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09 Maggio 2018 - 15:01
Aveva sgozzato, con l’aiuto di un complice, una povera donna di 70 anni, Teresa Pagliero, per 200mila lire, qualche orologio e pochi gioielli.
Era il 6 febbraio del 1996 quando Giuliano Ventrice, allora 21enne, e il suo “compare”, Giovanni Misceo, all’epoca dei fatti 19enne, entrarono nella villetta della donna.
E ora, a distanza di 22 lunghi anni da quei macabri fatti, Ventrice vorrebbe riavvicinarsi alla sua Cirié.
“Vorrei essere più vicino ai miei nipoti e alla mia famiglia”, aveva scritto sulla rivista “Ristretti Orizzonti”.
E quell’auspicio è diventato realtà in questi mesi di latitanza, visto che il 43enne era evaso dal carcere di Padova il 28 gennaio scorso, non rientrando da un permesso ottenuto perché in regime di semilibertà.
Da quel giorno, Ventrice è stato cercato in ogni parte d’Italia, fino a quando non l’hanno trovato a Bruino, a casa di amici.
“Dal Piemonte vengo poi trasferito in Valle D’Aosta, e poi in Lombardia e poi ancora in Toscana, Sicilia, Campania. Sono stato anche per un anno e mezzo nel carcere della Favignana, posto bellissimo per chi ci va da turista. Mia sorella con i suoi figli fin quando sono stato detenuto in Piemonte riusciva, lavoro permettendo, a venire a trovarmi, ma da quando cominciano a trasferirmi per motivi punitivi, lei e suo marito non possono permettersi di seguirmi. È così che l’affettività se ne va a farsi distruggere dal tempo e dalle incomprensibili decisioni di chi ci trasferisce da un carcere all’altro”, continuava nella sua lunga lettera.
L’arresto a Bruino è stato compiuto dai carabinieri di Padova e Moncalieri. Oltre alle manette ai polsi, all'evaso è stato notificato un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura di Palermo, visto che deve scontare 3 anni, 6 mesi e 2 giorni di reclusione per un cumulo pene per vari reati, tra i quali anche l’omicidio commesso a Ciriè. Quella volta venne condannato a 27 anni di carcere. Il suo complice, Giovanni Misceo, ne prese 20.
I carabinieri hanno anche denunciato, per favoreggiamento, due piemontesi e una padovana, che lo hanno aiutato in questi mesi.
Proprio il legame con la donna veneta ha permesso ai carabinieri di scovare interessanti dettagli, dando una svolta all'indagine, su alcuni colpi di pistola esplosi il 21 gennaio scorso a Padova, all'ingresso del ristorante "Cà Sana”.
A Ventrice è stata subito tolta la semilibertà.
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