Cosa sta accadendo? Perché gli operatori sanitari si contagiano alla velocità della luce, e con un ritmo decisamente diverso e nettamente superiore rispetto a quello con cui si infettano gli altri cittadini?  Colpa solo della virulenza della nuova variante?

Se n'è occupato il sindacato Nursing Up che nei giorni scorsi ha riflettuto sulle reali condizioni di sicurezza in cui stanno operando gli infermieri. Per non parlare poi del fallace sistema degli screening, legati sia ai tamponi che alle misurazioni anticorpali, queste ultime sporadiche, talvolta quasi inesistenti. Il quadro che ne emerge è davvero desolante, perché si registra di fondo la mancanza di un piano sinergico di coordinamento da parte del Ministero della Salute e tutto è affidato ancora una volta alla molto discutibile discrezionalità delle aziende sanitarie.

Abbiamo dato corso a nuove indagini interne, Regione per Regione, per comprendere cosa accade all’interno dei nostri ospedali. I primi responsi, attraverso le testimonianze dirette dei nostri colleghi, dei soldati in prima linea impegnati nella nuova battaglia contro la quarta ondata, è a dir poco preoccupante.

"In un gran numero di ospedali italiani, gli infermieri positivi ad un tampone rapido, continuano a lavorare per almeno 48 ore, ovvero fino all’esito dell’ulteriore verifica del molecolare che viene effettuato successivamente all’antigenico  - commenta preoccupato e indignato Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up -  Registriamo preoccupanti situazioni come quelle del Piemonte dove i tamponi vengono effettuati senza una precisa cadenza di tempo, talvolta solo se sono gli infermieri a chiederli, oppure se esistono sintomi che richiamano ad una possibile infezione. Senza dimenticare che il tampone rapido, è scientificamente dimostrato, rispetto ad Omicron ha alte possibilità di fornire risultati erronei. E cosa accade, allora, se un un infermiere sottoposto a tre somministrazioni dovesse risultare inconsapevolmente contagiato ma asintomatico, negativo, per errore, al tampone rapido (e quindi non sottoposto a quello di conferma molecolare), continuasse a lavorare per giorni e giorni?"

Nell'inchiesta del Nursing si scopre che all'Asl To5 i tamponi non vengono effettuati regolarmente. All'Aqu di Novara il  tampone rapido antigenico di sorveglianza si fa solo ogni 30 giorni, quello molecolare olo se viene fatta una segnalazione di contatto stretto con un contagiato. Una volta che l’operatore risulta negativo, continua a lavorare senza altri controlli successivi ravvicinati. All'Asl To3 la sorveglianza attiva è affidata a tamponi rapidi, con tutti i rischi che ne conseguono. Infine all'Asl To4 il problema principale è strutturale, con la questione di percorsi non idonei. Un solo corridoio dove passano infetti e non infetti. Persone potenzialmente infette stazionano con persone sane ogni giorno in numerose strutture ospedaliere.

La conclusione di Antonio De Palma è emblematica.

«Gli infermieri - commenta - vogliono al più presto chiarimenti su quella che si presenta come una situazione paradossale e pericolosa. Certo è che al nostro sindacato arrivano sempre più sollecitazioni ad intervenire sulle aziende sanitarie. Molti ci chiedono se questi enti ed ospedali, con il “superficiale andazzo” dei tamponi rapidi, non si siano adagiati, tenendo un occhio socchiuso nella gestione di situazioni a prova di bomba. Per come la vediamo noi, “il gioco del vedi e non vedi” non può funzionare. Non in questo momento, con in ballo la salute degli infermieri e dei cittadini. Non vogliamo certo accogliere i timori di alcuni colleghi, nemmeno per mera ipotesi, secondo i quali i tamponi rapidi potrebbero addirittura far comodo agli enti interessati, dal momento che permettono in ogni caso, positivi o negativi che risultino gli operatori sanitari coinvolti, di garantire la continuità dei turni almeno fino al risultato del successivo test molecolare, che però non arriva prima di ulteriori 48-72 ore»

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